Il funerale

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Da quando era tornata, Arancio non faceva altro che pensare alla povera Lilla, ciò che le avevano fatto era davvero tremendo. Mentre era intenta a prepararsi, qualcuno bussò alla porta "Sì? Chi è?" "Arancio, amore mio, sono io, Viola, parliamone, ti prego, posso cambiare..." implorò il ragazzo da dietro la porta. "Viola, vattene! Non... non ti credo, per ora voglio solo un po' di tranquillità e con te è impossibile averla..." disse la ragazza sull'orlo delle lacrime. "Va... va bene... ma te ne pentirai, sappilo!". Arancio stette con le orecchie tese dietro la porta e sentendo i passi di Viola scendere le scale tirò un sospiro di sollievo, ma si paralizzò quando udì altri passi strisciare e un bastone echeggiare nel corridoio. Lo sconosciuto si fermò davanti alla porta per poi tornare indietro e scendere le scale come se niente fosse.

"Pronto, Blu? Volevo chiederti se potresti accompagnarmi al funerale di Lilla... Va bene? Passi tu? Perfetto, a dopo allora". Rosso si stava piano piano riprendendo, soprattutto grazie al supporto di Blu; la sua presenza era un toccasana per Rosso, ma il vero problema era quando rimaneva solo, il suo animo si oscurava sempre di più e il buco che sentiva nel petto si espandeva progressivamente, si sentiva perso e solo. "Forse dovrei andare da uno psicologo..." pensò più volte, ma cambiava subito idea: già non riusciva ad esprimersi normalmente, figurarsi davanti ad una persona che riesce praticamente a leggerti dentro; aveva rinnegato le emozioni per tanto tempo, per la sua carriera da soldato, ma soprattutto perchè il padre gli ripeteva sempre: "Ragazzo, le emozioni sono per i deboli e tu NON lo sei". Quelle parole erano come delle pugnalate nel petto ogni volta che ci ripensava, eppure erano l'unico brutto ricordo che aveva di lui; era sempre stato un padre gentile e affettuoso, era autoritario, certo, ma non gli aveva mai alzato le mani contro. Rosso aveva appena finito di vestirsi quando il suo cellulare inizio a squillare: "Pronto? Sì, scendo subito". Quando chiuse la chiamata, si sentì sollevato, non aveva voglia di andare al funerale da solo, aveva paura di un suo solito scatto d'ira e con Blu si sentiva al sicuro e tranquillo. 

Mentre si avviava al cimitero, Arancio si chiese se erano necessari dei fiori, infatti, dopo qualche indecisione, ipotizzò che era meglio non presentarsi a mani vuote. Prese il cellulare e si mise a cercare una fioreria. Seguì la strada per dieci minuti buoni e finì quasi per perdersi, ma alla fine riuscì a trovare il negozio. "Salve, benvenuta alla fioreria <Antica foresta>!!" urlò dal retro bottega una voce abbastanza giovanile "Arrivo subito! Intanto lei sa già cosa deve prendere?" continuò la fiorista provocando un forte baccano nell'altra stanza. Arancio prima di rispondere diede una veloce occhiata a tutto il negozio: era di un bel giallino pallido ed era pieno di mensole su cui erano posizionati una marea di fiori. Erano già quasi tutti sbocciati ed era uno spettacolo alla vista: alcuni rossi, altri bianchi e via dicendo. "Salve" Arancio trasalì non aspettandosi una presenza così silenziosa, "Mi scusi, non voleva spaventarla, non avendo ricevuto risposta pensavo che non mi avesse sentito" disse la minuta negoziante. "No... Non si preoccupi, è tutto a posto, solo che c'era molto rumore e non mi andava di urlare, così ho preferito attendere...". Arancio tornò a guardare i fiori per poi riprendere a chiacchierare: "Sono bellissimi, non ho mai visto così tanti fiori, è davvero una gioia per gli occhi". La negoziante sorrise delicatamente mentre osservava il profilo della ragazza che guardava estastiata fiore dopo fiore "Beh... Mi dica di cosa ha bisogno" "Avrei bisogno di un mazzo di fiori per un funerale, non credo sia consono andare a mani vuote... Almeno credo, non ne sono così tanto convinta" disse Arancio tornando a guardare la ragazza con sguardo triste. "Vuole che le presento dei narcisi? Sono molto belli e hanno un profumo intenso, poi sennò abbiamo delle ortensie con invece un profumo lieve e dolciastro, e infine il mughetto, un bellissimo fiore profumato e molto delicato" spiegò la ragazza. Arancio rimase sorpresa dalla bellezza di quei fiori, ma rimase ammaliata soprattutto dal mazzo di mughetti che le era stato mostrato. "E' bellissimo..." disse Arancio mentre stava per prendere in mano il mazzo di fiori, ma la fiorista la fermò subito "Stia attenta, è velenoso...". Arancio tirò subito indietro la mano preoccupata:" Oh... Mi spiace, non lo sapevo" "Tranquilla, era solo per avvisarti, puoi annusarli ora se vuoi" la negoziante gli passò il mazzetto e Arancio inspirò profondamente per poi espirare appagata. Si girò verso la fiorista "Scusi, vorrei due mazzetti di mughetti se è possibile" "Certo, ma non mi dia del lei, sono più giovane di te, chiamami pure Celeste" "Celeste... è proprio un bel nome sai, rispecchia questo negozio." La negoziante sorrise imbarazzata per poi tornare a concentrarsi sulla preparazione dei due bouquet. "Celeste, come fai a conoscere tutte queste belle piante?" "Beh, viaggiando, studiando, conoscendo il mondo esterno. Bene, i tuoi fiori sono pronti, in regalo ti dò anche questa buonissima saponetta artigianale." "Oh...grazie, sei stata davvero molto gentile, arrivederci" concluse Arancio uscendo dal negozio soddisfatta.

Una volta davanti al cimitero si sedette su una panchina e guardò dentro il sacchetto, prese la saponetta e noto che sopra alla carta protettiva c'era scritto il numero di telefono di Celeste con un cuoricino disegnato.

Erano tutti presenti, l'aria che circolava era malinconica. Il prete si stava preparando, quando arrivò anche il carro funebre insieme ad un altro veicolo: era Bianco, che dopo essere sceso dalla macchina si avvicinò alla bara ormai esposta per poi appoggiarci sopra la mano delicatamente. Rosso, Bianco, Verde e Marrone insieme al Sindaco alzarono la bara che, con molta lentezza portarono alla buca scavata. Una volta posata tutti i presenti si misero in cerchio intorno al prete che iniziò il salmo. I genitori di Lilla fecero un discorso toccante e profondo. Calarono la bara, c'era chi buttava la terra, chi dei sassolini; Arancio si avvicino e buttò il suo mazzetto di mughetti e si allontanò in modo tale di lasciare spazio agli altri di fare il proprio saluto.

Finito il funerale, il sindaco si avvicinò a Bianco: "Bianco, ragazzo mio... volevo scusarmi con te, ma non è questo il luogo adatto, vieni, ti accompagno a casa io" "Ehm... va bene, vado un attimo ad avvisare mio fratello allora". Bianco si allontanò per raggiungere l'auto di Grigio: "Grigio, puoi tornare a casa da solo? Io devo parlare con Nero...".


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