CAPITOLO 47

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VICTORIA

Non avevo notizie di Richard da troppo tempo. Prendere sonno era diventato infattibile e non smettevo di chiamarlo da parecchie ore. Il suo telefono non squillava nemmeno, partiva direttamente la segreteria. Dio, volevo solo risentire la sua voce e accertarmi che stesse bene.

Era notte fonda oramai.

Stavo seduta sul divano con il cellulare stretto tra le mani e con la speranza che decidesse di chiamarmi al più presto. Pregavo, pregavo come non mai di leggere il nome di Richard sullo schermo. Mi andava bene anche un messaggio, anche un semplice punto o emoticon mandata a caso. Tutto, purché avessi sue notizie.

Questo divano stava diventando troppo scomodo, dovevo alzarmi subito. Mi misi a camminare per tutta casa cercando in qualche modo di scaricare tutta la tensione che avevo in corpo, da quando aveva deciso di lasciare la Universe Corporation.

Ripensai ai suoi occhi che mi guardavano affranti, al suo corpo darmi le spalle e andare via sotto il mio sguardo preoccupato. La nostra ultima conversazione non era stata delle migliori. Invece che provare ad aiutarlo avevo soltanto peggiorato la situazione, facendolo allontanare ancora di più da me. Se tornassi indietro farei di tutto per fermarlo.

Mentre mi mordicchiavo ansiosamente le unghie, lo squillo del mio telefono catturò subito la mia attenzione. Risposi senza neanche leggere il nome sullo schermo. «Richard...» mi bloccai, sentendo dei singhiozzi provenire dall'altra parte. Allontanai un momento il cellulare dall'orecchio e lessi che la chiamata stesse provenendo in realtà da Terence. «Terence, cosa sta succedendo?» il mio cuore stava esplodendo.

Mi dovetti sedere sul bracciolo morbido del divano. «Incidente...» stavo per morire dentro «Richard ha avuto un incidente, Victoria. Devi venire subito all'ospedale.»

Tutto il mondo mi crollò addosso.

«Sto arrivando.»

Arrivai in ospedale con il cuore che non smetteva di scoppiare dentro il mio petto. Mi sentivo male, stavo provando un dolore mai vissuto prima d'ora.

Varcando la soglia, la luce fredda e il forte odore di disinfettante e pulito mi circondarono. Corsi verso gli ascensori e iniziai a premere ripetutamente il pulsante. Ci mise pochi secondi e raggiunsi il piano indicatomi da Terence in un messaggio. In sala di attesa oltre alla famiglia di Richard, c'erano anche i miei genitori e Peter.

Terence mi venne incontro, vedendo probabilmente il mio viso pallido, e mi abbracciò tenendomi stretta tra le sue braccia. Ogni sua lacrima mi bagnò il maglione. Gli lasciai il tempo di riprendere fiato e farmi spiegare cosa fosse esattamente successo.

Si passò i palmi sopra gli occhi umidi. «Non sappiamo molto bene come sia avvenuto l'incidente» il suo tono era spezzato proprio come il mio «Però siamo stati chiamati non appena hanno letto nome e cognome sui documenti.»

«Ora lui dove si trova?»

«In sala operatoria» prese un profondo respiro.

Congiunsi le mani tra loro, portandole davanti la bocca. I miei occhi si riempirono di lacrime e il mio fiato si stava smorzando secondo dopo secondo. Dovevo sedermi altrimenti a breve avrei perso veramente i sensi. Se non gli avessi permesso di andare via, tutto questo non sarebbe mai accaduto.

«Dovevo fermarlo» osservai Terence, tormentata «È tutta colpa mia, è tutta colpa mia» continuai a ripetere con lo sguardo perso nel vuoto. A causa mia, Richard stava combattendo tra la vita e la morte.

Non smettevo di piangere. «Ascoltami, Victoria» Terence provò a farmi calmare sebbene anche lui non stesse smettendo di singhiozzare «Non è colpa di nessuno. Io, io sono sicuro che Richard starà bene.»

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