Otto

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Stiles torna a casa due giorni dopo. I punti tirano ancora, ma riesce almeno ad alzarsi da solo dal letto e a cullare anche Alec per un po’, considerando che piange sempre. Piange per la cacca, piange perché ha fame, piange anche solo se Stiles decide di cullarlo da seduto. La notte dorme, ma ovviamente ogni tre ore ha fame e Stiles odia svegliarsi di notte.

Per tutta la prima settimana, Derek, lo sceriffo, Scott e Isaac non fanno che alternarsi per non lasciarlo mai solo e Stiles davvero non sa come avrebbe fatto senza loro e senza tutta la roba che Jake gli ha fatto trovare ammassata in garage. Anche solo uscire per comprare i pannolini gli sembra un miraggio, ormai.
“Puzzi” è così che un pomeriggio lo saluta Eli, mentre lancia lo zaino della scuola sul divano e lo guarda.

“Ho un figlio nato da sette giorni e la cosa mi ruba un po’ di tempo, sai?” risponde forse un po’ troppo piccato, sedendosi poi subito sul divano, chiudendo gli occhi. “Sono stanco, scusa. Tu come stai?”

“Bene, ho preso una bellissima A in matematica. Papà arriva tra mezz’ora, perché non approfitti del mostro che dorme e vai a fare un bagno?”

Stiles lo guarda. “E se si sveglia?”

“Se si sveglia io lo prendo in braccio e nel frattempo tu esci dalla vasca, non vai a fare un bagno in Antartide e se piange dieci secondi in più non credo sia una tragedia.”

Stiles continua a fissarlo. “Hai quindici anni o trentasette?”

Eli alza gli occhi al cielo proprio come farebbe suo padre. “Sedici tra tre giorni, se vogliamo essere precisi.”

“TRA TRE GIORNI? E QUANDO AVEVATE INTENZIONE DI DIRMELO?!”

Eli gli preme subito una mano sulla bocca. “Stiles! Si sveglia! Va’ a fare il bagno!”

“Ehi, non darmi ordini, non sei mica il mio Alpha, ragazzino.”

“Sono l’Alpha di tuo figlio” si pavoneggia.

“Tuo padre è l’Alpha di mio figlio!”

“Pfff, ha riconosciuto me, mica papà!”

Stiles si alza sbuffando. “Vado a fare il bagno!”

E Stiles solo quando è immerso nell’acqua calda si rende conto di quanto Eli avesse ragione. Non si lava dicentemente da sette giorni, non ricorda nemmeno se si è cambiato i calzini e nemmeno si è guardato allo specchio. L’acqua calda gli sta facendo rilassare ogni singolo muscolo che gli fa male. Le braccia indolenzite, la schiena contratta, la ferita che, pur avendo tolto i punti, continua a pizzicare. Se ne sta lì, con gli occhi chiusi, lasciandosi solo cullare dal torpore e dal profumo di agrumi. Azzera ogni pensiero, sa solo di essere stanco. Si alza solo quando l’acqua comincia a raffreddarsi, asciugandosi con cura, spazzolandosi i capelli bagnati e asciugandoli con calma. Non ha sentito Alec piangere, quindi starà ancora dormendo. Si cambia la tuta, mettendone una pulita e profumata, poi scende di sotto. Passa di fianco alla seconda culla che tengono al piano di sotto, ma Alec non c’è e, nonostante si fidi di Eli, sa che è pur semrpe un bambino anche lui e va di fretta in salotto. Sul divano c’è Eli che sta solleticando le manine di Alec, perfettamente sveglio, tenuto in braccio da Derek. È proprio quest’ultimo che si volta verso Stiles, sorridendogli. “Stai meglio?” chiede.

Stiles annuisce, raggiungendoli, sedendosi sul tavolino basso di fronte a loro. Alec si gira subito verso di lui. “Ciao scricciolino di papà.”

“Si è svegliato poco dopo l’arrivo di papà e non ha nemmeno pianto” gli spiega Eli. “Stavamo facendo due chiacchiere tra uomini.”

“Ah, si? E cosa vi siete detti?”

Stiles vede Eli rivolgere uno sguardo a Derek che gli sorride, poi risponde. “Raccontavo a papà che Nina ed io... noi l’abbiamo fatto.”

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