II.

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«Simò, ma te sei impazzito?»
«Ma perché, che male c'è?»
«Ah, niente, te co 'r fidanzato tuo e io a regge 'r moccolo»
«Manu, ma ti pare che ti invito a cena per farti conoscere il mio ragazzo e ti isoliamo per fare la coppietta? Dai! Al massimo puoi chiedere a Chicca se le va di venire»
«Vabbè dai, te faccio sape'»

Era trascorso qualche giorno da quella chiacchierata con Manuel, da quando Simone gli aveva detto di stare con un nuovo ragazzo e di starci bene.

In un primo momento aveva sentito l’ansia aumentare, non sapeva come affrontare Manuel dopo dieci anni di una relazione intensa ed invidiabile.
Aveva avuto paura della sua reazione che, invece, incredibilmente era stata pacata, Manuel aveva accettato la situazione, non aveva imprecato come Simone pensava avrebbe fatto e Simone questo lo aveva apprezzato.

Il punto era che Manuel da quando aveva conosciuto Simone aveva imparato a mettere da parte l'egoismo, l'orgoglio, anche se stesso qualora fosse necessario.

Preso atto della reazione calma di Manuel, Simone aveva deciso di organizzare una cena, a casa sua, con il suo ragazzo e con Manuel, in modo da permettere all’amico di entrare anche nella sua vita sentimentale con la speranza che tra i due ragazzi potesse nascere un bel rapporto.

Simone ci aveva rimuginato su un bel po’ prima di fare quella richiesta a Manuel: se una parte di lui era consapevole del fatto che pretendere che tra Manuel e il suo ragazzo nascesse un'amicizia fosse eccessivo, l'altra riteneva giusto che una delle persone più importanti della sua vita, al pari di un genitore o di un fratello, facesse la conoscenza del ragazzo con cui aveva intrapreso una relazione.

Perché una cosa che Simone non avrebbe mai fatto era proprio quella di escludere Manuel dalla sua vita. Era il suo migliore amico, la persona con cui aveva condiviso momenti belli e brutti degli ultimi dieci anni, voleva che Manuel facesse parte della sua quotidianità anche se questo significava che Manuel questa quotidianità avrebbe dovuto condividerla con il suo nuovo ragazzo.
Quel ragazzo che a Simone aveva restituito la voglia di vivere, la felicità che pensava di aver perso da quando aveva perso l’amore di Manuel.
Quel ragazzo con il quale Simone riusciva a vedere un futuro.
Ed era proprio per questo che voleva presentarlo a Manuel, perché era giusto che Manuel conoscesse chi era riuscito a renderlo felice.

Ma quanto era giusto per Manuel?

Che gran cazzata!, pensò Simone, per poi sbuffare e sdraiarsi su quel letto che prima condivideva con Manuel ed ora sentiva vuoto.
Se si fosse soffermato a pensarci avrebbe ancora percepito il dolore di quella rottura.

Aveva dato spazio ad un’altra persona, l'aveva lasciata entrare nella sua vita e nel suo cuore, non si sarebbe lasciato andare al passato, non avrebbe più ceduto a quell’amore che lo aveva reso felice ma che, al tempo stesso, gli aveva creato anche una sofferenza enorme. Una sofferenza che Simone si sarebbe portato dietro a vita perché era consapevole che Manuel non sarebbe mai passato, di questo ne era fin troppo consapevole.

Simone decise di spegnere i suoi pensieri e di concentrarsi su altro che non fosse Manuel.

Prese il cellulare che aveva lasciato sul comodino di fianco a lui, sbloccò lo schermo e digitò quel numero che conosceva perfettamente.

Uno squillo.
Due squilli.

Al terzo squillo Simone si mangiò le unghie dal nervosismo, nella speranza che quel ragazzo gli rispondesse.

Finalmente al quarto squillo arrivò la risposta che stava aspettando.

«Pronto?»

Al solo sentire il suono di quella voce un sorriso sincero spuntò sul volto di Simone.

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