"Terra, anno 2117: un covo di anime in pena.
Le città crollano sotto il peso del cemento e dell'aria carica di agenti tossici, irrespirabile, e con loro le civiltà regrediscono, mentre la natura impazzita si ribella ad ogni legge conosciuta.
Ciò che era stato creato dall'umanità viene divorato o dalle onde del mare, o dagli uragani, oppure ancora dall'arsura del sole.
Coloro che fino a quel momento avevano vissuto nell'ombra e nella segretezza invece, possono provare a sopravvivere in maniera dignitosa. O almeno questo sarebbe il loro desiderio.
Quelle creature che hanno infestato per secoli soltanto gli incubi degli esseri umani, finalmente possono uscire allo scoperto, strisciando fuori dai loro nascondigli più remoti, poiché grazie ai loro poteri possono fronteggiare persino i cataclismi continui che sconvolgono il pianeta, adattandosi anche alle condizioni più impervie.
Peccato però che i rari umani rimasti a popolare il globo, pur non possedendo più armi di distruzione di massa o tecnologia pericolosa, si siano trasformati per lo più in cacciatori, barbari e violenti, rifiutandosi di cedere il dominio della Terra. Ma in fondo era prevedibile, no?
Quando c'è in gioco la sopravvivenza, e no, non quella di interi popoli, ma solo la sopravvivenza del singolo, nessuno possiede la volontà di arrendersi, e tutti sono disposti a diventare dei mostri pur di andare avanti..."Hefty stava correndo nella sua forma umana, slittando tra una buca e l'altra. Non si era minimamente accorto di essere finito a ridosso di un campo minato, o se ne sarebbe rimasto prontamente alla larga.
Dannati cacciatori, cercavano di proteggere strenuamente quel poco che gli era rimasto, nonostante non fossero altro che morti per lo più deformi che camminavano.
Perché non si facevano divorare e basta?
Già aveva il suo bel da fare a difendersi dalle altre creature che gli stavano alle costole, non aveva tempo per giocare con i marchingegni antiquati dei sapiens, o di ciò che era rimasto della loro specie, visto che, al punto in cui erano arrivati, non erano più tanto diversi dagli animali verso cui si sentivano così superiori. Tutt'altro.
Tuttavia quelle bestie a due gambe non riuscivano proprio a mollare l'idea di stare sul trono, e avevano preso di mira proprio le creature come lui, pur di riaffermarsi nella piramide di potere inesistente di quel mondo in frantumi.
Non c'era proprio niente da fare, la vita per gli esseri sovrannaturali era una vera merda.
Lo era stata prima, lo era adesso, e probabilmente lo sarebbe stata anche in futuro.
A che cosa diamine serviva l'immortalità, se poi bisognava passare l'intera esistenza a nascondersi da gente sempre pronta a linciarti? Oppure ancora dai propri simili, sempre in guerra per avere una briciola di territorio in più?
La manticora non aveva mai trovato una risposta a queste domande, e difficilmente l'avrebbe cercata in quel momento in cui doveva impegnarsi a salvare la pelle, non perché fosse appunto particolarmente attaccato alla vita, ma perché lo aveva promesso a suo fratello Attikus, che si era sacrificato per lui in una sanguinosa battaglia contro dei maledetti lupi norreni, avvenuta qualche tempo prima.
Non poteva però perdersi in quel doloroso ricordo, non era ancora il tempo di raggiungerlo. Doveva prima onorare la sua morte costruendo qualcosa di buono, e poi sì, finalmente si sarebbero potuti ricongiungere.
Superato il campo minato, con grande fatica e grande fortuna, pensò di essersi messo al sicuro nella boscaglia, ma con suo disappunto, scoprì di aver cantato vittoria troppo presto. Proprio in quel cumulo di radici e vegetazione, si erano raccolti dei cacciatori, armati di fucili con proiettili d'argento e lanciafiamme.
Riuscì ad atterrane un paio quando se li ritrovò davanti all'improvviso, mutando nel gigantesco essere alato dal muso di leone, ma nonostante la rapidità, un getto di fuoco riuscì a bruciargli proprio l'ala destra.
Ruggendo di dolore, dovette correre via utilizzando la velocità delle possenti zampe, tuttavia diversi colpi di fucile lo sfiorarono mentre scartava tra le fronde e i tronchi. Non era uno spazio comodo per una creatura delle proprie dimensioni.
Era più veloce degli umani sì, ma quelli conoscevano quella porzione di foresta meglio di lui, e non sembravano minimamente intenzionati a lasciarlo andare.
Vagò a lungo in quel groviglio a tratti secco come il deserto, a tratti intriso di verde. Le zampe venivano tagliate dai rovi e per ogni ferita che si rimarginava, altre si aprivano sotto ad esse, per via del continuo battere sul terreno, tra tronchi morti e radici che fuoriuscivano dal manto secco. Gli umani intanto, anche se lontani, erano ancora sulle sue tracce a fucili spianati. Avanzavano calpestando le foglie secche con arroganza, rovinando la vegetazione come se fossero rimasti i padroni del mondo, come se non fosse stata loro la colpa di quello scempio.
Non imparavano mai.
Decise di ritrasformarsi in uomo per dare modo all'ala di guarire, e proseguì utilizzando i rami degli alberi come appoggio per saltare, così da mantenere il vantaggio che era riuscito a guadagnare rispetto ai cacciatori.
Raggiunse così una grotta sul limitare ovest del bosco.
Sarebbe stato sicuro nascondersi lì? O sarebbe stato il primo luogo in cui lo avrebbero cercato? Non ebbe tempo di valutare la situazione. Qualcosa lo colpì alle spalle e tutti divenne buio.
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Racconti pubblicati con Historica Edizioni
General FictionIn questo spazio voglio raccogliere i racconti con cui ho partecipato ai vari concorsi indetti dalla casa editrice Historica Edizioni, e che hanno avuto la fortuna di essere pubblicati in un'antologia cartacea, anche se in realtà per ora sono soltan...