Capitolo 13

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"Vorrei dirti tante cose Nat" mi dice Matteo non appena si stacca dalle mie labbra.
"Voglio sapere tutto" gli sorrido accarezzandolo.
Lui sospira, mi accarezza i capelli, poi il viso, mi stampa un bacio sulla guancia e schiude le labbra per iniziare a parlare, ma un rumore ci interrompe.

Ci giriamo entrambi di scatto e vedo Federico sull'uscio della porta con una faccia a dir poco incazzata.

"Devi stare lontano da lei" ringhia come un cane.
"Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare" dice Matteo.
"Lei è mia e tu non devi toccarla"
Matteo si avvicina e lo prende per il colletto della camicia, sono faccia a faccia e io ho paura di quello che può succedere.

"Lei non sarà mai tua , non è una proprietà da poter comprare"
Federico gli tira una testata, io urlo, Matteo barcolla un po' all'indietro ma si riprende subito io cerco di tenerlo stretto a me prendendogli un braccio, ma mi sfugge e inizia a tirargli pugni e calci finché non lo vede a terra dolorante.
"Nat diglielo anche tu" dice Federico.
"Non sono mai stata tua" gli rispondo.

Matteo mi prende la mano e insieme usciamo dal bagno.
Passiamo davanti ad Angelo e Tommaso che ci guardano confusi e arrabbiati, si alzano subito, forse per cercare il loro amico.
Tommaso viene verso di me, invece, mi prende in malo modo il braccio e mi spinge facendomi cadere a terra.
Giulia viene in mio soccorso chiedendomi se mi sono fatta male.
Io guardo solo lui, ricambia il mio sguardo forse anche lui per accertarsi che stia bene e poi molla un pugno in pieno viso a quel bastardo.
I clienti che ci sono emettono un 'o' di sorpresa, il proprietario non capisce ancora che cosa sta succedendo.

Giulia mi aiuta ad alzarmi anche se non mi serviva.
"Grazie" le dico sorridendole.
Lei mi guarda comprensiva e mi accarezza il viso, i suoi occhi mi dicono che ho fatto la scelta giusta.

Ritorno a guardare Matteo, ormai Tommaso è troppo preso dal sangue che gli esce dal naso per poter controbattere quindi prendo occasione per andarmene.
Mi avvicino a Matteo gli prendo la mano e lo porto via, fuori di lì.
"Stai bene?" Mi chiede mentre corriamo verso la mia macchina.
"Si, tu stai bene?"
"Non mi hanno nemmeno sfiorato" sorride.

Il suo viso sembra sempre così serio, non riesci mai a capire quando scherza e quando no perché è difficile che sorride, ma quando lo fa...dio quanto è bello.
È come l'arcobaleno quando sta ancora diluviando.

Non mi ero nemmeno accorta di essermi fermata , Matteo mi sta guardando interrogativo, gli sorrido e riprendo a camminare prendendogli la mano.

Entriamo in macchina, mi tolgo i tacchi perché mi fanno troppo male i piedi.
"Che li metti a fare questi trampolini?" Ridacchia lui prendendo le mie scarpe in mano.
Intanto io parto e mi dirigo verso casa sua.
"Perché sono belli, ma sai dopo una serata intera non li sopporto più "
"Chissà quanto fanno male" guarda quelle scarpe come se fossero un arma e scoppio a ridere.
"Davvero stiamo parlando dei miei tacchi adesso? Con tutto quello che potremmo dirci?" Dico sorridendo.
Passano minuti interminabili di silenzio dove forse lui sta combattendo con se stesso per dirmi quello che prova.

Matteo è così, e l'ho capito da subito, è una persona che ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti ma se lo fa vuol dire che allora ci tiene davvero.
A me piacciono le persone così, introverse e un po' chiuse, sono quelle più vere.

Arrivo sotto casa sua.

"Signore l'ho portata a destinazione" gli dico
"Mi stai cacciando?" Mi chiede.
"No, credevo solamente volessi tornare a casa" faccio spallucce.
"Voglio stare ancora con te" mi dice.
"Allora staremo ancora insieme" sorrido.

Scendiamo dall'auto,ho paura di quello che ci aspetta, ma devo farmi coraggio.
Sta sera ho deciso di essere coraggiosa, lasciando tutto per andarmene via con lui.

Saliamo di sopra, Matteo mi chiede se voglio un bicchiere d'acqua.
"Si grazie" gli rispondo.
Mi dice di sedermi sul divano in salotto e così faccio.
Dopo poco mi raggiunge, poggia i bicchieri d'acqua sul tavolino di vetro davanti al divano, si passa una mano tra i capelli e poi mi guarda.
I suoi occhi marroni brillano,sorride appena.
"Dalla prima volta che ti ho vista Nat, mi sei piaciuta subito. Eri una dea in mezzo a quel palco, il modo in cui ti muovevi, la tua voce , diavolo impazzivo per tutto questo!" Sorrido.
"E io non ti guardavo nemmeno" dico.
"Cazzo mi quanto mi faceva incazzare questa cosa, non mi sono mai avvicinato per paura, perché credo di non essere alla tua altezza e.."
"Ma cosa dici?" Lo blocco.
"La verità Nat, tu sei di più, sei bellissima, sei di un altro livello, non so se mi spiego."
"Ma che dici Wax? Siamo entrambi superiori, siamo due bombe" e mimo un 'boom' con le labbra.
"Mi hai chiamato Wax"
Scoppio a ridere.
"Ma per me sei sempre Matteo."
"Odio di meno il mio nome se sei tu a pronunciarlo "

Lo abbraccio mettendomi sopra di lui sul divano, e restiamo così, in silenzio, con i cuori vicini che battono all'unisono.

Vuoi essere il mio disastro? ~Wax~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora