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Un signore sulla mezza età viene verso di noi. I capelli brizzolati sono tirati indietro da uno strato di gel, gli occhi marroni sono luminosi e la bocca sottile è tirata in un sorriso amichevole.

<<William che bello vederti.>> i due uomini si abbracciano.

<<Anche per me, sei cresciuto un sacco.>> sposta lo sguardo sulla mia figura e vedo il suo sorriso allagarsi ancor di più.
<<Finalmente ti sei deciso a portarmi una donzella.>>

<<William Chanel, Chanel William.>> ci stringiamo la mano e mi accorgo che la sua stretta è delicata.

<<Non sai quanto ho aspettato questo momento, è più solitario di quanto credi.>> guardo il signore e poi Charles, non mi è mai sembrato una persona solitaria anzi è sempre disponibile.

<<Forse non ti conosco come credo.>> scherzo guardandolo, lui alza le spalle con un sorriso in volto.

<<Ti ho riservato il solito tavolo, per qualunque cosa chiamatemi. Ora devo andare a servire gli altri clienti.>> lo salutiamo e lui entra nel ristorante.

<<Scusami un attimo.>> si allontana rispondendo alla chiamata. Ho notato come il suo naso si è storto quando ha letto il nome della persona, spero che non sia nulla di grave.

Giro un po' qui intorno per vedere meglio il posto, ci sono molti pini, così tanti da sembrare che creino una foresta. I piccoli uccellini sui rami creano una dolce melodia e la luna è lì ad ascoltare il loro canto.
Noto alcune persone arrivare e accomodarsi nel proprio tavolo, nonostante questo posto sia abbastanza nascosto è abbastanza frequentato. Ne sono felice, quel William mi sta simpatico.
Dall'altra parte del ristorante si intravede tutta la città, le luci a questa distanza sembrano piccole lucciole e qui la confusione cittadina non si sente. Adoro il silenzio che circonda questo ristorante, è molto rassicurante e comprensivo.

Noto con la coda dell'occhio Charles avvicinarsi e, solo guardando i lineamenti induriti, capisco che c'è qualcosa che non va.
Inizio a camminare e gli vado incontro. Abbassa la testa e prende un bel respiro profondo prima di riuscire a dir qualcosa, io sto ferma rispettando il suo tempo.

<<Mi dispiace, ma devo andare ad aiutare una persona.>> alza il viso e incastra i miei occhi nei suoi. Vedo il suo dispiacere e rimorso quindi scuoto la testa con un sorriso.

<<Sta tranquillo, vai. Io chiamo un taxi.>> tiro fuori il cellulare dalla borsa con un po' di tristezza. Comprendo che deve andare e di certo non lo fermerò, ma comunque mi faceva piacere passare del tempo con lui.

<<No, anche se non basta, ti andrebbe di perdonarmi offrendoti un passaggio?>> indica la sua Ferrari e non posso fare almeno di accettare.

<<So che non sono affari miei, ma è qualcosa di grave?>> mi volto a guardarlo e noto come stringe il manubrio tra le sue mani.

<<Non lo so, Juliet mi ha chiamato in lacrime e non ho saputo rifiutare.>> Juliet? La stessa che era presente allo scorso gran premio? Come fa ad essere qui? Io non l'ho mai vista.

La mia mente sfiora l'idea che sapesse che Charles dovesse uscire con me e allora si era inventata una scusa per rimandare l'accaduto, ma mi rifiuto di pensare questo. Dopotutto è una persona buona, io lo sento e spero che un giorno lo faccia vedere anche alle altre persone.

<<So quello che stai pensando, non credo che Juliet abbia messo su una messinscena per interrompere la nostra cena. Almeno spero.>> passa velocemente la mano tra i capelli e riconosco che ogni volta è agitato fa spesso quel gesto.

Fidati Di Me- Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora