24. Emily

153 11 3
                                    

«Mary piano, mi stai facendo male.» «Perdonami tesoro, ma chi bella vuole apparire un po' deve soffrire.» Continuò a pettinarmi le lunghe ciocche di capelli che mi ricadevano sulla schiena bagnati. Ero appena uscita dalla doccia quando Mary si era offerta di acconciarmi e truccarmi per il ballo d'inverno. «Se continui a tirare così, ci andrò pelata al ballo.» «Non essere esagerata, ho finito.» Posò la spazzola sul letto e tirai un respiro di sollievo. «Ora dobbiamo asciugarli e acconciarli. » Mi lasciai andare sullo schienale della sedia. «Non vedo l'ora.» Scoppiai a ridere vedendo l'espressione severa della mia coinquilina riflessa nello specchio e mi portai una mano alla bocca quando la vidi incrociare le braccia al petto. «Puoi sempre preparati da sola visto che non apprezzi il mio aiuto, sai?» «Nono, lo apprezzo tantissimo invece.» Mi alzai dalla sedia sorridendo e le baciai la guancia. «Sei la miglior amica del mondo.» «Lo so, lo so. Ora smettila di fare la ruffiana e torna a sederti. Abbiamo parecchio lavoro da fare qui.» Finalmente rilassò quella sua espressione imbronciata e mi rivolse uno dei suoi sorrisi calorosi. Mi allontanò con un leggero buffetto sul sedere e mi riaccomodai sulla sedia davanti allo specchio. Iniziò a tamponarmi i capelli con un asciugamano, dopodiché me li asciugò con il phon creandomi assieme alla spazzola delle onde morbide. Subito dopo passò al make-up; truccò i miei occhi creando uno smokey eyes sui toni del nero e del blu, mi applicò il mascara per poi passare alla base, infine mi mise un rossetto nude glossato che mi fece risultare le labbra più carnose. Quando finalmente Mary sciolse le due ciocche che precedentemente aveva fermato con delle mollette ai lati della mia testa, vedi il look completato. Non ero per niente abituata a vedermi con tutto quel trucco, non mi ero mai neanche preoccupata di comprarne così tanti se non lo stretto necessario, ma quando vidi la mia figura riflessa nello specchio rimasi senza parole. Assieme al vestito sembravo davvero una principessa. Vestita così, il soprannome che Alan era tanto ostinato a darmi, mi si addiceva davvero.

Un'ora più tardi io e Mary eravamo nella palestra universitaria che per quell'occasione era stata addobbata alla perfezione: la rete da pallavolo era stata smontata e le luci erano state abbassate quasi completamente, le finestre oscurate grazie a della stoffa azzurro chiaro ricordavano le lunghe distese di ghiaccio, dal soffitto pendevano fiocchi di neve di tutte le dimensioni abbelliti con delle piccole gemme di cristallo che al contatto con i faretti creavano un gioco di luci per tutta la stanza. Era stato persino montato un palcoscenico sulla quale erano già stati preparati gli strumenti per la band che avrebbe dovuto suonare quella sera per la prima parte del ballo, dopodiché sarebbe arrivato un dj. Tutto attorno al campo, creando così la pista da ballo, era pieno di tavoli dalla forma rotonda, anch'essi decorati con tovaglie sui toni dell'azzurro e del bianco, illuminati dalle candele poste a centrotavola. Tutto era stato curato così tanto dei minimi dettagli che mi riportò alla mente quando da piccola visitavo il villaggi di Babbo Natale con la mia famiglia. Persa nei ricordi, venni riportata alla realtà solo all'arrivo di Kyle che mi salutò dopo aver abbracciato la sua ragazza. «Ciao Kyle, stai davvero bene con questo completo. La cravatta si abbina perfettamente al vestito di Mary.» «Grazie, stai molto bene anche tu. La cravatta l'ha scelta lei ovviamente.» Sorrise alla sua fidanzata per poi lasciarle un tenero bacio sulle labbra. A quella vista il mio stomaco si strinse in una morsa, portando a galla tutti i momenti nei quali le mie labbra si erano scontrate con quelle di Alan e di quando i nostri corpi erano talmente vicini da sembrare una cosa sola, da sentire i nostri battiti del cuore all'unisono. Nonostante volessi essere forte e prendermi il mio tempo, Alan mi mancava. Qualche istante dopo vidi Mary e Kyle allontanarsi e dirigersi verso lo stand allestito per le foto, probabilmente mi aveva anche avvisata, ma io non me ne resi conto. Ero troppo persa nei miei pensieri. Rimasi sola in mezzo alla pista ad osservare le altre coppie in fila, li guadai abbracciarsi e sorridere all'obbiettivo fin quando qualcuno non spalancò le porte d'ingresso della palestra e attirò la mia attenzione come un magnete. Alan fece capolino nella stanza nel suo completo elegante total black che gli fasciava perfettamente il corpo muscoloso, le persone attorno a lui scomparvero dal mio campo visivo