La scomparsa

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"Sono a casa!" urlò Bianco lanciando le chiavi sul mobiletto d'entrata. Appese la giacca e andò in cucina "Grigio, dove sei?". Bianco iniziò a chiamarlo per tutta la casa. Lo cercò in bagno, nelle camere da letto, rimaneva solo il salotto; "Grigio...Ehm... sei qui? Se mi stai facendo uno scherzo sappi che non è per nulla divertente" continuò Bianco, poi accese la luce e si trovò davanti Grigio, seduto sulla poltrona. "Ciao fratellino, vedo che ti sei deciso a tornare a casa". Aveva uno sguardo talmente truce che fece venire la pelle d'oca a Bianco. "Senti fratello, sono stanco e non mi va di discutere, quindi se non ti spiace, vado a farmi la doccia" disse Bianco riprendendosi in fretta dallo spavento. "Tu non ti muovi da qui finché non mi dici dove sei stato tutta la sera" tuonò Grigio ancora seduto e visibilmente ubriaco. "Fratello, non ti sembra di esagerare un po'? Dopotutto io vivo per me, non per te" rispose Bianco svogliatamente, si sentiva controllato e questo non gli piaceva per nulla. Era la sua vita e voleva gestirla come meglio credeva per lui, non voleva che nessuno mettesse in mezzo il naso, soprattutto suo fratello ubriaco. 

Bianco si diresse verso l'uscita del salotto, ma gli arrivò un bicchiere pieno di alcool addosso. "Ma sei pazzo per caso?! Potevi ferirmi gravemente!". La rabbia si espanse velocemente nella stanza già piena d'aria di sfida, Bianco non sapeva cosa aveva fatto scaturire quell'ira improvvisa nel fratello, ma sapeva bene che gli dava un tremendo fastidio, "Tu non puoi controllarmi, questa casa che hai sopra la testa è mia, la pago io, quel bicchiere che hai rotto l'ho comprato io e anche quella cavolo di poltrona su cui hai il culo appoggiato l'ho pagata io, quindi vedi di darti una cazzo di calmata, fratello". Bianco parlò con calma e la voce era ferma e secca, in modo tale di non far arrabbiare ulteriormente Grigio. "Certo fratello, mi sembra giusto, alla fine quello con il cervello sei sempre stato tu, vantati pure di tutto quello che possiedi, fammi sentire un fallito, ti fa sentire meglio?" chiese il ragazzo con un tono così pacato che fece venire i brividi lungo la schiena a Bianco che non perse comunque il filo del discorso e continuò ad ascoltare il fratello: "Nero, il tuo tanto adorato Sindaco, ora non c'è a pararti le spalle, ci sono io. Cosa farai adesso?". Grigio aveva gli occhi puntati addosso a Bianco che si sentiva violato in tutto e per tutto, tanto che dovette distogliere lo sguardo, ma vide comunque il fratello che in fretta si alzò, si diresse alla porta d'entrata, prese la sua giacca e uscì, lasciandolo fermo immobile.

Il mattino successivo, Bianco si alzò dal divano aspettandosi di vedere Grigio intento a preparare la colazione e che la discussione della sera prima fosse solo un sogno, ma si ritrovò solo. Prese il telefono compose il numero del fratello e tentò di chiamarlo, ma suonò a vuoto. Si avviò abbattuto in cucina a prepararsi un caffè; sorseggiandolo, decise di leggere qualche notizia legata a Lilla. Era da tempo che non sentiva Marrone, quindi era meglio chiedere al Sindaco se ne sapeva qualcosa. Pensava sempre a Lilla, aveva un buco nel petto che non riusciva a riempire, così si era buttato nel lavoro per colmare quel vuoto, ma Grigio non lo aiutava per niente. La scenata della sera prima non migliorava le cose, anzi pesava sulle spalle di Bianco impedendogli di stare bene e sorridere. Se quella sera lei fosse uscita con lui non sarebbe accaduto nulla. Doveva rimettersi in pista, ma sentiva che in quel caso le avrebbe fatto un torto e non voleva ferire la sua memoria. 

Bianco si avviò in bagno, si fece una bella doccia e poi la barba, ma era così in sovrappensiero che si tagliò la guancia. Imprecando aprì lo sportellino e cercò i cerotti, si medicò e si diresse in camera dove trovò la cena della sera prima e solo in quel momento si accorse che forse aveva esagerato con suo fratello. Si vestì e uscì. Chiamò Nero, lo avvisò di tutto e si mise a cercare Grigio per tutta la città. 

Passarono diverse ore, ma di Grigio non c'era neanche l'ombra. Non sapeva più dove cercarlo e una strana inquietudine iniziò ad invaderlo, un misto di paura e ansia inspiegabile che Bianco non sapeva descrivere. Cercò di ignorare tutto, si avviò al lavoro dove trovò Nero con lo sguardo spaventato che reggeva una lettera in mano: una lettera minatoria.

L'amore a coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora