Nuovi pericoli - Capitolo 1

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Piemonte, Regno di Sardegna, 1778

Dintorni di Rivombrosa

Nella quiete dei boschi, illuminati dai raggi dorati dell'alba, riecheggiò lo scalpiccio degli zoccoli di due cavalli. Lungo la strada tra la radura, la carrozza, di ritorno dalla capitale, si affrettava a rientrare al castello. In lontananza due cavalieri, dall'aria minacciosa, osservavano attenti il suo tragitto. D'un tratto spinsero i cavalli al galoppo dando inizio all'inseguimento. Angelo che fiancheggiava il cocchiere, si accorse dei banditi, così fece cambiare strada alla carrozza che poco più avanti allentò la corsa, arrestandosi dietro agli alberi. Con agile balzo fu a terra, si nascose tra i cespugli e con gli occhi, seguì i due uomini allontanarsi. La porticina della carrozza si aprì, la chioma castano chiaro raccolta in un'acconciatura e gli occhi verde smeraldo, brillavano alla luce del mattino. Con esitazione Elisa scese dal cocchio avvicinandosi ad Angelo. «Che succede, perché ci siamo fermati?» domandò lei, disorientata. «Due uomini a cavallo, Elisa, ci stavano inseguendo.» La giovane contessa avanzò di qualche passo osservando l'orizzonte. Una brezza leggera le carezzò la pelle e un brivido percorse la sua schiena. Si voltò incontrando gli occhi di Angelo. Il loro timore era tangibile. «Affrettiamoci, a Rivombrosa saremo al sicuro» esclamò Elisa, tornando alla carrozza. Il giovane intendente annuì e con animo inquieto, ripresero il viaggio imboccando la strada di casa. 

Era trascorso un anno da quando a Rivombrosa era tornata a regnare la pace. Dopo le vicissitudini che avevano fronteggiato con i Benac, una nuova ombra si stava facendo largo tra le loro vite.

Castello di Rivombrosa

Il nitrito dei cavalli catturò l'attenzione di alcuni servi, che con voce gioiosa comunicarono l'arrivo della contessa. Una volta giunto dinanzi l'atrio principale, il cocchiere arrestò la corsa. Qualche secondo dopo risuonarono felici, le grida della piccola Agnese che corse tra le braccia della madre. Al suo seguito Amelia, Anna e tutti gli altri. «Amore mio» esclamò Elisa «hai fatto la brava, mentre la mamma non c'era?» continuò, dandole un bacio tra i capelli. «Oh Elisa, finalmente sei tornata» disse Anna, abbracciandola con gioia.

«Com'è andato il viaggio, piccolina?» domandò Amelia, carezzandole le gote pallide. Gli occhi della giovane non celarono la sua inquietudine. Gli sguardi interrogativi dei presenti si posarono su di lei. «Che cosa è successo?» chiese Anna, allarmata.

«Entriamo, ti racconterò tutto» rispose Elisa, con aria seria. Amelia prese per mano Agnese e ordinò alla servitù di tornare al proprio lavoro. Sottobraccio le due donne s'incamminarono verso la biblioteca. In quella stanza, dalle librerie ricolme di tomi, che custodivano la storia della famiglia Ristori, Elisa riuscì a ritrovare un po' di pace e serenità. In piedi accanto la finestra, Anna si voltò di scatto, turbata dalle parole della cognata. «Briganti?» ripeté intimorita. «Sì, stavano seguendo la nostra carrozza. Non so cosa sarebbe potuto accadere se Angelo non se ne fosse accorto in tempo» rispose Elisa, guardando il fuoco del camino scoppiettare. «Victor... Se fosse stato lui a mandarli?» asserì infine Anna. 

«No, è impossibile. In seguito all'accaduto, come sai, tornò a Lione.»

«Forse hai dimenticato cos'è stato in grado di fare, quell' uomo. Avresti dovuto denunciarlo, Elisa. A quest'ora sarebbe in galera» esclamò la marchesa, sedendosi sulla poltrona. 

«Sono certa che non sia stato Victor Benac a mandare quei briganti.»

«Dovremmo rivolgerci al prefetto Terrazzani, lui può aiutarci.»

Elisa annuì, lasciando spazio ad un amaro sorriso. «Con Cristiano al mio fianco, credevo che non avrei avuto più nulla da temere.» Anna le prese le mani. «Piuttosto, ha scritto quando sarà di ritorno?» domandò, tentando di alleggerire la tensione. «No, evidentemente il suo soggiorno a Napoli si è rivelato più lungo del previsto.»

Elisa La Leggenda Di RivombrosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora