17 Aprile

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Ogni mattina pareva essere la copia sputata di quella precedente, e non vi erano risate a edulcorare l'assoluta viltà del mondo che gli si stringeva attorno, soffocandolo fino a non lasciar più neppure spazio al fiorire di pensieri.

Manuel non pensava più, e non pensava a nulla.

Si concedeva, silenziosamente, nei punti più bui di quella ristretta stanzetta, di immaginarsi stretto fra le braccia di Simone.

I suoi stessi arti si intrecciavano attorno al suo addome, tentando di replicare la delicatezza delle abitudini altrui, muovendo, proprio come faceva il piccolo, il pollice contro l'addome, nella speranza di ingannare il suo stesso sonno a raggiungerlo in fretta.

Non funzionava quasi mai, il suo corpo troppo consapevole di dove si trovasse, di cosa stesse facendo, pareva impossibile da illudere. Finiva invece, molto spesso, con l'addormentarsi sotto il peso costante delle sue lacrime, la testa che pulsava per lo sforzo e la congestione che ne derivava, e che continuava a ledere fino al mattino successivo, in cui la fatica gli avrebbe fatto conoscere un dolore più acuto, abbastanza dunque da infangare il precedente.

Si rividero dopo una settimana, quasi ci fosse una pressione magnetica incapace di tenerli lontani troppo a lungo, e fosse già stata spinta oltre la sua capacità di sopportazione.

Manuel si rese conto, quasi subito, che sarebbe stato meglio non fosse mai successo.

Ricordava, con una precisione quasi maniacale, l'esatto eco della voce di Simone, forte, più di quanto lo fosse mai stata, che rimbombava supplicante nella tromba delle scale, chiamando il suo nome.

Aveva sorriso, forse per una manciata di secondi aveva sorriso davvero, quel cuore che pareva aver smesso di battere, tutta l'umanità drenata dalle sue vene quasi fosse plasma lungo il pavimento, fino a colare dalle fessure di scarico, darsi alle fogne e morire nell'orrore, che improvvisamente pareva essere impazzito, folle ma così vivo da provocargli, a primo acchito, un conato.

Ricordava, poi, d'averci provato davvero, d'essersi alzato, aver percorso a piedi nudi quel piccolo corridoio polveroso, fino a ritrovarsi sul ciglio della porta aperta, pronto a quell'ultimo passo, pronto a urlare a sua volta il nome dell'altro, tanto forte che le pareti ne avrebbero ricordato per sempre la forma nelle venature.

Tutto ciò che seguì parve un disordinato ed intrecciato scarabocchio, quelli che si fanno sul bordo delle pagine dei vecchi tomi di biologia, e lì su quel bordo, la vita di Manuel perse i suoi stessi confini, attorcigliandosi attorno a un'inspiegabile violenza, figlia sapeva, delle sue buone ragioni, che parevano scavarsi in quella stessa miseria come fosse fango, finendo più annegate di quanto lo fossero state il giorno precedente, meno di quello successivo.

Come grafite sul foglio che s'accavallava contro la sua stessa polvere, così lo schiaffo di sua madre a destarlo dall'ingenuità di ritenere quella realtà possibile, finendo presto scaraventato lontano dalla porta, e poi urla, grida che si sovrastavano a vicenda, le porte degli inquilini curiosi ad aprirsi per sbriciare senza fare nulla, ed ancora urla.

Suo padre, suo fratello e le infamità che lasciavano la loro bocca, i passi svelti, che parevano impronte militari lasciate sui gradini, e Simone, Simone, Simone.

La sua voce si disfaceva ogni secondo, urlava, lo chiamava, poi si rompeva, spegneva, fino a tornare in pianto.

Ricordava d'aver lottato, ricordava i pugni stretti contro la porta chiusa, ricordava d'aver chiesto di smetterla, d'aver anche cercato l'aiuto di sua madre, che un sottile, soffiato, "gli fanno male" aveva lasciato le sue labbra, e ricordava, quasi fossero rimasti impressi nelle sue carni, i cocci di quel vaso a penetrarne il viso, il terrore fossero finiti nei suoi occhi, tanto forte da cancellare per un insulso momento la paura che Simone non respirasse più, che quelle percosse ne avessero distrutto lo sterno, che fosse, nulla più che un ulteriore sacco della monezza, lasciato a scivolare senza vita sulla rampa di quelle scale, del quale nessuno si sarebbe più curato.

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