e mi concentrai solo sul ragazzo che camminava nella mia discrezione. Quella sera non aveva lasciato che i capelli gli ricadessero sulla fronte come suo solito, li aveva tirati indietro e fissati con gel in modo che risultassero più in ordine, ma soprattutto, che gli risaltassero gli occhi color oceano. A differenza di tutti gli altri ragazzi all'interno della stanza, non aveva le sembianze di un principe azzurro dolce e gentile, sembrava più un cavaliere oscuro pronto a portarti via l'anima e a consumarla. A farla sua. Era questo l'effetto che Alan Keller faceva su di me: svuotava i miei polmoni dell'aria di cui avevano bisogno, mi faceva battere il cuore talmente forte da avere l'impressione di star per uscire dal petto e infine mi faceva affogare nelle sue iridi tenendomi incatenata a lui. Mi accorsi in quell'istante che non sarei più riuscita a scappare. Se prima pensavo di amarlo, quel giorno ne ebbi la conferma. «Wow, oggi sei davvero una principessa.» Alan mi si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia. Inalai il suo profumo fresco e chiusi gli occhi godendomi quel lieve contatto. «Grazie. Stai molto bene anche tu.» Gli sorrisi. Si allontanò da me di un passo e mi osservò attentamente da testa a piedi. «L'ho già detto che sei bellissima? La più bella qui dentro.» «Ma sei appena arrivato, non le hai neanche viste le altre ragazze.» Mi scappò una risata. Mi afferrò una mano e mi fece fare una giravolta su me stessa. «Non ho bisogno di guardare anche le altre per costatare che sei la più bella in questa stanza. E nel mondo.» Incastrò lo sguardo col mio e le mie guance avvamparono intensificando il colorito del blush sulle mie guance. «Smettila.» Mi guardai in giro per evitare che notasse il mio imbarazzo. «Ho visto che guardavi in direzione dello stand delle foto prima che arrivassi, vuoi farle?» «Io e te, intendi?» Annuì accarezzandomi il dorso della mano col pollice. «Esatto, io e te.» «D'accordo, andiamo.» Ci dirigemmo in direzione della fila di coppie creata davanti allo stand e attendemmo il nostro turno. Quando ci posizionammo davanti all'obbiettivo Alan si sedette su uno sgabello rialzato e mi invitò a sedermi sulle sue gambe cingendomi la vita con un braccio. «Rilassati, è solo una foto.» Mi sussurrò ad alcuni centimetri dall'orecchio. Il mio corpo si rilassò in pochi istanti e mi lasciai cadere sulle sue gambe toniche. Sentì la sua mano avvolgermi la pancia e stringermi a se facendo aderire i nostri corpi. «Bene ragazzi, sorridete.» Alzai gli angoli della mia bocca fino a formare un sorriso e guadai un punto fisso davanti a me e qualche istante dopo una luce accecante mi fece chiudere gli occhi. Pregai che fosse uscita bene. Stare così vicina ad Alan in pubblico mi rendeva nervosa, non ero abituata ad avare gli occhi addosso, soprattutto non ero abituata a farmi vedere in pubblico con lui. Se era strano per me, non volevo immaginare per le persone che stavano guardando seduti su quello sgabello. «Ne facciamo un'altra, sorridete di nuovo.» Presi un bel respiro e mi rimisi in posa, ma prima che il fotografo premesse il pulsante, sentì improvvisamente freddo all'altezza dell'ombelico. La mano che precedentemente era posizionata li, ora era sulla mia guancia; Alan mi fece voltare nella sua direzione e posò la bocca sulla mia. Quando la luce ci invase nuovamente lo sentì sorridere sulle mie labbra e in quel momento mi sciolsi del tutto. Rilassai le spalle e mi lasciai trasportare dal sapore mentolato misto al vino che gli invadeva il palato, infilò la mano libera tra i miei capelli e li strinse leggermente nel pugno per avvicinarmi di più a se e intensificare il bacio. Le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi l'una con l'altra, il suono della musica divenne ovattato e davvero in quel momento eravamo solo io e lui. Qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce spazientito, Alan si staccò da me con un ringhio di frustrazione e si girò a guardare la persona che ci aveva interrotto. Riaprì gli occhi e portai anch'io la mia attenzione sulla coppia; una ragazza fasciata in un vestito rosso fuoco, dai capelli lunghi e color platino furono la prima cosa che vidi e mi bastò per riconoscerla. Taylor era a braccetto con Ethan proprio a qualche passo da noi, ci scrutava da testa a piedi con fare altezzoso, ma ciò ma mi fece rabbrividire fu lo sguardo del ragazzo al suo fianco. «Qual'è il problema? Avete fretta?» Chiese Alan stringendomi a lui ancor di più, quasi avesse paura che qualcuno mi portasse via dalle sue ginocchia. «State creando la fila, non vorrei passare tutta la serata qui.» Disse