Capitolo 19

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Il telefono squilla da giorni ma io non rispondo.
Mad e Mattia sono venuti spesso a suonare alla porta ma ho fatto finta che non ci fossi.
Sono sdraiata sul letto da giorni, non so quanti , non so nemmeno che giorno sia oggi.
So solo che è un nuovo giorno da passare da sola sul letto.

Ho evitato qualsiasi messaggio o chiamata dopo la crisi dell'altra sera, in ogni caso morirò comunque se sto qui ferma senza mangiare.
E se mangio lo faccio solo per abbuffarmi e vomitare.

Mi sento debole e stanca, dormo poco, e mi sono ridotta veramente uno schifo.

Sento il campanello, non ho intenzione di aprire ovviamente, ma è così insistente che decido di alzarmi.
Faccio piano perché la testa mi gira troppo forte e mi devo aggrappare a qualsiasi cosa per tenermi bene in piedi.
Sento dei colpi violenti alla porta, chi cazzo è?
"Perché non mi rispondi più ai messaggi eh?" Sento urlare.

È lui.
È Federico.

Torno indietro e afferro il telefono dal comodino, metto il registratore.
Potrebbe dire qualcosa.
Mi avvicino alla porta a fatica.
"Brutta troia, nemmeno le mie minacce ti servono a farti tornare con me?" Urla ancora.

Mi siedo a terra con le ginocchia al petto e il telefono di fianco a me, mi stringo forte come se mi abbracciassi.
Va tutto bene, mi ripeto, non può entrare.

I colpi forti che sento mi fanno sobbalzare ma cerco di non emettere suoni, ne di fare rumore, sarebbe troppo rischioso fargli capire che sono qui dentro.
"Facciamo così" riprende.
"O torni con me oppure quelle foto e quei video li farò vedere a tutto il mondo!"

Prendo nuovamente il telefono e stacco il registratore, le prove ora le possiedo.
Chiamo la polizia trascinandomi verso il bagno.
Quando rispondono non li faccio nemmeno iniziare a parlare.
"Vi prego" sussurro piangendo.
"Vi prego mandate qualcuno" dico poi.
Dico che c'è il mio ex fuori la porta che mi minaccia e non va via, dico il mio nome e il mio indirizzo e poi non ricordo più nulla.
Solo nero, tutto nero intorno a me.



"Signorina! Signorina!" Sento in lontananza.
Apro gli occhi lentamente trovandomi davanti una donna che non conosco.
Non ricordo nulla, un vuoto di memoria, ho un gran mal di testa e non capisco perché ci sia la polizia.
"Signorina riesce a sentirmi?" Mi chiede la poliziotta.
Faccio si con la testa, o almeno credo di averlo fatto, inizio a vedere di nuovo tutto nero e poi nulla, cado nell'abisso.



Quando mi risveglio capisco dopo un po' di essere in ospedale con una flebo attaccata al braccio.
Mi guardo intorno ma non c'è nessuno, proprio in questo momento entra la poliziotta che ho visto prima.
"Come si sente?" Mi chiede gentile.
"Sto bene" rispondo a fatica con la bocca impastata.
Mi chiede se sono pronta a rispondere a delle domande e io le dico di si, le racconto tutto.
"Ha delle prove?" Mi chiede alla fine.
Annuisco "una registrazione sul mio cellulare, una lettera e dei messaggi che non so se possono valere, sono anonimi"
"Nella registrazione si può dedurre facilmente se è lui oppure no?"
Annuisco ancora ricordando quello che Federico ha detto.

La poliziotta annuisce e fa per andarsene.
"Era già tenuto d'occhio, ha precedenti. Lo arresteranno." Mi informa e interiormente tiro un sospiro di sollievo perché questo vuol dire che non dovrò vederlo mai più.

"Grazie" dico.

La poliziotta esce rimanendomi da sola.
È finita Nat, hai vinto tu.
Ho vinto io.
E non ci credo, non ci credo che ce l'ho fatta da sola.
Ho fatto tutto da sola mamma e papà, mi sono salvata.
L'ennesima lacrima mi scorre sul viso ma sta volta è liberatoria, è quasi di gioia.
Posso riprendermi tutto e lo farò.

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