XIV - JASON

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Jason continuava a sistemarsi e a tirare i lembi della maglietta del Campo Mezzosangue. Non è che non gli stesse bene, la misura era praticamente perfetta, ma la sentiva terribilmente estranea e sbagliata sul suo corpo; in più non gli faceva neanche impazzire il colore arancione.

Per fortuna Percy non lo aveva svegliato con una secchiata di acqua fredda, anche se ci era andato molto vicino mentre cercavano di svegliare Piper. Iniziava già ad assomigliare fin troppo a Clovis, anche se questo spiegava come mai arrivasse sempre tardi alle lezioni.

Jason si legò i capelli in una bassa coda di cavallo, lasciando che delle ciocche gli cadessero ai lati del viso e si diresse insieme a Piper fuori dalla capanna di Ermes, dove li stavano aspettando Percy, che aveva in mano una scodella chiusa con un coperchio, Grover, Clarisse, Rachel e Leo. Tutti erano vestiti con le loro magliette arancioni del Campo Mezzosangue sotto ad una felpa o ad una giacca di qualche tipi. L'unica eccezione era Rachel, che portava la felpa sotto la maglietta del campo e una salopette in jeans sporca di vernice.

Leo sembrava davvero assonnato, con i suoi capelli che gli cadevano davanti agli occhi, coprendoli leggermente. Sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi. «Non avrei mai accettato se avessi saputo che mi sarei dovuto svegliare così presto.»

«Se pensi che questo sia duro, allora non durerai una settimana qui, pivello.»

«Sei sempre così incoraggiante, señorita

Clarisse chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. «Andiamo da alla Casa Grande, prima che vi ritroviate con un compagno in meno» disse la figlia di Ares, muovendosi a passo spedito davanti a loro.

«Sai, credo che l'unico che abbia avuto il fegato di parlare a Clarisse in quel modo fin dai suoi primi giorni sia stato solo Percy» disse Grover, camminando di fianco al figlio di Poseidone.

«Chissà perché non sono sono sorpresa.»

«Come se tu non avessi fatto altrettanto cose folli, Rachel.»

«Infatti non ho mai affermato di essere migliore o che non apprezzi quella tua caratteristica» sorrise la rossa.

La camminata non fu così tesa come Jason si aspettava. Piper sembrò trovarsi andare incredibilmente d'accordo con Grover e Rachel. Non capì totalmente il senso della loro conversazione, ma ascoltò abbastanza da capire che stavano parlando della questione ambientale di cui aveva parlato Chris.

«Nervosi?» chiese Percy, che stava camminando al fianco di Jason e Leo.

«Per cosa? Intendi la missione forse suicida per cui dovremmo partire a breve e che potrebbe decidere il destino del mondo?» rispose Leo in tono sarcastico. «Assolutamente no. Ho sempre sognato di farlo fin da quando bambino.»

Percy ridacchiò. «Buon per te. Il mio più grande sogno da bambino era riuscire a fare un'acrobazia con lo skateboard. Ma immagino che ognuno abbia le proprie ambizioni.»

«Oh, tu vai in giro in skate?» chiese Jason, che in effetti riusciva perfettamente a immaginare il figlio di Poseidone con il classico abbigliamento di uno skater mentre faceva acrobazie su una rampa o su una ringhiera.

«Ogni volta che posso. Qualche volta me lo porto anche al campo e ogni tanto ci faccio un giro.»

«Non mi sembra un posto adatto per andare sullo skate» disse Leo, guardandosi intorno e Jason concordò con lui. Il posto non aveva un terreno omogeneo o coperto dall'asfalto ed erano totalmente assenti rampe o altre cose che avrebbero potuto essere utili per fare delle acrobazie.

EROI DELL'OLIMPO - LA PRIGIONE DELLA DEADove le storie prendono vita. Scoprilo ora