3. tutta una bugia

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Ciro
Ti mento ogni giorno, sono così bravo a recitare quest'indifferenza che ci caschi ogni volta.

Non è vero che non ti amo più, anzi, forse ti amo ancora più di prima.
E so che dovrei starti vicino ora più che mai, soffri per la nostra impossibilità di avere un bambino.
Anch'io soffro.

Soffri anche per i miei comportamenti.
Anch'io soffro.

Perché ti tratto così? La risposta è semplice ed ha un nome.
Mio padre

Non possiamo avere un bambino, di conseguenza un erede.
È importante per la mia famiglia, per me, futuro boss di Napoli.
Vuole che ti lasci per sposarmi con un altra che possa darmi l'atteso erede.

Io non voglio assolutamente farlo, ho giurato avanti a Dio amore eterno, e così sarà.

Sto provando a risolvere o a convincerlo, ma dubito di riuscirci, e ho paura che un giorno possa arrivare a chiedermi qualcosa di assurdo.

Intanto mantengo le distanze da te, se questa storia avrà un buon finale allora saprai tutta la verità.
Spero che tu mi perdoni, ne dubito, ma al contrario sarai libera di scegliere.

Sto cercando di farmi odiare da te sperando che tu scappa da me, io non riesco a lasciarti andare.
Oppure vorrei che tu mi ferissi talmente tanto da farti odiare, così da lasciarti andare via.

flashback Ciro

<Cirù, tu nun può sta chiù cu ess o vuo capì?> mi ripetè di nuovo mio padre.

<papà ij vogl sta sul cu ess.
E po nella nostra vita il divorzio non esiste, m le imparat tu!> continuai a ribattere io.

<e tien ragion, ma senza l'erede il matrimonio è inutile.
Dovete divorziare, ti troverò una moglie perfetta, più di Elisabetta.>

<no!
Nun vogl a nat, vogl sta sul cu ess, Elisa.
Sto cu ess pcchè a vogl ben, no sul p l'erede.> calcai il suo nome, odiava essere chiamata Elisabetta.

<nun può cumannà accussì, mitt e pnsier appost.
Il potere lo posso sempre affidare a Pietro.>

<piensc buon Cirù.
M facc sntì ij.> mi cacciò con solo due frasi.

Andai via, aveva ragione non potevo comandare senza eredi.
Ma cosa potevo farci se amavo lei?

Elisabetta
Vorrei tanto capire cosa frulla nella tua testa, non ci riesco affatto e non credo riuscirò mai a capirlo.

L'ho già detto che sei una persona strana?

Dopo mesi interi ti sei avvicinato a me e hai unito le nostre labbra, mi pareva di essere tornata a respirare.

Illusa ricambiai subito quel bacio che sembrava vita.
Subito le nostre lingue iniziarono a ricnorrersi, eravamo così affamati di noi.
Lo eri anche tu, lo sentivo.

Ma poi ho ricordato che tu non mi ami più e che hai altre, mi tradisci continuamente.
Per non parlare delle parole da te dette la scorsa notte.

Ti ho tirato uno schiaffo, meritato, uno era anche poco per tutto il dolore che tu mi stavi infliggendo.

<non ti dico ti odio perché purtroppo ti amo ancora, ma non significa che continuerò a farlo.
Voglio odiarti, e ci riuscirò.
Non mi toccare mai più.
Hai altre con cui levarti i tuoi sfizi erotici.
Io non sono più nulla per te.
Sono stata una tua bambola per troppo tempo, adesso basta!> urlai fuori di me, non sapendo da dove trovai tutto questo coraggio.
Forse stavo solo scoppiando, avevo troppe cose chiuse in me stessa.

Ti sei arrabbiato con me come se avessi ragione, era così per te.
Quando litigavamo succedeva di tutto, volevano oggetti, schiaffi e tanto altro.
Ma come si dice... due caratteri di fuoco incendiano una stanza.
Nel nostro caso non soltanto una stanza.

Ma poi facevamo subito pace amandoci a letto o ovunque sia.
Avremmo mai fatto pace questa volta?

<ma che cazz faje?> mi ringhiasti contro spingendomi al muro per poi stringere leggermente una mano intorno al mio povero collo.

<nun t scurdà maje, che da quel porcile di casa tua dove i tuoi genitori ti torturavano, ti ho salvata io.
Si crisciut man a me, ti atterro quando voglio. Nun m sfidà. Non sono più quello che conoscevi una volta.
Sei e sarai sempre una mia bambola.> parlavi davvero in modo cattivo come se fossi la tua peggior nemica, e pensare che ero tua moglie!

<sei un egoista di merda!
Preferivo essere tortutata dai miei genitori che stare qui con te. Sai perché?
Tu mi torturi mentalmente ogni secondo.
Se tornassi indietro avrei preferito non conoscerti mai.> mentivo, sei uno sbaglio che rifarei.

Ho solo bisogno del tuo affetto e del tuo amore, perché me ne privi?

<Ah, e io non sono una tua bambola.
Lo sono stata solo perché illusa, ora ho gli occhi ben aperti.
Non mi puoi comandare.> continuai staccando la sua mano dal mio collo.

<ah no? Vulimm vrè chi ten ragion?> ringhiò cattivo e prepotente tirandomi dai capelli facendomi cadere sul pavimento di fronte al divano.

Si avvicinò velocemente al divano sedendosi con me ai suoi piedi mentre mi tenevo i capelli da lui tirati tra le dita.
Sentivo dolore.

<e con questo che dimostri? Che starò ai tuoi piedi?
Scordatelo.> ero pronta ad alzarmi ma lui divaricò le gambe bloccandomo tra esse.

<tnev nu pnsier chiu bell, almeno per me.
Per te è solo l'inizio di una tortura.
Sarò peggio dei tuoi genitori.> mi offesi con quest ultima frase, sapeva che mi faceva male sentire tirare fuori questa storia.
Ma il suo obbiettivo ora era di ferirmi e ci stava riuscendo benissimo.

<rilassati, ora arriva il peggio di me.
L'ha voluto tu.> terminò accennando un sorrisino.

lesioni al cuore// Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora