Capitolo IV

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Quinn's Pov
Sentivo il mio viso andare a fuoco, per un attimo pensai di esplodere.
Non ho mai sopportato di essere chiamata con quel soprannome in pubblico, ancora di più se di fronte ai miei futuri colleghi.
Per un attimo ho pensato di odiare Cristian per quella battuta di cattivo gusto che aveva fatto di fronte a tutti.
Rimasi per un po' da sola fuori dalla centrale per sbollire e prima che potessi rientrare mi raggiunse il ragazzo che poco prima aveva cercato di prendermi per mano.

"Va tutto bene? Sembravi un vulcano pronto ad eruttare fino a qualche minuto fa" disse lui con fare scherzoso.

"Mai stata meglio, ora per cortesia facciamo ciò che devi fare e poi accompagnami a casa." lui mi guardò male per un attimo e poi si avvicinò ulteriormente a me.

"Ti dà così fastidio la mia presenza?" chiede lui quasi dispiaciuto.

"Beh stavo cercando di essere gentile con te ma dopo quella battuta che hai fatto sto pensando di cambiare metodo di approccio" dissi palesemente infastidita.

"Che ne dici di ricominciare con il piede giusto?" mi chiese lui sorridendo e sporgendo la mano verso di me.
Il mio sguardo passò diverse volte dal suo viso alla sua mano, indecisa se accettare.

"D'accordo" mi decisi io e afferrai la sua mano tranquillamente.

"Grazie per questa opportunità bambolina" disse continuando a sorridermi e mi tirò a se avvicinando i nostri corpi.

"Non avevi detto di voler ricominciare da capo? Normalmente due sconosciuti non starebbero così vicini" dissi appoggiando una mano sul suo petto per allontanarmi appena da lui.

"È vero ma non penso che ti piacerebbe essere investita" mi girai non appena sentii un motorino passare alle mie spalle.

"A-ah... grazie..." borbottai e nel mentre lui aveva già lasciato la mia mano.
Anche se ero infastidita da quel contatto devo dire che per un momento avrei voluto sentire ancora il calore della sua mano.

"Non c'è dì che, ad ogni modo, ho un incarico da svolgere" iniziò a camminare e io lo affiancai.

"Che tipo di incarico?" domandai io e lui si avvicinò al mio orecchio per sussurrare.

"Traffico di droga" lo guardai leggermente scioccata che abbia accettato il mio aiuto per un lavoro del genere.

"E io come potrei aiutarti? Non ho mai fatto una cosa del genere neanche con mio fratello" lui mi guardò per un attimo e iniziò a camminare prendendo dalla tasca posteriore del suo jeans un taccuino e una penna per appuntare ciò che vedeva.

"Sei uno all'antica, hm?" dissi io per prenderlo in giro e lui capì il mio intento sorridendomi.

"Ho preso esempio da tuo fratello" mi rivelò lui e io scoppiai a ridere, avendo trovato il nuovo motivo per prendere in giro mio fratello per i prossimi mesi.

"Jay è vecchio dentro, l'ho sempre saputo" dissi io.

"Come mai ti sei avvicinata a questo settore?" mi chiese lui iniziando a camminare.

"Perché credo nella giustizia e renderla a tutti quei casi irrisolti" spiegai molto tranquillamente, senza dire il vero motivo.

"Sai, non credo molto a questa tua motivazione" mi confessò ridacchiando.

"Mi sta dando della bugiarda, Mr. Moore?" lo guardai scettica.

"No, semplicemente non pensò che sia la ragione principale. Solitamente i dati dei casi irrisolti non vengono condivisi, a meno che non sei convolto in uno di essi" si fermò e si girò verso di me.

"Ti ricordo che ho un fratello, che è anche un tuo collega che lavora nel tuo stesso settore." mi fermai anch'io e incrociai le braccia sotto al petto aspettando una risposta.

"Jay non condividerebbe mai dei dati privati delle indagini, non li condivide neanche con me in alcuni casi" ammise e io iniziai a sudare freddo.

