1 | Fughe notturne di un'anima selvaggia

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nome
/nó·me/
Una parte variabile del discorso con cui si designa una persona, un animale, un oggetto, un'idea, un sentimento, un'azione o un fatto.

nome/nó·me/Una parte variabile del discorso con cui si designa una persona, un animale, un oggetto, un'idea, un sentimento, un'azione o un fatto

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𝙰𝚛𝚝𝚎𝚖𝚒𝚜𝚒𝚊

Non mi piace il mio nome: è troppo lungo, articolato e pomposo. Nelle conversazioni spicca come un balbuziente in una gara di dialettica. Rea, il nome di mia sorella maggiore, per quanto brutto, almeno è corto.

Amo i soprannomi, adoro dire Dan invece che Daniel, Gwen al posto di Gwendoline e Brooke piuttosto che Brooklyn. Non solo per comodità comunicativa, essendo più brevi rispetto ai nomi completi, ma proprio perché le abbreviazioni rendono un legame più evidente al solo parlare.

Da Artemisia non si riesce a tirar fuori nessun soprannome: Arte? Misia?

Quello di mia sorella ha radici storiche eleganti e di buon auspicio, in quanto il suo nome è stato scelto in onore di Rea Silvia, la madre dei fondatori della città di Roma.

Il mio nome invece, deriva da una pianta. Da una futile, esteticamente insipida, verde sbiadito, pianta. L'artemisia è un arbusto simile ad un cespuglio senza fiori. Un agglomerato di foglie squadrate con fuscelli secchi e deboli.

Mia sorella mi chiama sempre Artemis, nomignolo che non ritengo affatto gentile o affabile. Non lo considero neanche un soprannome. Mi chiama così perché dice che le ricordo quel Dio selvaggio senza regole e drammi. Ha l'audacia di storpiarmi il nome con uno ancor più brutto, e persino da uomo.

Gli occhi verdi di Rea entrano in contatto coi miei, «Anastasia ti ha chiamata?» mi chiede mangiandosi le unghie, lo smalto rosa inizia a scheggiarsi sul letto ungueale dell'indice.

Scuoto il capo.

«Neanche un messaggio?»

«Neanche un messaggio.»

Anastasia e Rea si conoscono da prima che io nascessi. L'infanzia passata fra i vicoli di Brentwood ed i giardini della famiglia Wilkinson ha livellato gli strati della loro amicizia.

«Accidenti.» impreca Rea alzandosi in piedi.

Amiche dagli albori, avevano condiviso bambole a cinque anni, vestiti a tredici, rossetti a sedici ed uscite ribelli a ventitré.

Da ormai più di dodici mesi, si erano lasciate stregare dalla vita notturna della Downtown. A malapena conosco i quartieri che la compongono, ''Sono luoghi in cui non metterai mai piede, Artemisia, non ci sono ragioni per cui ti debbano interessare.'' Avevano così eclissato il discorso i miei.
Come qualsiasi abitante di Bel Air, so che sono luoghi lontani dal livello di sicurezza di quelli del Westside, ma non mi sono mai preoccupata di andarne a verificare la veridicità.

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