Capitolo 8: Shopping fever

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«Shopping!»

Quella fu la risposta che Alistair diede alla domanda "Qual è la prossima tappa?". Griffin si pentì all'istante di averla posta.

«Che vuol dire "shopping"?»

«Si tratta di un termine inglese derivante dal verbo "to shop", comprare, solitamente utilizzato per indicare l'atto di transizione tra banconote di carta e qualsiasi oggetto degno del tuo desiderio.»

«Il mio desiderio in questo momento è farti inciampare sulle stampelle.»

«In quel caso, non si tratta più di "shopping" ma di "pagare una multa per aggressione a un invalido".»

Il presunto invalido, nonostante la sua caviglia slogata, sembrava più che in grado di camminare a una velocità abbastanza elevata da costringere Griffin ad accelerare il passo per tallonarlo. I due si trovavano all'ingresso dell'unico cento commerciale presente su quella sponda del lago, lontani dal clima turbolento della città che sorgeva sull'altro lato. Griffin era stato lì in passato, giusto una volta ogni tanto, di solito dietro costrizione dei suoi amici e solo per andare a vedere un film nella zona cinema.

«Che ci facciamo qui?»

«Io devo comprarmi dei nuovi vestiti. Non che abbia niente contro i tuoi, ma sento che se indossassi qualcosa di nero per un solo minuto in più cadrei in depressione. Tu, invece, ti diletterai nella nobile arte di "lasciarsi andare alle spese pazze".»

«Non è il genere di cosa che faccio.»

«Esatto. È proprio questo il punto.»

Si diressero in un negozio di vestiti. O meglio, Alistair si diresse lì e Griffin lo seguì di malavoglia. Non gli piaceva spendere soldi in cose futili, sapeva quanto fosse dura guadagnarseli e non vedeva il motivo per gettarli al vento in quel modo.

Perciò prese l'intima decisione di assecondare i vagabondaggi di Alistair, ma senza comprare nulla.

Mentre mettevano in atto la loro personale odissea tra i negozi, Griffin ebbe modo di ampliare la sua lista di informazioni riguardo ad Alistair: ebbe la conferma che il ragazzo non indossava nulla che fosse monocromatico, e le sue predilezioni pendevano verso qualsiasi capo d'abbigliamento che avesse in sé una tonalità di rosa. La sua ossessione per il vintage era addirittura pari a quella di Griffin per il dark. Alistair passò gran parte del tempo a girovagare tra i reparti, selezionando con cura maniacale ogni capo d'abbigliamento.

«Hai trovato nulla per te?» domandava a Griffin almeno ogni dieci minuti.

«No. Ancora niente.»

Il suo piano era infallibile: fingere di guardarsi intorno in cerca di vestiti mentre aspettava pazientemente che Alistair scegliesse i propri. Non poteva sbagliare.

Alla fine, dopo più di due ore di vagabondaggi, questi era riuscito a trovare solo un paio di pantaloni beige e una camicia rosa e bianca a quadri, gli unici vestiti che a quanto pare erano stati in grado di soddisfare i suoi standard. Li aveva scoperti entrambi in un delizioso negozietto vintage molto economico che la maggior parte della gente neanche aveva notato, oscurato com'era dai marchi di Berska e Louis Vuitton: ovviamente Alistair era tutto fuorché come la maggior parte della gente, perciò ci si era fiondato dentro.

Mentre questi provava le sue scelte nel camerino, Griffin rimase fuori ad aspettarlo, seduto su un pouf mentre giocherellava pensosamente con la statuetta di Eevee che il ragazzo gli aveva regalato.

Il pranzo al Mc Donald's era stato più piacevole di quanto si fosse aspettato. Il cibo in fondo gli era piaciuto, ed era stato bello apprendere qualcosa di più sulla vita di Alistair. Ancora faticava a credere che entrambi avessero trascorso parte dell'infanzia nella stessa città. Chissà, forse se da piccolo lui fosse uscito più spesso da Lakebury si sarebbero incontrati prima. Sarebbe cambiato qualcosa in tal caso?

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