Capitolo 6: Nuove conoscenze

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Era tutto così ridicolo.

Griffin stava tentando di rimanere aggiornato su quelle nuove parti di se stesso che continuava a scoprire da quando Alistair era piombato nella sua vita. Tendeva ad auto analizzarsi per molto meno di uno sconosciuto che faceva irruzione nel suo villaggio e gli stravolgeva completamente le successive due settimane, perciò non c'era da sorprendersi che quell'avvenimento lo avesse portato a riflettere così tanto.

Ed era giunto alla conclusione che c'era qualcosa di davvero sbagliato nella sua testa. Magari quel piccolo incidente della settimana scorsa aveva danneggiato il suo cervello più seriamente di quanto avesse pensato.

Era l'unica spiegazione al perché ora si ritrovasse a seguire Alistair nella sua passeggiata in giro per Lakebury, quando non aveva letteralmente nessun motivo per farlo se non per renderlo contento.

Probabilmente non sarebbe stato così irritato dalla cosa se Alistair non lo avesse costretto a tenere su l'eyeliner.

«Non puoi fare sul serio.»

«Mai stato più serio. Il tuo obbligo stabiliva che avresti dovuto tenerlo per almeno due ore.»

«Ti odio.»

Alistair gli spettinò giocosamente i capelli. «Suvvia, non è necessario essere così acidi. Te l'avevo detto che non avrei mostrato pietà, no?»

Ma Griffin aveva ottenuto la sua vendetta.

Dato che i vestiti di Alistair erano temporaneamente fuori uso alias completamente rovinati, gli aveva prestato un paio dei suoi: la camicia vintage e colorata con cui l'aveva conosciuto era stata sostituita da una canottiera nera con sopra tanti piccoli scheletri, e i pantaloni beige a quadri rimpiazzati da jeans strappati con tanto di catena.

Alistair si atteggiava come se non gli importasse, ma si vedeva che sotto sotto non era pienamente a suo agio con quello stile. Bene. Se doveva affondare, si sarebbe portato Alistair giù con sé.

Perciò eccoli lì, a passeggiare per le strade di Lakebury come se fosse la cosa più normale del mondo. Era l'ora del silenzio, perciò non c'era nessuno in giro: in pratica dalle due alle tre del pomeriggio nessuno era autorizzato a fare casino, perché a Lakebury vivevano molti anziani oltre che bambini e quella era l'ora in cui riposavano dopo pranzo.

Inutile dirlo, Griffin amava l'ora del silenzio. Sessanta minuti interi da dedicare unicamente a se stesso, senza nessuno a disturbarlo. Di solito li trascorreva a leggere, o a completare l'ultimo disegno che gli era venuto in mente.

Ma stavolta... era fuori casa. A camminare. Incantevole.

Nonostante fosse certo che Alistair non si sarebbe fatto problemi ad accontentarsi, si era rifiutato di lasciarlo uscire utilizzando l'ombrello come bastone da passeggio. Aveva invece fatto un salto in garage per tirare fuori le vecchie stampelle di suo padre, risalenti a quando era rimasto ferito in servizio, circa tre anni prima, e non era stato in grado di camminare per un mese.

Alistair era stato più che felice di accettarle.

In quelle condizioni guidò Alistair attraverso il villaggio, mostrandogli i sentieri erbosi dipinti di fiori e i passaggi segreti sotto le ombre degli alberi, passaggi che solo chi aveva trascorso lì tutta la vita poteva conoscere: Griffin non l'avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma era alquanto compiaciuto dell'ammirazione negli occhi di Alistair. Può darsi che ne avesse bisogno, perché vedere la meraviglia di Alistair nello scoprire i segreti del villaggio gli aveva ricordato che c'era stato un tempo in cui anche lui aveva provato quello stesso sentimento: quando Lakebury non era solo un porto sicuro che poteva proteggerlo dal mondo esterno, ma un universo vero e proprio tutto da esplorare. Magari voleva solo rivedere quelle strade e quei giardini come li aveva visti da bambino, e l'unico modo per farlo era attraverso gli occhi di Alistair.

La Canzone del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora