XV - Un nuovo indizio

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L'accoglienza in casa Strozzi quel giorno era stata più fredda del solito. Il padre di Lorenzo aveva ricevuto una chiamata proprio mentre mi stava spiegando quali stanze avrei dovuto pulire.

Impallidì solo guardando lo schermo del telefono e deglutì rispondendo con un flebile: " P - pronto? Sei tu, Giovanni?"

Giovanni? Mi sarebbe piaciuto ascoltare, volevo sapere chi fosse l'interlocutore, ma il signor Strozzi, nonostante avesse iniziato a sudare vistosamente, aveva avuto la lucidità di fare cenno a Giulio Angeli, che ormai era una presenza fissa in quella casa, di portarmi in un'altra stanza.

Il ragazzo m' invitò a seguirlo nello studio. Camminava veloce e impettito come un soldato, faticavo a tenere il suo passo lungo i corridoi. Entrammo nella stanza dove trovai già al centro stracci e spazzolone.

"Oggi devi occuparti dello studio. Non so se avrai ulteriori compiti, ora Flavio è al telefono." disse con voce neutra, un po' svogliato. Mi colpivano i suoi capelli, così diversi da quelli dei suoi coetanei, che amavano sbizzarrirsi dal barbiere:
erano biondissimi e pettinati con cura, con la riga in mezzo, sembrava che non potessero scompigliarsi mai. Invece il suo volto era inespressivo, non avevo la minima idea di cosa potesse pensare. A primo impatto dava l'idea di un ragazzo serio e diligente, anche un po' misterioso, ma avrei potuto sbagliarmi.

"Va bene" confermai per togliermelo di torno e iniziai a lavare i pavimenti ma, anche se a testa in giù, vedevo che lui non se ne andava. Mi fissava. Non glielo aveva mai detto nessuno che era maleducazione? E poi non poteva fissare in quel modo! No, non guardava né il seno né il sedere, e forse era questo il peggio: mi osservava fisso in faccia. I suoi occhi scuri erano seri e decisi. Mi chiesi in quanti riuscissero a reggere quello sguardo. Continuò per un minuto buono. Per togliermi dall'imbarazzo gli sorrisi. Lui non ricambiò, ma vidi la durezza del suo sguardo ammorbidirsi un poco

"Tu sei Vittoria, giusto?"

Sobbalzai al suono della sua voce. Certo che ero Vittoria, sapeva che la nuova donna delle pulizie si chiamava così. Ma non intendeva questo, me ne accorsi subito, lui voleva dire "Tu sei QUELLA Vittoria?". Ma "quella" cosa poteva significare?

Stava per aggiungere qualcos'altro, quando entrambi udimmo, lui con chissà quale emozione e io con sollievo, la voce de la.camyyy in lontananza

"Giulyyy! Vieni qua!"

Lui sospirò e capii che mal sopportava quella ragazza. E allora perché, quando non era ad allenarsi, era sempre in questa casa?

"Che cavolo vuoi?" domandò scocciato restando impalato dov'era.

"Vieni, mi serve l'aiuto di un uomo."

"Ma come, non sei una donna indipendente?" la stuzzicò Giulio Angeli. Mi scappò da ridere, non si era vantata del suo status solo con me.

"Piantala di dire cavolate e vieni a darmi una mano!"

" Cavolate? L'emancipazione femminile è un discorso interessante!." continuò lui. La sua impassibilità era impressionante, era sempre serissimo nonostante la stesse prendendo in giro.

"Vieni subito qua sennò non andiamo più insieme dove sai tu!" lo minacciò la.camyyy mentre io morivo dalla curiosità, avrei voluto sapere anche io dov'erano soliti recarsi.

Lui sospirò

"Vengo solo perché non ho niente di meglio da fare."

Mi guardò un'ultima volta dispiaciuto di lasciarmi e uscì dalla stanza, bloccandosi sulla soglia. Lì indugio un attimo, poi si avvicinò di nuovo a me e mi chiese

"Non avevi addosso una collana, l'altro giorno?"

Rimasi a bocca aperta ma, prima di riuscire a rispondere, mi bisbigliò, facendo saltare qualche battito al mio cuore "Noi due dobbiamo parlare. Faccia a faccia. Io so chi sei." e se ne andò senza lasciarmi il tempo di ribattere, perchè la.camyyy, disperata perché non era al centro dell'attenzione, continuava a chiamarlo starnazzando come una papera.

Il mio cervello era rimasto sintonizzato sulle parole del ragazzo. Giulio Angeli mi conosceva. E chi poteva avergli offerto informazioni su di me se non Lorenzo Strozzi? Io non riuscivo più a seguire quei due: perchè Lorenzo in vita era così in fissa con me? Non riuscivo a darmi una spiegazione. Doveva avere rivelato qualcosa a Giulio Angeli poiché era il suo migliore amico, eppure, nonostante avesse il mio numero, non mi aveva mai cercata prima della finale. Ricominciai a pulire, anche se di tanto in tanto gettavo un'occhiata alla soglia sperando che Giulio Angeli tornasse.

Con l' aria che muovevo passando lo spazzettone velocemente sul pavimento, un foglio scivolò a terra da un'agenda in sporgenza sulla scrivania, dove vi erano annotati calcoli su calcoli. Di chi poteva essere quel taccuino? Lorenzo Strozzi odiava la matematica! Cercai di decifrarne qualcosa, ma c'erano solo numeri e abbreviazioni come "ric. pubbl." o "acc. raggiunto". Anche se lui non doveva essersene mai occupato, quelli dovevano essere i guadagni del giovane calciatore.

La mia attenzione però tornò sul foglio per terra. Lo raccolsi e lo esaminai, mi sentivo come un archeologo alla scoperta di una nuova tomba egizia. La scrittura era quella per nulla meticolosa di Lorenzo, ma era il titolo in maiuscolo a lasciarmi perplessa: LACLAUSOLA.

Non si era accorto di avere scritto due parole tutte attaccate? E cosa voleva significare, quale clausola, quella di un contratto? Lo intascai, decisa a leggerlo con calma una volta tornata all'affittacamere di Natasha.

Quella sera, nonostante la repulsione, avevo deciso di farmi una brevissima doccia nei bagni in comune, ma accadde un altro imprevisto: "Natashaaa! Stasera l'acqua non scende proprio!"

"E' sempre stato così! A volte scende, a volte no!" mi gridò lei dalla sua postazione dalla quale giungeva una ballabilissima mazurca.

Di nuovo a letto senza doccia. Avrei dovuto sfruttare l'acqua di casa Strozzi in qualche modo. A proposito, era il momento di vedere cos' avesse scritto di bello Lorenzo per me. Mi piaceva illudermi che avesse nascosto i suoi fogli sapendo che un giorno sarei arrivata io a leggerli. Era un esclusivo dialogo a distanza in cui parlava solo lui e io ascoltavo, ma ero l'unico orecchio e mi sentivo privilegiata.

VA TUTTO BENEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora