cinquenta

835 39 23
                                    

Non sento più niente.
Mi risveglio in un letto di ospedale, la mia prima preoccupazione sono stati i miei bambini, mi tocca la pancia, e lo sento.
Sono vivi.
Vedo Pedri venire verso di me.

"Amore" dice lui venendo verso di me e abbracciandomi.

"Come stanno i bambini ?" Chiedo subito io.

"...."

Questo silenzio mi mette ansia.

"Amore?" Chiedo io.

Capisco subito la situazione, mi sta venendo l'ansia, ho cominciato a piangere.

"Solo uno è sopravvissuto" mi dice lui.

A quelle parole mi sento cadere il mondo addosso.

"Come solo uno Pedri, dimmi la verità" dico io prendendo il suo braccio sul quale sono scappata a piangere ancora più forte.

"Hai avuto un aborto spontaneo di un bambino, il dottore dice perché aveva poco spazio, dice che l'atro era troppo grande" dice Pedri prendendo la mia testa e coccolandola su di lui.

"Perché tutto a me, perché" dico urlando.

Nella stanza sono entrati anche Gavi e Ferran, che vedendomi così si fermano sulla porta.
Pedri gli fa cenno di venire verso di noi.
Il primo che mi abbraccia e Pablo. Solo lui sa come abbracciarmi, solo lui sa quanto mi fanno effetto i suoi abbracci.
Ferran si avvicina, appena vede che scoppio a pinagere mi abbraccia, lui non lo ammette, ma sta piangendo pure lui, dal tronde è lo zio.
Sentiamo bussare alla porta e vediamo entrare un dottore e un'infermiera.

"Signorina, la dobbiamo portare in sala operatoria per togliere il feto del bambino morto" dice il dottore.

L'infermiera, che deve all'incirca la mia età, si avvicina con una siringa.

"Aspetti, mi dia ancora un po' di tempo, mi sono appena svegliata" dico io spostando il braccio.

"Signorina rischia di avere delle problematiche anche a l'altro bambino se non andiamo subito in salo operatoria" dice il dottore.

Io guardo Pedri che fa un cenno con testa.

"Va bene" dico ristendendomi sul lettino dell'ospedale.

L'infermiera mi fa la puntura.

"Conti fino a 10" mi dice.

Io comincio a contare.
Nel mentre che contavo non ho visto più nulla, solo buio, poi un piccola luce.
Stavo dormendo.

Pov Pedri.

Era appena entrato il medico. Elisa non voleva andare in sala operatoria, ma sono riuscito a convincerla.
Un'infermiera gli fa l'anestesia totale, e poi la vedo uscire da quella camera. Spero solo che non ci siano complicazioni.
La seguo fino a fuori dalla sala, e adesso aspetto.
Sono ormai quasi due ore che Elisa è lì dentro. Spero che vadi tutto bene.
Vedo uscire dei dottori che correvano, cerco di fermarlo uno, ma non ci sono riuscito.
Vedo arrivare i suoi genitori e i miei, le sue migliori amiche, tutta la squadra, vedo arrivare un sacco di persone.
Mia mamma mi viene in contro e mi abbraccia. So che tra quelle braccia sarò al sicuro per sempre, per questo scoppio a piangere.
Mio fratello mi abbraccia dal dietro, mentre mio padre mi appoggia una mano sulla spalla.

"Da quanto è che è dentro?" Chiede mia mamma.

"Da quasi due ore" dico sempre il tra le sue braccia.

Sa quanto sono distrutto, sa quanto mi sento inutile adesso, ma dobbiamo aspettare.

"Tranquillo, Elisa è forte, supera anche questa" mi dice mio fratello.

Non mi sarei mai immaginato che mio fratello potesse dire della parole così belle su di lei.
Di solito ne parla sempre male.
Non so cosa possa avere contro di lei, ma non è che gli va tanto a genio.
Vedo uscire un infermiere, lo chiamo e viene verso di noi.

"Mi può dire come sta?" Chiedo.

Lui sorride e poi mi risponde.

"Lei è il marito?" Mi chiede.

"Si" rispondo.

Lo so che non siamo sposati, ma so che lo saremo.

"Sua moglie è una roccia, la stiamo tenendo dentro perché ha perso tanto sangue. Stiamo vedendo se non avranno problemi i bambini" dice lui per poi rientrare dentro.

Se non avranno problemi i bambini.
È la frase che continuo a ripetermi da quando l'ha detta.
Quindi sono vivi, sono vivi tutte e due.
Lo spero, vedete Elisa così distrutta per la morte di uno dei due bambini mi ha ucciso, anche io sono distrutto, ma vedere la mia ragazza, la mamma dei miei bambini, la donna che vedrò all'altare con un vestito bianco da principessa, la donna che vedrò in vecchiare, piangere così forte, mi ha fatto capire tante cose.
Io ero il classico ragazzo che non voleva ne la fidanzata nei dei bambini, si l'avrei voluti, ma non a questa età.

"Mamma cosa voleva dire quella frase" dico io riferendomi alla frase detta dall'infermerie.

"Che Elisa è una donna magnifica" dice mia mamma.

Suo padre si avvicina, non voglio parlargli, è anche colpa sua se ora lei è la dentro.
Si è anche colpa sua, perché ultimamente la sta stressando molto, e il suo corpo ha reagito contro quello stress.

Sono passate due ore, vedo che i dottori cominciano ad uscire da quella sala.
Mancano soltanto i dottori che la hanno portata in sala.
Vedo uscire un'ostetrica e poi vedo uscire la mia ragazza. Sta dormendo ancora. Ha la camicia dell'ospedale tirata sopra la pancia, mentre sulle gambe ha un telo.
Ha una grande cicatrice, ma la pancia c'è sempre.
Vedendo la sua pancia tiro un sospiro di sollievo, seguo i dottori che la portano in camera.

"La ragazza si sceglierà tra poco, stia con lei finché non si sveglia" mi dice l'ostetrica.

Io le sorrido e poi rientro dentro, gli prendo la mano e aspetto.
Dopo dieci minuti che ero in quella posizione sento la sua mano muoversi.
Alzo subito la testa e guardo se è veramente sveglia.
Si è svegliata, ma alzo e chiamo il dottore.
Arrivano subito una dottoressa e un'ostetrica.
Mi fanno uscire dalla stanza per fare tutte le visite a Elisa.
Fuori c'era mia mamma.

"Si è svegliata" dico sedendomi accanto a lei.

"Te l'ho detto che è una ragazza forte, vedrai che Dio vi ha aiutati" dice mia mamma.

Lei crede tanto nei miracoli, e devo dire che questa volta i miracoli sono esistiti davvero.

mi corazon para ti~~Pedri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora