Il contatto sudato con la pelle unta di suo fratello l'aveva tenuto sveglio tutta la notte, più dei suoi lamenti deformi, più della puzza di cui le cipolle tagliate ed incastrate nei calzini bucati avevano infestato tutta la stanza, più dei capelli di sua sorella, premuti contro il viso fino quasi a soffocarlo, più dell'ossigeno che finiva presto quando veniva condiviso in sei.
"Ma'" il respiro di Raffaele arrivava bollente e sudicio al suo collo, e Manuel non avrebbe voluto altro che lavarlo via, e forse, se avesse fatto in fretta avrebbe anche potuto evitare l'acqua fredda delle bacinelle, e sfruttare quella corrente della scuola, che nelle prime ore alla fine i riscaldamenti gli accendevano sempre, e se Manuel si copriva come doveva a volte bastavano anche.
"'N ce sta mamma, Raffaè, torna a dormì"
Pareva d'essere in trincea, a volte, nel torpore del risveglio, ed i corpi dei fratelli parevano cadaveri, tramortiti chi sul suolo, chi fra l'accatasto dei materassi, la più flebile delle luci ad illuminarne il pallore malsano che non faceva che ricordare a Manuel che cadaveri, presto o tardi, ci sarebbero diventati tutti, Raffaele per primo."Anì svegliate, avemo fatto alba da 'n pezzo" gli si spezzava il cuore ad interrompere la beatitudine di quel sogno, l'unico momento in cui pensare a se le era concesso, in cui non doveva ridursi alla fame per tenere il carico di figli non suoi, rinunciando ad ogni potenziale di vita a cui la sua esistenza avrebbe potuto aggrapparsi.
"Manu resta qui" il bambino ancora rannicchiato contro il suo corpo che porgeva verso il viso della sorella, non riusciva a smettere di lamentarsi, quasi terrorizzato d'essere lasciato solo su quel letto, in quell'istante in cui sentiva le forze abbandonarlo sotto gli spasmi febbrili, dopo che la loro mamma aveva gettato la spugna nel cuore della notte.
"Devo andare a scuola, Raffaè, 'n te preoccupà che torna mamma a prenderse cura de te, mo glielo diciamo io e Anita, non te preoccupà" lo stesso sentore che sotto l'illuminazione fioca della luna aveva sconfortato sua madre, s'era ormai fatto padrone di Manuel stesso.
Non ci sarebbe stato alcun fratello al suo ritorno, solo un corpo da piangere.
•••
"No? Non me lo volete proprio leggere questo libro?"
"'N ce sta er film, professò"
Gli sembravano lamentele così stupide, quelle dei suoi compagni, tanto stupide che avrebbe voluto alzarsi e gettarglielo in faccia, quel libro, ma avrebbe significato lasciare che tutti vedessero l'orribile toppa nascosta sotto la manica del suo maglione, che conservava gelosamente standosene a braccia incrociate attorno al corpo, pur che nessuno la vedesse.Tanto non avrebbero capito comunque.
Se avesse avuto i soldi lui l'avrebbe comprato quel libro, l'avrebbe letto in silenzio, sui gradini fuori scuola, dove nessuno poteva disturbarlo.
Se avesse avuto i soldi se lo sarebbe comprato un maglioncino nuovo, più bello di quello dei suoi compagni, e nessuno l'avrebbe più preso in giro.
"E tu, Manuel? Non lo vuoi leggere neanche tu?"
"Si, ma-" si bloccò, quasi sentì i lamenti della madre nelle orecchie, la dignità infondo è la prima cosa che s'impara nella miseria.
"Ma che?" la voce del professore s'era improvvisamente addolcita, quasi avesse sentito la puzza irrespirabile di miseria che Manuel si portava dietro, riconoscendone della disgustosa pietà, ma se aveva capito, allora, perchè umiliarlo in quel modo?
"Niente"
"Va bene, Manuel, ma se cambi idea puoi prendere questa copia qui, sei l'unico interessato ed è inutile che ti scomodi in libreria"
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Villa dei Gordiani
FanfictionTremava, non tanto per la paura, quanto per l'inaspettata serenità che quell'illusione portava con se, non essere più un Ferro, non essere più il rifiuto di una cucciolata difettosa, ma un Balestra, un bambino, il figlio di Dante, il fratello di Sim...