"B-beh ma io sono sua sorella, mica una sconosciuta, si fida di me" si iniziò a sentire il nervosismo nella mia voce diventata più acuta.

"Non sei brava a mentire, ma almeno ciò significa che non lo fai spesso. Se non vuoi parlarmene non importa, non voglio impicciarmi senza il tuo consenso" disse ricominciando a camminare.

"È un argomento delicato che non ho ancora superato... mi è difficile parlarne" mi si inumidirono gli occhi ripensando al giorno dell'incidente.

~Flashback~
Era una sera d'estate, io e mio padre stavamo tornando a casa dopo una lunga giornata di compere.

"Ma sei proprio sicuro di aver preso tutto? Il frigo era completamente vuoto stamattina" parlai io leggendo lo scontrino della spesa.

"Si a papà, sono sicuro al 100%, solo perché stavo per comprare qualcosa che scade domani non significa che io non sia attento a quello che faccio" mi disse e scoppiai a ridere.

"Ma se la volta scorsa hai comprato la panna montata credendo che fosse panna da cucina" lo presi in giro io.

"Sono cose che capitano, sono sicuro che non sono l'unico a fare errori del genere" si difese lui iniziando a girare l'angolo.

"Come n-" sentì un enorme tonfo molto vicino a noi.

Per un attimo non riuscì a capire cosa era successo.
Quando riaprì gli occhi l'unica cosa che vidi era mio padre privo di sensi, con una ferita al capo dalla quale fuoriusciva molto sangue.
Sotto shock e non riuscendomi a muovere chiusi nuovamente gli occhi riuscendo a percepire, tempo dopo, in lontananza una sirena di un'ambulanza.
Ciò che ricordo di quella sera sono solo delle brevi scene: io trasportata da una barella con mio padre al mio fianco nelle mie stesse condizioni e i miei fratelli che mi continuavano a dire di tenere gli occhi aperti.
Ricordo solo questo di quella sera, ma purtroppo ricordo anche la terribile notizia al mio risveglio.

Sentì qualcuno accarezzarmi i capelli e lentamente iniziai a fare mente locale.
"Dove sono..?" sussurrai ancora scombussolata.

"Quinn... WILL È SVEGLIA" gridò quello che della voce sembrava mio fratello Jay.

"Jay... non urlare ti prego... ora mi sono svegliata" sussurrai irritata dal suo tono di voce.

"Ma se stai dormendo da due giorni, più riposato di te c'è solo un ghiro"

"Dai Jay lasciala in pace, si deve ancora riprendere" disse Will appena entrato nella mia stanza d'ospedale.

"Cosa mi è successo?" chiesi cercando di mettermi seduta sul letto con l'aiuto di Jay.

"Te lo diremo quando sarà il momento, ora pensa a riprenderti" mi rispose Will cercando palesemente di evitare l'argomento.
Voltai lo sguardo verso Jay che però dopo la mia domanda era perso a guardare il vuoto.

"Va bene... ma promettete che me lo direte sul serio" dissi io

"Te lo promettiamo" dissero loro all'unisono abbracciandomi delicatamente subito dopo.

Ovviamente quel giorno non arrivò mai, capì da sola cosa era successo notando l'assenza di mio padre al mio rilascio dall'ospedale.

~Fine Flashback~

Quasi scoppiai a piangere ripensando a quel giorno ma cercai di nasconderlo abbassando il viso.

"Quinn.. non so cosa ti sia successo, in ogni caso ti sono vicino se ne hai bisogno" appoggiò una sua mano sulla mia spalla cercando di non essere troppo invasivo.

Lo guardai per un attimo negli occhi e prima che potesse allontanarsi da me lo abbracciai.

"Grazie..." sussurrai piano e lui ricambiò l'abbraccio un po' rigido.

"F-faccio solo il mio lavoro..."

~𝖀𝖓 𝖙𝖗𝖆𝖉𝖎𝖒𝖊𝖓𝖙𝖔 𝖈𝖍𝖊 𝖚𝖓𝖎𝖘𝖈𝖊~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora