"Cause all that you are is all
That I'll ever need"
7
‹Ah, ma allora sei ottusa!› mi dice Bea ormai esasperata. Si alza iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza per calmarsi i nervi. Diciamo che in certi casi non ha molta pazienza. Ciò non toglie che sia un genio in matematica, nonostante questa non sia la sua materia preferita. Infatti, anche se ha 17 anni, fa il corso avanzato di matematica, ed è più o meno è al mio stesso punto del programma. La guardo avvicinarsi al suo frigo pieno di calamite e aprirlo, per poi tirare fuori una confezione di gelato, metterne un po' in un bicchiere e iniziare a mangiare. Dopo aver assunto la sua dose sufficiente di zucchero e avermene offerto un po', si risiede ormai calma, e inizia a spiegarmi con più calma quelle maldette regole.
Dopo quasi un'ora finalmente abbiamo finito, e, raccogliendo i libri, ci dirigiamo in camera sua per posarli. Entrata nella sua stanza rimango colpita dall'ordine che vi regna. Come sempre d'altronde. Bea posa pesantemente i libri sulla scrivania e si butta sul letto. Poco dopo sentiamo il ronzio familiare di un telefono che squilla, seguito dalla suoneria. È il telefono di Bea a squillare. ‹Pronto?› risponde lei premendo il tasto verde ‹Si, dimmi Nash.› risponde poco dopo arrossendo lievemente ‹Vuoi che usciamo? Fra un'ora?› gli chiede strabuzzando gli occhi. Inizio ad annuire con veemenza, tanto che dalla troppa forza che la testa mi fa male ‹Okay, a dopo.› gli risponde sorridendo, per poi chiudere la chiamata.
In meno di un secondo la vedo aprire l'armadio e frugarci dentro, creando un casino totale. Dopo circa un quarto d'ora finalmente ne esce vittoriosa con una camicetta, un giacchetto e un paio di jeans, il tutto accompagnato da un paio di converse grigie e nere. Poi si avvicina allo specchio e si passa un filo di mascara sulle ciglia, e mette un po' di matita sotto. Dopo aver sistemato velocemente i capelli, si volta verso di me con uno sguardo interrogativo, facendo trasparire la sua insicurezza ‹Stai benissimo, smettila di farti complessi.› la rassicuro, poi sento il telefono vibrare. Un messaggio:
"Ho un leggero bisogno di aiuto, non è che verresti a salvare questo cavaliere bisognoso?
xC"
Sorrido nel vedere il messaggio, poi mi giro verso Bea e le dico ‹Va bene, io ora vado a casa, devo aiutare Cameron con non so cosa. Stai tranquilla, andrà tutto bene.› le dico, notando lo stato d'ansia in cui si ritrova, quasi in preda ad un attacco di panico. Le do un bacio sulla guancia e, preso lo zaino me ne vado.
BEA
Ho sognato minimo un centinaio di volte la nostra prima uscita. Avevo pensato quasi insistentemente a cosa dire e cosa fare, in maniera da non risultare impacciata. Tuttavia adesso che devo davvero uscire con Nash, sono terrorizzata dal fare una minima cosa sbagliata. Una morsa allo stomaco quasi mi impedisce di respirare, e quando il campanello suona per poco non salto dalla sedia, persa come sono nei miei pensieri. Rispondo al citofono, e a rispondermi dall'altro capo è la voce squillante di Nash. Lo avverto che sto per scendere e, assicuratami che in casa sia tutto chiuso, metto la mia copia delle chiavi in tasca e vado in ascensore. Dentro avverto mia madre che sto uscendo, e di non aspettarmi se non torno per cena.
Uscita dal portone, vedo Nash proprio di fronte a me, in fondo alla scalinata. È impegnato a controllare il cellulare, così mi prendo due secondi per osservarlo. Nonostante in California il clima sia sempre mite, in testa ha un cappellino di lana, che quasi gli ricopre tutti i capelli, fatta eccezione per alcune ciocche del ciuffo. Indossa una maglia bianca con le maniche nere, dei jeans strappati al ginocchio e gli anfibi. Non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello. Come se sentisse i miei pensieri, alza il viso e sorride nel vedendomi. Gli sorrido anche io e scendo i gradini, andandogli incontro. Spiazzandomi, lui mi prende per i fianchi e mi attira a se per baciarmi. Considerata la sua altezza si deve abbassare, e, quando finiamo di baciarci, lui si raddrizza e dice ‹Ehi› sorridendomi ‹Ehi› gli rispondo. Mi prende per mano e ci incamminiamo ‹Dove andiamo di bello?› gli chiedo curiosa dondolando le nostre mani ‹Pensavo al bowling e poi per una pizza. Ti piace come programma?› mi chiede, cercando di avvistare un minimo guizzo di dissenso tra i miei lineamenti, ma questo non accade. Sfodero uno dei miei sorrisi più luminosi, e questo basta a fargli capire che qualunque posto avesse scelto, sarebbe stato perfetto. Lo vedo rilassarsi, lo noto dalle sue spalle che diventano meno tese, impercettibilmente. Si abbassa e, vicino l'orecchio, mi sussurra ‹A proposito, sei bellissima.› per poi rimettersi diritto e continuare a camminare verso il bowling. Dire che arrossisco è un eufemismo. La sua voce mi provoca una scarica di brividi per tutta la schiena, che poi si espandono in tutto il mio corpo.
