Due

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Il giorno dopo, Stiles lo trascorre quasi interamente in casa. L’unico momento in cui mette il naso fuori è per uscire sul retro, dove Scott lo sta aspettando. Sono le quattro del pomeriggio e suo padre è a lavoro. Quando vede Scott è come se gli crollasse addosso tutto ciò che ha passato in quegli anni. Ha lasciato la sua città ormai quindici anni prima, tornando davvero pochissime volte e ospitando suo padre e Scott ancora meno a New York. Non sa spiegare perché, ma ha sempre sentito di non voler più mettere piede lì, pur sentendo la loro mancanza. Mancanza che sente esplodere tutta appena Scott lo stringe, accarezzandogli i capelli mentre Stiles piange sulla sua spalla. “Ora ci siamo noi” gli dice suo fratello, praticamente cullandolo, fino a quando Stiles riesce a sciogliere l’abbraccio e a guardarlo negli occhi.

“Ho fatto un pasticcio enorme, vero?” chiede, ironico, portandosi le mani al ventre ormai abbastanza gonfio.

“Beh”, risponde Scott, appoggiando una mano sulle sue, “almeno è un pasticcio bello. Cresce bene? Hai poi voluto sapere il sesso?”

Stiles nega. “No, non mi interessa. Sono solo terrorizzato e non riesco a pensare ad altro. So che dovrò tipo comprare vestiti, la culla, il passeggino e tutto il resto, ma mi sento bloccato.”

“Ci penseremo insieme e c’è ancora un po’ di tempo. Ceniamo insieme stasera?”

Stiles non sa perché, ma si sente arrossire. “Ieri Derek è venuto da papà, non so nemmeno perché, ma ha sentito il mio odore e si è arrampicato in camera mia. Mi ha invitato a cena da lui. Dice che mi deve far conoscere qualcuno” spiega. “Si è sposato, vero?”

“Tuo padre e Derek lavorano insieme da dieci anni, ormai” spiega. “E no, non è sposato.”

“Dieci anni? E perché papà non me l’ha mai detto?!”

“Perché non volevi sapere nulla di questo posto e si limitava a parlarti di se stesso, come ho fatto io. Però, se vuoi, dopo la cena possiamo vederci e parlare di tutti gli aggiornamenti.”

Stiles lo guarda scettico. “Chi mi deve presentare?”

“Non te lo dico. Anzi, pagherei per vedere la tua espressione! Ora vado che Isaac mi sta aspettando. Tu stai tranquillo, okay?”

“Isaac?!”

Scott si allontana ridendo, sventolando una mano. “Poi ci aggiorniamo, okay?!”

Stiles passa il resto della giornata un po’ agitato. Si prepara, indossa una felpa extralarge per non rischiare che qualcuno noti qualcosa e, quando si rende conto di non sapere dove andare, chiede a suo padre dove abita Derek, facendogli poi promettere che gli racconterà del loro rapporto. “Vai, poi parliamo” risponde lo sceriffo.

Stiles guida fino alla riserva, fino a quella che un tempo era una casa distrutta, bruciata dal fuoco, ma che ora è una splendida casetta bianca, con un vialetto curato e una casa sull’albero. Perché diavolo Derek ha una casa sull’albero? Avanza, arriva alla porta e suona il campanello. Ad aprirgli è Derek che però sembra nemmeno dargli retta. Gli fa cenno di entrare, mentre si rivolge verso le scale dietro di lui urlando un: “Ti ho detto che domani non vai da nessuna parte se prima non fai il tuo dovere e non voglio più ripetermi. Scendi di sotto, subito!”

Poi si rivolge a lui. “Scusa, Stiles, bel modo di accogliere le persone. Vieni, andiamo in cucina, che sto finendo di preparare.”

Stiles lo segue praticamente intontito. Con chi stava urlando Derek e soprattutto davvero ha cucinato lui tutta quella roba? “Non ci capita spesso di avere ospiti, a parte Scott, Isaac e tuo padre e diciamo che ho fatto un po’ troppa spesa oggi pomeriggio. Siediti dove ti pare, che tolgo l’arrosto dal forno.”

Stiles si siede quasi come un automa su uno degli sgabelli di fianco all’isola della cucina. Derek prende una presina, sfila una teglia dal forno e poi si gira a sorridergli. “Mi ero scordato di darti l’indirizzo o di dirti che, che, ho ristrutturato la villa.”

TendernessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora