Capitolo 18

740 18 1
                                    

Sei sola Natasha.
Me lo ripeto fino ad arrivare alla porta di casa, con le lacrime agli occhi e in mentre fin troppe cose.
Matteo e quella ragazza, Marco che ha deciso di non aiutarmi, Federico e le sue fottute foto.

Afferro una bottiglia di Whisky dalla vetrinetta in cucina e me ne verso un po' in un bicchiere per poi andarmi a sedere sul divano.
Appoggio la bottiglia sul tavolino e mi porto il bicchiere alle labbra mandandone giù un bel po'.

Vorrei solo tornare indietro, a quando mamma mi faceva le trecce ai capelli e papà mi insegnava ad andare in bici senza rotelle.
Li vorrei qui, vorrei chiedere il loro aiuto e vorrei abbracciarli per tutte le volte che in questi anni non ho potuto farlo.

Una lacrima mi cade sul viso al pensiero di noi.

Non sarebbero fieri di quello che sono diventata e questa certezza mi spezza ancora di più il cuore.
E mentre penso e ripenso intanto mezza bottiglia è già andata.

La vibrazione del cellulare mi fa trasalire, lo afferro e vedo che è Mad che mi chiede dove diavolo sono finita, le rispondo che sono tornata a casa.
<<Hai bisogno di qualcosa?>>Mi scrive.
Ho bisogno di tante cose, ho bisogno della me di prima, dei miei genitori, di Matteo, e ho bisogno che questa situazione delle mie foto non sia mai esistita, questo vorrei scriverle.
Ma sono tutte cose impossibili.
<<No>>le rispondo infine.

Poggio il telefono accanto a me sul divano e fisso la parete davanti a me.

Sto quasi per addormentarmi quando la vibrazione del telefono mi fa di nuovo trasalire.
Lo afferro e vedo un numero sconosciuto.
<<ti sono piaciute le foto?>>
L'ansia si fa spazio dentro di me, stringo il bicchiere come se potesse darmi la forza di affrontare tutto questo.
Il bastardo ha trovato un modo per non farmi vedere il suo numero anche se mi manda dei messaggi.
<<aspetta di vedere questo>> scrive poi.
Il cuore mi batte fortissimo e non so cosa aspettarmi, ho paura e sono sola.

Il respiro diventa quasi affannoso e guardo il telefono aspettando un altro messaggio.
E mi arriva un video.
Un video inequivocabile.
Corro in bagno a vomitare , per poi accasciarmi a terra e piangere.
Piango come quando da bambina cadevo provando ad andare in bici, però al tempo c'era mio papà ad aiutarmi, mi fasciava le ferite ed è da troppo tempo che aspetto che continui a farlo, anche se so che è impossibile.
Piango fino allo sfinimento, fino a quando sento mancarmi le forze.

Aveva delle telecamere in casa.

La polizia potrebbe intercettarlo?
E se non mi credessero?
Non so cosa fare e mi scoppia la testa, è troppo forte questo dolore.

Sono arrivata al limite.

Sto impazzendo, me lo sento.

Cerco di mettermi seduta e ci riesco a fatica, poi mi alzo e mi guardo allo specchio.
Ho tutto il trucco sciolto, me l'aveva fatto Mad.
Urlo e tiro un pugno verso lo specchio spaccandolo in mille pezzi, con le unghie mi graffio le braccia, schiaccia il dolore con altro dolore, mi ripeto.

Ritorno un attimo lucida e mi guardo, dalle braccia e dalle mani esce del sangue ma non mi interessa, non mi interessa nulla.

Se è questa la fine che devo fare, va bene così.
Impazzirò, pian piano morirò e sarà tutta colpa mia perché è sempre colpa mia. Sempre.

Vuoi essere il mio disastro? ~Wax~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora