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"The Color Violet" perché l'idea mi è venuta con la canzone di Tory Lanez. (Che non è una canzone degli anni '80, ma ce lo facciamo bastare.) Ho cercato di rendere la fanfiction il più originale possibile, leggera e semplice in modo che possa essere una lettura piacevole e soft. Detto ciò, non mi resta che augurarvi buona lettura. <3

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Londra, 14 febbraio 1983

«Maledetto Styles!» imprecò, cercando di corrergli dietro, seppur fosse vietato passeggiare a quel livello di velocità tra i corridoi della scuola. Alcuni studenti si voltarono alle urla, in transito di chiudere la porta dell'armadietto o in una conversazione fugace prima della lezione successiva.

Correva, voltandosi perennemente indietro per accertarsi di avanzare molto più velocemente di lui; nascose il walkman nella sua giacca di jeans stravagante, cercando di infilarci le cuffiette appese e non perdere nessun pezzo per strada. Questa volta era riuscito a fregarglielo e quasi aveva le lacrime agli occhi per la gioia. Era anche arrivato il momento di reagire alle continue punzecchiate.

Si girò avanti e prese il corridoio sulla destra, che portava allo stanzino del personale sanitario. Le chiavi furono alla serratura perciò le prese e, senza un minimo di indugio, abbassò con forza la maniglia, rinchiudendosi nel ripostiglio delle scope. Non sapendo come si utilizzassero le chiavi, si appoggiò con le spalle alla porta e tenne l'impugnatura, in modo che non potesse essere aperta.

Sentì la sua voce lontana e provò a calmarsi, placando il suo fiato corto e regolarizzando la respirazione. Dopo qualche minuto di ripresa, sorrise al vuoto. Era soddisfatto nell'aver compiuto quel gesto, rubare il walkman al ragazzo che più odiava al mondo. Per quanto fosse un gesto da poco, era la prima volta che si ribellava o agiva in qualche modo, sferrandogli contro.

D'improvviso, un palmo aperto batté contro la porta che stava tenendo ferma. «Lo so che sei qui, stronzetto! Ti conviene aprire, perché se non esci tra dieci secondi sfondo questa porta!» gridò minaccioso ma il ragazzo non si scompose, continuando a porre resistenza. «Apri questa maledetta porta!»

«O mi stacchi la testa? Mi spezzi un braccio? Mi passerai addosso con un carro armato?» controbatté con tono divertito, cominciando a prenderlo in giro.

«Ti faccio sospendere e non me ne frega un accidenti se hai voti alti!» lo minacciò.

Il ragazzo rise di gusto, evitando proprio di scomodarsi. «Questo è quello che sai fare? Mi stupisci, Tomlinson, di solito aspetti sempre il momento per farmi cadere o per spiare il mio diario e dire ad alta voce ciò che leggi.» gli rinfacciò.

«Questo, come tu lo definisci, non è niente. Ti conviene aprirla, o giuro che le faccio un buco al centro e ti strozzo!»

«Perché un buco non lo fai più largo al culo di quella troia di Bethany??» rise in modo rumoroso, lasciando qualche istante la maniglia per coprirsi la bocca ma, per sua così detta fortuna, fu un asso nella manica per il ragazzo dall'altra parte che notò un movimento dalla parte interna, verso opposto della maniglia.

Un silenzio si innalzò tra loro, di istanti rapidi e fugaci. Decisivo, aveva già impugnato il manico e, il medesimo tentativo da parte del riccio, arrivò troppo tardi per impedirgli di abbassarla e, di conseguenza rivelare la sua figura. La porta si era aperta e adesso non poteva più nascondere il walkman con la fierezza di prima, non poteva più rispondergli in modo spudorato come qualche istante precedente.

Deglutì, alzando gli occhi sulla figura del più basso, provando un profondo odio per quei capelli altezzosi e colmi di lacca. Tenne stretto la giacchetta di jeans per non far sfuggire le cuffie e il registratore, cominciando ad indietreggiare verso le scope.

The Color Violet [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora