00. Prologue

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Cinque anni prima




Diario di Maria Jordan

Brooklyn, 16 dicembre

Caro diario, mi sei rimasto solo tu.

Immagino sia una cosa normale festeggiare il tredicesimo compleanno in compagnia dei propri amici. Ma forse non dovrei scrivere "compleanno" e "normale" nella stessa frase, dato che sono la più grande sfigata del pianeta. E per la cronaca: non ho amici, nemmeno uno. Le mie uniche compagne sono Taylor, le commedie romantiche, i donuts della caffetteria qui di fianco, e il cibo ipercalorico messicano che mia madre cucina. È tutto sbagliato in me, io sono sbagliata. Guardo le altre ragazze e lo capisco subito, che non sarò mai come loro. Belle, delicate, ma soprattutto magre. E vorrei poter smettere di mangiare, ma non ci riesco.

A scuola mi hanno trovato persino un nuovo soprannome: Virgin Pork Mary. Sono passata da "maiale" a: "Maria, la vergine porcella."

Credevo che dopo il compito di matematica e la ricerca di scienze che ho svolto per Claire, lei e gli altri mi avrebbero dato pace. Cioè non mi aspettavo di certo che mi trattassero bene, o che mi salutassero per i corridoi... Però mettermi la carta igienica nell'armadietto non è stato bello.

E oggi è successo ancora, l'hanno rifatto: mi hanno rubato il pranzo. «Tanto a te non serve con tutta quella ciccia. Un giorno mi ringrazierai Virgin Pork». Così sono finita a piangere in bagno, rannicchiata su me stessa. E avevo tanta fame... Forse avrei dovuto mangiare Samantha in alternativa. Sono sicura che non mancherebbe a nessuno.

Il rumore al piano di sotto mi impedisce di proseguire nella mia autocommiserazione. Scendo goffamente dal letto e mi avvicino alla porta di camera mia per origliare meglio.

Mamma sta gridando contro papà. «Hijo de puta. Sei sempre con quella troia della tua assistente, e a me non pensi? A noi? È per colpa tua se nostra figlia è così grassa. Perché tu non ci sei mai e lei mangia per dimenticare.»

Le mani iniziano a sudarmi e le lacrime solcarmi il volto.

«Dio mio, Soledad! Sei la solita narcisista», ribatte lui.

«No hables asi, pezzo di mierda. Non invocare il nome di Dio invano.»

«Cioè mi stai insultando da un'ora e hai il coraggio di farmi la paternale per la tua religione del cazzo?»

Stringo le palpebre al frastuono di una bottiglia che si infrange contro il pavimento. Che stupida, non è facendo così che la brutta favola svanirà. Qui non siamo in Cinderalla Story, non arriverà mai il mio Chad Michael Murray a salvarmi. Sono intrappolata: nel mio corpo e in questa maledetta casa.

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