Dentro il bowling la temperatura è un po' più alta rispetto all'esterno, per cui mi tolgo il giacchetto, stringendolo tra le braccia. Ci avviciniamo al bancone, dove ci viene chiesto il numero di scarpe e ci viene assegnata una corsia. Faccio per prendere i soldi dalla tasca del giacchetto, ma Nash mi precede e paga per entrambi. Ci avviciniamo alla corsia, e, dopo aver cambiato le scarpe, guardo sul tabellone, e noto che sono la prima a dover giocare.
Prendo la palla e mi avvicino all'inizio della corsia, restando immobile a prendere la mira. ‹Che fai, non tiri?› sento dire a Nash, che improvvisamente si è materializzato dietro di me. ‹Cosa?... Ah, ehm, si, stavo prendendo la mira.› gli dico, quasi balbettando. Mi schiarisco la voce, diventata improvvisamente roca. ‹Lascia che ti aiuti.› mi dice, avvicinandomi al suo petto, dal momento che lui è dietro di me. Ci ritroviamo attaccati. Mi prende il polso e lo tira indietro con la mano, poi avanza, facendo scattare il polso in avanti, e io lascio la palla. I gesti che faccio sono meccanici, perché non riesco a pensare data la situazione in cui mi trovo. Mi rianimo in tempo per vedere la palla che colpisce i birilli, facendo strike. Mi metto a saltellare come una bambina, e manca poco che non mi metta a battere le mani. Poi, rendendomi conto che la mia reazione è un po' esagerata, mi blocco con le mani sul petto, facendo sorridere Nash. ‹Che fai, sfotti?› gli chiedo, mettendo le mani sui fianchi, assumendo una smorfia da finta arrabbiata. Lui fa un sorrisetto da colpevole, alzando le mani. Come risposta gli do uno schiaffetto sul braccio, per poi andare a sedermi nella panca.
A fine partita ci dirigiamo in una pizzeria lì vicino, dove la pizza è squisita, anche se non sarà mai come quella italiana.
Dopo la pizzeria, ci dirigiamo al parco, dove prendiamo un gelato e, dopo esserci seduti su una panchina, iniziamo a mangiarlo. Parliamo per tutta la serata, ci conosciamo meglio in poche ore. Siamo nel bel mezzo della conversazione quando mi volto e lo trovo sporco di gelato fino alla guancia, e a quel punto mi scappa una risata. ‹Ti sei sporcato tutto!› gli dico, passando il pollice sulla sua guancia per togliere il gelato, accarezzandolo dolcemente. Lui mi afferra la mano e mi avvicina a se. E mi bacia. Mi dà uno di quei baci in cui il tempo si ferma, il venticello che ci accarezza la pelle non esiste più e la luna sembra illuminare solo noi. Le coppette di gelato ci rimangono in mano, fredde. E noi continuiamo a baciarci. ‹Non so quando sia successo, ma quando ti vedo, non riesco a farlo rallentare.› mi dice posandomi una mano sul suo petto, dove c'è il cuore. Con la mano libera prendo la sua mano e la poso sul mio petto, facendogli sentire il mio cuore, veloce quanto il suo. E un sorriso gli illumina il volto. Non è il solo a provare quelle sensazioni. L'ha capito. E restiamo così, ad ascoltarci i battiti del cuore, su una panchina del parco, con il gelato sciolto in mano.
💟
Lo so, lo so, è passato un sacco di tempo dall'ultimo aggiornamento.
Sono stata molto impegnata, e c'è stato anche un periodo in cui non riuscivo a scrivere neanche la lista della spesa a momenti.
Spero davvero che il capitolo vi piaccia ✨
Marta 🌷
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Magnificent || Cameron Dallas
FanficTutti sognano di incontrare il loro grande amore in giro per strada, in biblioteca, o che magari gli versi addosso il caffè. Io il mio lo incontrai nel giardino di una casa del mio quartiere a Chino Hills. O meglio, lo trovai svenuto sul parato avvo...