V - LEO

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    Da quel poco che Chiara gli aveva mostrato, per Leo il campo era uno dei luoghi più belli in cui fosse mai stato. Sembrava tutto così allegro e spensierato, privo di preoccupazioni e compiti da fare, con professori che non fanno altro che giudicare se non fai quelli che ti dicono e come lo dicono.

    Era pieno di armi che che generalmente le persone cercavano di tenere il più lontano possibile da lui. Sul serio, aveva visto ogni tipo di arma bianca possibile, delle navi da guerra che era sicuro fossero solo nei libri di storia, nei documentari e nei musei; delle motoseghe e saldatori usati per fare delle sculture, e qualsiasi posto facesse una cosa del genere aveva tutta la sua ammirazione e il suo supporto.

    Chiara gli aveva anche detto che la foresta era piena di mostri e nessuno poteva avventurarcisi da solo, quindi Leo aspettava solo il momento per fare proprio quello.

    Oh, e la parete da arrampicata con la lava e i massi? Assolutamente fantastica.

    Oltre a questo, i vari campeggiatori non lo guardavano con scherno ogni volta che passava o incrociava il loro sguardo, anzi, gli facevano un leggero cenno con il capo. Anche se alcuni gli avevano dato l'impressione che stessero pensando quanto potesse essere resistente come sacco da boxe, ma considerando la sua stazza Leo avrebbe potuto fare al massimo lo stuzzicadenti. Non sapeva quale delle due fosse l'alternativa peggiore.

    A tutti questi fattori, se ne aggiungeva uno incredibilmente importante: era pieno di ragazze a dir poco stupende. Seriamente, probabilmente le sue compagne alla Scuola della Natura si sarebbero andate a nascondere se avessero visto anche solo una delle ragazze che si trovavano in questo campo. Certo, considerando anche i ragazzi che erano presenti qui, Leo dubitava di avere anche solo una minima possibilità, ma forse con un moonwalk ben piazzato avrebbe potuto combinare qualcosa.

    Sua sorella continuava a indicargli e a spiegargli nuove cose che lo facevano sorridere come un pazzo. Parte del merito, probabilmente, era proprio della sua guida. Chiara non stava ferma un secondo, saltellando mentre attraversava il campo, girandosi e parlando con lui camminano all'indietro e facendo ogni tanto una ruota. Aveva anche un sorriso entusiasta assolutamente contagioso, pieno di fiducia e autostima-

    Quando Chiara gli mostrò l'arena della scherma, Leo si decise a fare la domanda che gli frullava in testa da un po': «Quindi mi darete un'arma?»

    Sua sorella si voltò verso di lui e lo osservò, come se cercasse di capire se fosse qualcuno in grado anche solo di reggerla un'arma. Non che le potesse dare torto, visto che pesava praticamente venti chili bagnato, ma una volta conosciuto avrebbe capito in fretta che non sarebbe stato quello il problema, bensì i danni che avrebbe potuto fare, volontariamente e involontariamente.

    «Più o meno. Sarai tu a sceglierla, ma non puoi neanche andare lì e prenderne una a caso o quella che ti piace di più. Devi trovare quella che si adatta di più a te.»

    «È l'arma a scegliere il semidio, signor Valdez» disse improvvisamente Leo, cercando di ottenere un'aria solenne e usando un tono di voce più profondo, ma a giudicare da come Chiara lo stava guardando non aveva ottenuto il risultato sperato. Lo stava fissando come un cucciolo di cane che ha appena visto qualcosa di incomprensibile, inclinando la testa da un lato.

    «Olivander, da Harry Potter» disse Leo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. L'espressione di Chiara non cambiò. «E chi sarebbe?» chiese alla fine.

    Leo si bloccò, spalancando la bocca e gli occhi quasi gli uscirono dalle orbite. «Non conosci Harry Potter?»

    «Dovrei?»

EROI DELL'OLIMPO - LA PRIGIONE DELLA DEADove le storie prendono vita. Scoprilo ora