Capitolo 2.

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Mi spazzolai i capelli a fatica, erano pieni di sale e di nodi ma non potevo farmi la doccia visto che mio fratello aveva occupato il bagno da un'ora.

"John B potresti uscire? Devo fare la doccia." Urlai sbattendo il pugno sulla porta.

"Solo sei vieni in spiaggia con me e i ragazzi." urló lui di rimando, dall'altra parte della porta.

"Tu tieni Jj lontano da me ed io vengo." Risposi con sufficienza.

A quel punto mio fratello aprì la porta e e mi guardò vittorioso.
Aveva un asciugamano bianco in vita e i capelli biondi e mossi che gli ricadevano bagnati  sul viso.

"La festa inizia alle nove, ti voglio sul twinkie almeno alle otto e mezza. Dobbiamo passare a prendere gli altri." Mi spiegó dandomi un veloce bacio sulla guancia e scappando via, nella sua stanza.

Scossi la testa e guardai l'ora sul mio cellulare, era ancora presto perciò avevo tutto il tempo del mondo per lavarmi e farmi lo shampoo.

Mi lavai i capelli mossi con cura, facendo anche una maschera e poi uscii dal bagno per andarmene nella mia stanza.
Lì accesi immediatamente la musica e, con ancora l'asciugamano attorcigliato intorno al corpo, iniziai a cantare davanti allo specchio, mentre, finalmente, riuscito a spazzolarmi i capelli.

Uscii di casa esattamente alle otto e mezza, puntuale come un orologio. Mio fratello se ne stava appoggiato alla sua auto mentre guardava il tramonto. Sorrisi nel vederlo così perso.

Io e lui eravamo sempre stati molto legati. Avevamo litigato si e no quattro volte, e ogni volta per delle cazzate assurde.
Lui c'era sempre stato per me, anche se aveva solamente un anno in più si era sempre preso cura di me, facendomi sia da mamma che da papà, asciugandomi le lacrime e ridendo con me per ore consecutive. Io e lui, insieme, avevamo affrontato tutto e tutti, e anche se stava male, lui aveva sempre pensato prima a me.

Testardo, solare e perfezionista, mio fratello, sotto sotto mi amava più di chiunque altro, anche se mai ce lo stavamo detti.
Ma infondo bastavano le dimostrazioni.

"Ah finalmente!" Esordii Staccando la schiena dal Twinkie.
"Guarda che sono in perfetto orario." Ribattei mentre aggirava il furgoncino tutto mezzo rotto e mi sedevo al mio sputo posto.

Il posto del passeggero era sempre stato mio, sin dai tempi dei tempi - ovvero da quando John B aveva preso la patente -, lo avevamo stabilito insieme agli altri. Nessuno doveva rubarmi il posto davanti o sarai diventata una iena, dovevo assolutamente guardare la strada, decidere le canzoni da ascoltare durante i viaggi e, soprattutto, dovevo assolutamente avere il mio spazio.

Ovviamente il biondino, ovvero Jj Maybank, queste cose non le aveva, ne mai capite, ne mai rispettate.
Si ostinava sempre a rubarmi il posto ogni qual volta che ero in ritardo e non mi lasciava mai il mio spazio.

"Ciao Moody!" Mi risveglió dai miei pensieri il mio rompipalle personale.
Sussultai appena mi mise, come suo solito, la sua mano calda sulla spalla e gli tira uno schiaffo sul dorso.

"Che bel vestitino." Mi prese in giro mentre si sistemava sul retro del Twinkie. Io lo ringraziai frustrata e sospirai.

Mi ero messa in vestito nero, incrociato sulla schianta e corto fin sopra al ginocchio, sicura che tanto nessuno lo avrebbe notato, enle mie amate converse bianche.

"Come mai così bella? C'è il tuo fidanzatino alla festa?" Mi schernì incominciando a ridere.
"E dai J, lasciala stare." Lo zittì mio fratello ascoltando nella strada della casa degli Heyward.

Il biondino si zittì lasciandomi finalmente in pace e si mise a parlare di alcune ragazze delle loro classe di matematica che sarebbero state alla festa, appena anche Pope fu sul twinkie.

Negare a volte non basta. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora