Tutto l'amore che c'è

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Avrei potuto scrivere un'altra storia. Anzi, avrei voluto scrivere tutt'altra storia in verità. Qualcosa che parlasse di lotta e di perseveranza, uno di quei racconti su come si può sconfiggere un pessimo rapporto con il cibo, su come si possa tornare a far vincere la vita. Quei testi che fanno commuovere, che fanno tenere i pugni stretti al lettore, il quale si immedesima ed agogna il suo lieto fine dopo la tempesta. Parole che si incidono a fondo nel cuore di chi apprezza le vicende vere e sincere.
Queste erano le mie intenzioni, almeno fino a che non mi sono seduta al portatile pronta a trasformare l'immacolato e bianco foglio elettronico nella mia creatura di sillabe e inchiostro nero. A quel punto però sono stata investita da un ricordo tanto vivido e prepotente, che quasi ne ho avvertito gli odori pizzicarmi le narici ed il sapore sulla punta della lingua.
No, non potevo proprio ignorarlo. Quel ricordo chiedeva a gran voce di essere condiviso, raccontato, risvegliato a nuova vita.
Quando ciò accade è mio dovere fare del mio meglio per dare voce a questi momenti di vita vissuta, che nel terrore di essere dimenticati, premono alle porte della mia mente per essere rivissuti.
La memoria è il tesoro più prezioso che possieda un essere umano. Di questo sono fermamente convinta da sempre.
Perciò!
Perciò eccomi qui a chiedervi di fare uno sforzo d'immaginazione.
Venite con me, coraggio.
La vedete la grande stanza inondata dal sole di settembre? I mobili sono quelli di una tipica cucina dal gusto antico: legno dalla colorazione noce scuro, piano cottura in marmo,tavolo rettangolare e sedie dalla spalliera alta. Le finestre sono leggermente aperte per permettere alla brezza di entrare, e gli arricciati tendaggi in canapa dalla sfumatura ocra ondeggino lievemente.
Al tavolo ci sono due persone, una donna e una bambina.
La donna che vedete è mia nonna. Anche all'epoca portava sbarazzini ricci rossi e vaporose ciabatte coi pon pon, però è un poco più piena in viso di quanto non lo sia stata nei suoi ultimi anni di vita. Anche gli occhi sono differenti da quelli dei miei ricordi più recenti, sono infatti più caldi, più vividi, più felici e meno stanchi.
Come sempre è intenta ad impastare qualcosa di buono,qualcosa da far venire l'acquolina in bocca... o almeno questo è ciò che pensa la bambina in ginocchio sulla sedia, protesa verso la ciotola blu con le mani cicciottelle a sostenerle il viso paffuto,mentre scruta con interesse ogni movimento della donna adulta. Le iridi verde scuro si adombrano però, quando comincia a comprendere cosa stia preparando la nonna, ed un vero e proprio broncio le gonfiale labbra e le guance quando finalmente tutto è definitivamente chiaro.
La bambina con il caschetto castano scuro alla "NinoD'angelo" che state vedendo, ebbene quella sono io, e purtroppo per me a inizi anni 90' quel dannato taglio di capelli andava di moda sia per i maschietti che per le femminucce.
Imbarazzanti capelli a parte comunque, il motivo del mio broncio è presto detto: la nonna sta preparando le melanzane ripiene.
Inutile dirvi che a quel tempo il mio palato non era abbastanza fine da apprezzare le gioie della verdura e, ad essere del tutto sinceri, non lo è nemmeno ora. Le melanzane ripiene tuttavia mi piacciono molto adesso.
Ma torniamo alla nostra cucina.
Ormai non vivo in quella casa da quasi vent'anni, eppure posso ancora udire nitidamente lo sfrigolio dell'olio in padella, e sentire il profumo di prezzemolo, carne trita e melanzane, proprio come se tutto fosse qui sotto i miei occhi in questo preciso istante.
La bambina comincia a borbottare e fare i capricci, mala nonna con instancabile pazienza e amore le promette che non le farà mangiare le polpette di melanzane poiché per cena infatti,solo per lei, ci sarà la pasta al ragù.
La pasta al ragù è un compromesso accettabile, ma solo se non le mettono sopra il parmigiano.
La donna dal caldo accento del sud allora promette che non ci sarà nemmeno il formaggio, che invece sta versando nell'impasto che sta lavorando, e così il sorriso torna a illuminare il visino della bimba, che ora osserva con meno astio e più attenzione la preparazione della ricetta.
La pace della scena non viene spezzata nemmeno dal bisticcio che sta avvenendo nella stanza adiacente, né dall'abbaiare dei cani in cortile.
Ci sono solo la nonna e la nipote, nella loro nuvola di affetto, tra il profumo delle melanzane fritte e il venticello di settembre.

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