Taylor con voce acuta per sovrastare la musica. «Prenditi una stanza se hai intenzione di scoparti questa puttanella.» Pronunciò freddo Ethan. Sentì il corpo di Alan irrigidirsi sotto al mio, mi fece rimette in piedi e si diresse in una sola falcata in direzione di quello che fino a qualche settimana prima, era il suo migliore amico. Arrivò così vicino che per poco i loro nasi non si sfiorarono. «Prova a ripeterlo ora che sono più vicino.» Le vene del collo di Alan iniziarono a gonfiarsi e a pulsare, mentre Ethan indietreggiò di un passo. «Alan, non fa niente, andiamo.» Lo afferrai per il polso e cercai di allontanarlo dall'altro ragazzo. L'angolo sinistro della bocco di Ethan si alzò in un sorriso beffardo e si voltò nella mia direzione. «Guarda come lo difendi, sei diventata la sua piccola cagna.» A quel punto sentí il braccio di Alan  liberarsi dalla mia presa, lo afferrò per il colletto della camicia e lo scaraventò contro la parete più vicina. «Ascoltami bene. Non so a che gioco tu stia giocando, non mi interessa nemmeno, ma avvicinati un'altra volta a lei, prova anche solo a parlarle e io ti faccio saltare ogni singolo dente che ti ritrovi in bocca. Ci siamo capiti?» Ethan rimase immobile senza dire una parola, come del resto io e le altre persone attorno a noi. «Bravo!» Lasciò la presa sul tessuto e glielo lisciò con un sorriso soddisfatto. «Ora possiamo andare.» Mi afferrò la mano e mi trascinò lontano dallo stand. «Stai bene?» Mi chiese una volta arrivati in un luogo appartato. «Sto bene, grazie.» Accennai un sorriso e mi lasciai accarezzare la guancia dai suoi polpastrelli ruvidi. «Sei così bella, cazzo. Non sai che voglia ho di baciarti.» «L'hai già fatto.» Gli sorrisi nuovamente. «Non mi è bastato, non mi basta mai.» Le sue labbra tornarono a toccare le mie in un'attimo, le sue mani iniziarono a perlustrare ogni centimetro del mio corpo con fare urgente, cercando di ripiegare il tessuto del vestito e palpandomi le cosce. Schiacciò il mio corpo tra il suo e la parete e continuò a far danzare le nostre lingue. «Voglio sentire il tuo sapere Emily. Ti voglio ora.» Quando le sue dita arrivarono alle mie mutandine, iniziò a massaggiarmi il mio punto più sensibile al di sopra del tessuto umido mozzandomi il fiato. «Ti voglio anch'io, ma...» Mi scappò un gemito. «...oddio.» «"Ma" cosa, Emy? Vuoi che mi fermi?» Ripiegai la testa all'indietro mordendomi il labbro inferiore. «No, non fermarti. Ti voglio.» I movimenti circolatori iniziarono a farsi più intensi, proprio come le ondate di piacere che stavo percependo nel basso ventre. Mi sentì le gambe cedere, ma non mi bastava, volevo di più. «Più veloce...» Mi aggrappai al polso del ragazzo davanti a me e gli premetti il palmo ancora più vicino alla mia intimità, assecondano i movimenti col bacino. «Cazzo come sei bella. Lo sei ancor di più quando godi.» Mi lasciò baci umidi su tutto il collo, fin quando non sentì le mie gambe tremare e il mio respiro farsi più veloce. Mi tappò la bocca con la mano libera e continuò a massaggiarmi con movimenti più lenti in modo da poter accompagnare il mio orgasmo fino alla fine. Quando sfumò il detto appoggiai la testa sulla sua spalla e ripreso fiato. «Questo é solo l'inizio serata, lo sai vero?» Percepì il suo sorriso allargarsi sulla mia guancia. «Mi stai consumando.» Sentenziai riportando lo sguardo sul suo viso. Sembrava così rilassato, come se quello che aveva appena avuto un orgasmo fosse lui. Aveva gli occhi luminosi, la ruga in mezzo alle sopracciglia era sparita. «Sei già stanca?» Rise accarezzandomi i capelli. «No, ma forse dovremmo fermarci qui.» Iniziai a giocherellare con un ciuffo di capelli che era sfuggito al gel. «Ma come? Mi lasci col cazzo il tiro?» Gli dieti un colpetto sul petto. «Sto scherzando, va bene fermarci.» Annuì. «Grazie.» «Non c'è di che.» Si allontanò da me di qualche passo e mi porse una mano. «Mi concedi un ballo, principessa?» Sorrisi sistemando il vestito lungo le mie gambe. «Certo, con molto piacere.» La afferrai e lo seguì verso la pista colma di studenti. Il dj, che aveva oramai sostituito la banda di inizio serata fece suonare un lento. «Che tempismo.» Disse Alan cingendomi la vita. Feci lo stesso portando le mie braccia attorno al suo collo e mi avvicinai al suo corpo. Iniziammo ad ondeggiare a tempo di musica, guardandoci negli occhi con una tale intensità da farmi battere il cuore a mille. Forse non era un principe azzurro, non era perfetto, ma era una tempesta di emozioni che arrivava all'improvviso e ti travolgeva. Era il mio cavaliere oscuro.

Lost in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora