Attese. Io restavo zitto, c'erano troppi perché. Alla fine salì in auto e se ne andò. Per un attimo provai i brividi, mi sentii veramente l'uomo più solo al mondo. Montai anch'io in auto e me ne andai.

M' immersi nel buio della notte, dove non potevo nemmeno vedermi in faccia. Mi sentivo molto più tranquillo. Per un attimo misi addirittura la musica. D'altronde per quella sera, agli occhi degli altri, ero ancora un Dio. I guai ci sarebbero stati il giorno seguente. Cosa sarebbe successo alla squadra? Non me l'ero ancora chiesto. Un tuffo al cuore: e se alla Juve fosse stata ritirata la coppa? Da buon juventino qual ero avevo davvero condannato la mia squadra del cuore?

Era assurdo, ma non riuscivo a togliermi dalla testa i bambini. I bambini li amavo per come si affezionavano, per come erano ligi alla loro morale. I bambini non tradivano. Ogni volta che ne vedevo uno con addosso la mia maglia sapevo che ciò che stavo facendo aveva un senso. A casa avevo tappezzato un intero muro di disegni che mi avevano inviato i miei piccoli tifosi. La mia fidanzata e mio padre si lamentavano perché era robaccia senza valore, ma era la mia collezione, ognuno ne aveva una diversa: la mia fidanzata collezionava i miei soldi, mio padre le donne. Non c'era poi così tanta differenza. Per i bambini ero sempre disponibile per foto e autografi e adoravo come mi guardavano. Ma ora? Ora avrebbero gettato via la mia foto autografata, avrebbero nascosto in un angolo remoto dei loro armadi la mia maglia, avrebbero urlato piangendo che ero un disonesto, un cattivo, uno che non si meritava il loro affetto. Era questo il dolore più grande: essere il disonore dei fanciulli. Perché non avevo figli, ovvio, ma ero stato bambino. E sapevo che un idolo che ti delude è la cosa peggiore che ti possa capitare.

Arrivai a casa, parcheggiai in garage e appena aprii la porta la.camyyy mi gettò le braccia al collo e mi baciò. la.camyyy era la mia fidanzata, su Instagram era famosissima e si chiamava così, con quelle inutili 3 y. Lei non era venuta allo stadio, aveva seguito da casa la partita con amici e amiche, e forse anche mio padre, per poi cacciare tutti prima del mio rientro, visto che aveva un "Fidanzato musone che non vuole mai stare in compagnia."

"Loryyy!" urlò pronunciando il mio soprannome con 3 y "Sei un eroe!"

Cosa cavolo stava blaterando? Non avevo salvato nessuno.

"Già. Fammi entrare amore, non voglio passare la serata sullo zerbino. C'è quel cane?"

"Intendi Dirk?"

"Se avessi voluto dire Dirk, l'avrei chiamato per nome... Oh, ciao, bello!" esclamai mentre il barboncino mi veniva incontro scodinzolando e facendomi le feste.
Io avrei preferito un cane di taglia maggiore come un labrador, ma la.camyyy riteneva che un animaletto fosse più fotogenico. Così anche Dirk era diventato una star di Instagram.

Lei capì che stavo parlando di mio padre. Senza che ci fosse bisogno di chiamarlo, lui apparve con Alice, sua compagna e mia coetanea. Non sapevo cosa pensare del fatto che avesse la mia età, mi sembrava assurdo. Era nata addirittura il mio stesso giorno. Non avevo mai dato uno schiaffo a una ragazza, ma una come Alice doveva essere presa a botte solo per la persona che era. E mio padre con lei.

Bella la vita dopo che mamma era andata in coma. Aveva avuto l'incidente il giorno esatto del mio esordio con la maglia del Parma, pochi minuti prima, e io ero venuto a saperlo solo a fine partita. Mamma non mi aveva mai visto giocare né in serie B, né in A né in una finale di Champions. E quell'uomo la considerava già morta, l'aveva già rimpiazzata almeno dieci volte, mentre per me era più viva che mai.

"Il cane, eh? Un po' di rispetto non guasterebbe." s'intromise mio padre.

Abbassai lo sguardo.

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