Capitolo 3.

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"Penso che dormiró da voi!" Biascicó il biondo ridendo mentre si aggrappava al suo migliore amico.

"Ei Ellen, ti sei divertita con il tuo nuovo amico?" Chiese poi barcollando, con un sorriso beffardo e gli occhi socchiusi, verso di me.

"Mai quanto te J." Dissi cercando di prenderlo al volo, ma caddi a terra, con lui sopra di me.

"Che bella visuale." Rise guardandomi il
seno, stretto nel vestitino.

Lo spinsi via da me e cadde con il sedere sulla sabbia. Io mi rialzai in piedi e guardai mio fratello spazientita.

"D' accordo, d' accordo. Va a chiamare Kie e Pope, io porto Jj sul twinkie." Disse velocemente, indicando la ricciolina e il loro amico seduto accanto a lei, poi tiró su il biondino da terra con un po' di fatica

Camminai più in fretta che potevo verso la ragazza, con le All stars che affondavano a fatica nella sabbia, mentre ripensavo alla conversazione avuta con Rafe.

Rafe Cameron. Non era certo al vertice delle persone più fidate del liceo, o dell'isola, ma comunque, che io sapessi, non aveva mai dato problemi. Mio fratello lavorava per suo padre, e anche se quest'ultimo non gli piaceva molto decisi che sarei uscita con Rafe. D'altronde perche no? Era carino, rispetto, ricco e sapeva usare bene le parole.

Arrivammo allo chatou solamente dieci minuti più tardi, ed io entrai per prima, correndo immediatamente in bagno per togliermi il prima possibile quel poco trucco che mi colorava la faccia, poi mi legai i capelli con una pinza per capelli.

Mentre mi passavo il dischetto sulla faccia per toglierò il trucco sorrisi al mio riflesso nello specchio. Non potevo credere che un ragazzo mi avesse chiesto di uscire.
Alla fine, forse, andare alla festa non era stato così male.

"El, posso dormire in stanza con te? Jj è così ubriaco che crede di essere un filosofo, e poi si è preso tutto il divano." Mi chiese Kiara non appena spalancai la porta del bagno di casa mia.

Spalancai gli occhi per lo spavento e sorrisi.

"Ma non devi neanche chiedermelo, Kie." Dissi con un sorriso stampato in faccia, poi la preso per mano e me la trascinai dietro nella stanza accanto.

Subito dopo aver chiuso la porta mi precipitati al mio armadio per togliermi immediatamente il vestitino.

Aprii un' anta dell' armadio nascondendomi dietro ad essa mentre mi sfilavo il vestito nero, e poi, più veloce della luce, mi infilati una maglia larga, evidentemente di mio fratello, e beige. E subito dopo dei pantaloncini neri

Dissi a Kie di prendersi i vestiti che voleva direttamente dal mio armadio e mi sedetti sul materasso in attesa della ricciolina.

Improvvisamente sentimmo il biondino entrare in bagno e vomitare l'anima.

"Che schifo!" Esclamammo entrambe facendo una faccia alquanto schifata.

Non appena anche Kie fu seduta sul materasso iniziammo a parlare e a ridere come due matte, molto probabilmente perché gi soggetti principali dei nostri discordi erano i tre moschettieri: John B, Pope e il mitico Jj.

Passamo dieci minuti così, a ridere, ed io mi sentii improvvisamente felice e più potente del solito.

"Ei Kie, vado un attimo in cucina. Ho un bisogno assurdo di bere un bicchiere d'acqua." Dissi ad un certo punto alzandomi dal matarasso e legandomi di nuovo i capelli con la pinza le chiesi: "Vuoi qualcosa?".

"No, tranquilla. Credo che proverò a dormire un po'." Mi rispose sdraiandosi sotto alld coperte del mio letto.

Le sorrisi e poi aprii e rinchiusi la porta della mia stanza entrando nel buio abissale del corridoio.

Appena misi piede nella cucina della nostra casetta accessi la luce della cappa ma con scarsi risultati, infatti quest'ultima sfarfallava, perciò cercai di fare il più veloce possibile e poco rumore.

Presi un bicchiere di vetro dallo sportello in alto e la bottiglia d' acqua dal frigo scricchiolante. Assurdo come in quella casa tutto fosse rotto!

"Adesso che ti sei trovata un' amichetto, moody, suppongo di dover onorare anche io il nostro patto e lasciarti in pace." Disse qualcuno dietro di me, anzi non qualcuno, ma Jj Maybank, facendomi sobbalzare dallo spavento.

"Sei ubriaco, dormi." Dissi già spazientita portandomi il bicchiere gelido alle labbra.

Lui scosse la testa malizioso.

"Allora, è simpatico Cameron?" Chiese ancora nella penombra.

Spensi la luce lampeggiante e mi diresse nel salotto, per tornare chiaramente nella mia stanza.

"È carino." Dissi solamente.

"Carino." Commentò schifato.

"Ma che ti importa poi?" domandai andando ad aprire la porta d'ingresso. Faceva un caldo atroce.

"Sai moody, non ti facevo una da Kooks." Disse malizioso, ancora una volta.

"Ah no? E da che cosa, da cleptomani come te? Tanto non mi ammalierai Maybank."

"Non ne ho bisogno." Disse con un filo di voce, ma io lo sentii benissimo.

Mi avviai nel corridoio per tornarmene in camera ma il biondino mi richiamó.
"Aspetta Ellen. Mi porteresti dell' acqua? Sono ancora mezzo brillo." Canzonó.

Alzai gli occhi al cielo e mi voltai sospirando, poi squotendo la testa mi diressei in cucina prendendogli una bottiglia d'acqua intera.
Sapevo che doveva berne molta per smaltire l' alcool.

Appena gli porsi il bicchiere lo prese con una mano, mentre con l' altra mi acchiappó al volo la mano che stavo facendo ricadere lungo il mio corpo.

"Resti qui?" Mi domandò inaspettatamente.

In quel momento notai i suoi occhi brillare, illuminati dalla luna.

"Lasciami." La mia voce uscì più seria dwl solito. Non volevo cedere ancora alle suo moine

"Dai moody, perfavore. Potrei aver bisogno di qualcosa, ho bevuto molto stasera." Mi disse ancora, facendo vedere un pezzetto.

"Se mi sentissi male non te lo perdoneresti." Cantilenó. Un altro pezzo.

"E vabbene spostati." Dissi squotendo il braccio salle aus dita, e lui allentó la presa.

Mi infilai sotto al lenzuolo, accanto a lui e poggiai la testa sul cuscino morbido, immaginando come sarebbe stato il mio rapporto col biondino se fossimo andati d'accordo.

"Se ti azzardi a toccarmi ti uccido, rompipalle." Esclamai posizionando una mano sotto alla mia guancia e sospirando.

Come avevi potuto vedere.

"Vedi moody: non ho bisogno di fare niente, fai già tutto quello che voglio." Sussurró nel mio orecchio sicuro di se, ed io, ovviamente, lo spinsi lontano da me ignorandolo.

Negare a volte non basta. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora