Uno

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Note iniziali: nessuna. Nessun avvertimento, nessun dramma. Questa storia è dolce, è romantica, è tutto uno sciogliersi. Noi abbiamo amato scriverla, speriamo possiate amarla anche voi.


Stiles sta guidando da giorni interi da solo: pensava che passare quel tempo con se stesso lo aiutasse a schiarirsi le idee, a trovare una soluzione per rimettere ordine nella sua vita, a prendere decisioni. Invece non aveva fatto altro che piangere, fermarsi ad ogni stazione di servizio per fare pipì e vomitare. Non pensava che Beacon Hills fosse così lontano da New York. Cioè, okay, lo sapeva ma fare il tragitto in macchina lo ha reso estremamente più reale. Esattamente come ha reso reale la sua situazione: incinto di quasi sei mesi e solo. Ricorda ancora la sera in cui aveva chiamato suo padre in lacrime: Noah si era offerto di raggiungerlo immediatamente ma Stiles non aveva voluto. "Non puoi startene lì da solo, nelle tue condizioni" gli aveva detto.

"Lo so, papà. Ma cosa dico a lavoro? Fino a quando non si vedrà la pancia continuerò a stare qui."

"E poi? Tornerai a casa?"

"Non credo di avere molte altre possibilità" aveva sussurrato prima di chiudere la chiamata.

La realtà è che Stiles si sentiva terrorizzato: non ha la minima idea di cosa significhi diventare padre, nemmeno lo aveva mai preso in considerazione fino a quel momento e non passava giorno in cui non si chiedesse se stesse facendo una follia decidendo di tenerlo.

Arriva finalmente a Beacon Hills in tarda serata e trova Noah ad aspettarlo sulla porta di casa. Appena lo vede gli va incontro abbracciandolo. "Bentornato figliolo."

Stiles deve farsi forza per non mettersi di nuovo a piangere. "Mi sei mancato, papà."

"È per questo che hai deciso di non fermarti anche stanotte e hai guidato troppo durante l'ultimo tragitto?"

"Volevo tornare di notte" ammette.

"Non lo hai ancora detto a nessuno?"

"Lo sa solo Scott."

Noah gli dà una pacca sulle spalle comprensivo. "Hai fame?"

"Sì."

Sono seduti a tavola e Stiles sta raccontando al padre del suo lavoro. "Quindi sono riuscito a convincerli a farmi lavorare da remoto per qualche tempo."

"Figliolo sai vero di aver mentito ai federali? E io sto benone, non sono malato."

"Gli ho solo detto che risulti confuso e dobbiamo fare degli accertamenti."

"Ma sto bene!"

"Lo so ma..."

Il campanello interrompe la loro discussione. "Aspettavi qualcuno?"

"No."

"Io vado in camera. Non ho voglia che mi vedano così."

Noah sospira. "Non puoi nasconderti per sempre dai tuoi amici."

"Lo so. Vai ad aprire" dice salendo poi le scale.

Nemmeno aspetta di riconoscere la voce prima di chiudersi in camera: è esausto e ha davvero bisogno di dormire. Entrare nella sua vecchia camera, trovarla esattamente come l'aveva lasciata gli fa davvero uno strano effetto. Si corica sul letto rannicchiandosi, le braccia strette attorno alla pancia. È sul punto di addormentarsi quando qualcuno bussa alla finestra spaventandolo. Pensa immediatamente si tratti di Scott: non lo ha avvisato del suo arrivo ma probabilmente lo ha fatto suo padre. Apre la finestra sorprendendosi di trovarsi invece davanti Derek. Un Derek decisamente più adulto rispetto all'ultima volta che lo ha visto ma sempre maledettamente in forma. E bellissimo. "Allora non mi ero sbagliato. Sei proprio tu. Bentornato" gli dice abbracciandolo.

Stiles si sente spiazzato da quel gesto e in panico non appena Derek si stacca da lui guardandolo stupito. "Stiles tu sei..."

"Già" sussurra tentando di nascondere la pancia.

A Derek quel gesto non sfugge. "Come stai?"

"Come credi che stia?" risponde arrabbiato. Se con Derek per non essere in grado di farsi gli affari suoi o con se stesso non lo sa.

Derek annusa l'aria. "Sei spaventato, triste, stanco ma anche certo della decisione che hai preso."

"Certo? L'unica cosa di cui sono certo è di avere mandato all'aria la mia vita e la mia carriera per un esserino di cui probabilmente nemmeno saprò prendermi cura" sbotta sull'orlo delle lacrime.

"Il mannaro che ti ha messo incinto?"

"Non c'è più" è tutto quello che Stiles ha la forza di rispondere.

Derek lo ha capito e non fa altre domande su di lui. Avranno tempo per parlarne se lo vorrà. "Hai preso la decisione giusta venendo qua."

"Non avevo altra scelta. Non posso lavorare in queste condizioni e..."

"... e qui ci siamo noi."

"Noi?"

"Pensi davvero che ti lascerò solo?"

"Perché?" domanda Stiles. Perché davvero non riesce a spiegarsi il motivo per cui Derek voglia aiutarlo: non si sentono da anni e nemmeno si sono lasciati nel migliore dei modi. Eppure, ora Derek gli trasmette una serenità da fargli quasi invidia.

"Domani vieni a cena da me? Voglio presentarti qualcuno."

Stiles non ne ha la minima voglia ma Derek sembra tenerci davvero molto e si è dimostrato talmente gentile che non può proprio rifiutarsi. "Va bene."

"Perfetto. A domani, ragazzino" lo saluta uscendo di nuovo dalla finestra.

E Stiles si stende sul letto sentendo, per la prima volta, che potrebbe riuscire a sistemare il caos nella sua vita.

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