0 | Figli della societá

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notte
/nòt·te/
L'intervallo di tempo fra il tramontare e il sorgere del sole, la cui durata varia con la latitudine del luogo e con la declinazione del sole.

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Nyx.
Nyx è figlio del ritardo del bus, uno di quelli prolungati marcati dalla pioggia che ti congela il respiro. Figlio di quei minuti d'attesa che sembrano durare per ore, col ticchettio delle gocce sull'asfalto e nessun passante per strada.

I suoi genitori si conobbero così, tra le luci affusolate dei lampioni rotti, cullati dalle raffiche di vento.

Skid Row, distretto della Downtown di Los Angeles, non era una località romantica per incontrarsi. Col pungente odore di urina che permea nella maggior parte dei vicoli, la presenza del senzatetto dormiente sulla panchina non era paragonabile alle scene delle pellicole in cui i protagonisti sono circondati da rose e fiori in un fittizio giardino dell'Eden.

All'arrugginita fermata del tram, Atlas offrì il suo ombrello alla donna a lui vicina, una carezza all'ormai tristemente sottovalutata galanteria occasionale. I capelli nero inchiostro della ragazza si mossero verso di lui, gli occhi allungati le si distesero tanto da far scomparire cornea e iride, surclassate dalle palpebre chiare di un sorriso largo.

«Magari smette di piovere.» affermó l'uomo, insicuro. La testa rivolta verso l'alto ed il freddo a penetrargli nel tessuto della giacca.

Il modo in cui tentò di fare conversazione fece mantenere il sorriso sul viso di Hina. Il cielo era coperto di nuvole scure, dense e soffocanti, più che lontane dall'essere terse. Non avrebbe smesso di piovere, non prima di ore almeno.

«La ringrazio.» rispose Hina, prendendo l'ombrello dalle mani dell'uomo. Doveva avere pochi anni in più rispetto a lei, non più di venticinque. Aveva le sopracciglia folte e gli occhi rotondi e vispi, nessuna traccia sonnacchiosa nella sua espressione a differenza di quella della donna, intenta a trattenere più di uno sbadiglio.

L'uomo si sporse in avanti, «Mi chiamo Atlas.» le allungò l'altra mano sotto la pioggia, sorridendole a ruota. Leggermente imbarazzato dall'elegante compostezza della ragazza, si sforzò di risultare il più spontaneo possibile nonostante nessuno si fosse mai rivolto a lui con tanta signorilità dandogli del lei.

Quell'ormai albeggiante mattina, Atlas era diretto in una fabbrica che produceva materiali automobilistici. Si era svegliato alle cinque per andare a lavorare per la prima volta in un nuovo stabilimento di assemblamento veicoli.
Essendo stato licenziato in quello antecedente perché rubava materiali e rivendeva arnesi ed attrezzatura, avrebbe messo piede in quella struttura solo per iniziare ad appropriarsi di nuove tipologie di strumenti da smerciare.

Abbacchiato dai due lavori che faceva, guardó l'orologio trattenendo l'imprecazione che si sarebbe concesso in assenza della ragazza. Suo padre aveva un tumore al rene sinistro e nessuno in famiglia poteva permettersi l'assicurazione sanitaria. Il dottore di Skid Row si faceva pagare esageratamente per ogni medicinale ed intervento...ma costava comunque un quinto rispetto a quanto sarebbe costato un contratto sanitario base previsto dallo Stato.

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