- Augustus Logan - 🫀
età: 18Avete presente quella sensazione orrenda che vi si incolla addosso quando gli altri credono di conoscervi senza sapere un cazzo di voi? Ecco, questo sono io: niente meno che un cliché vivente. Porto la mia etichetta: il nome dei Hurt-Brekker, cosa che sembra essere sufficiente per far girare voci intorno a me.
Siamo una delle famiglie più ricche dell'intero Stato di New York, e molto probabilmente anche del Paese. Se dovessi ricostruire il mio albero genealogico, troverei generazioni senza fine, fatte di uomini di successo e donne d'altri tempi. Da parte di mio padre sicuramente qualche senatore, veterano di Pearl Harbor, o qualcuno come il mio bisnonno, niente meno che il braccio destro di J. F. Kennedy in persona.
I Brekker sono invece da sempre famosi, per i country club, le aste di beneficenza e il modo assurdo che hanno di fare i soldi. E non scherzo quando dico, che l'impero dei miei nonni materni può essere tranquillamente paragonato a quello di Donald Trump.
Ho sempre ottenuto tutto quello che volevo. Mi basta schioccare le dita e puff, la magia è fatta. Non importa quante stronzate io commetta, sarò perdonato a prescindere. L'avvocato di famiglia insabbierà tutto e il nome dei Hurt-Brekker rimarrà intatto. Forte ed indistruttibile.
Alla fine è solo questo che conta, giusto? L'involucro, le apparenze e l'immagine che cerchiamo di dare di noi stessi. E fanculo ai problemi, quelli ci devono scivolare addosso. Non importa se dentro ti senti vuoto, inadeguato e fottutamente solo. Finti sorrisi sulle cartoline natalizie, articoli di giornale e account Instagram che ritraggono gli stereotipi perfetti.
Mio padre si ricorda di me solo quando deve staccare l'assegno per il buco di culo in cui vivo. Già, mi ha esiliato in questo maleodorante quartiere di Brooklyn da cinque anni. Abito solo con Gran, il fidato autista dei Hurt-Brekker, aka balia per cani che mi hanno assegnato dopo aver dato fuoco alla macchina della professoressa Green.
E sapete qual'è il bello? Una chiamata al procuratore distrettuale e problema risolto. Mamma mi ha silurato con un: "Non capisci chi sei e quali sono i tuoi doveri. Rovinerai la nostra famiglia, se non cambi. Passare del tempo lontano da Manhattan ti farà bene." Figuriamoci se mi hanno fatto la ramanzina per il modo deplorevole in cui mi sono ubriacato -a soli tredici anni- o fatto trascinare dai figlioletti perfetti dei loro amici in quella puttanata. Sono sempre comunque io, la pecora nera.
Sollevo lo sguardo dal lavandino e lo fisso sul mio riflesso allo specchio. Ho il viso ed i capelli ancora umidi per la doccia che mi sono fatto dieci minuti prima. Sono un gran bel ragazzo, so di esserlo. Non è egocentrismo il mio, ma pura verità. Devo ringraziare i geni di nonna, per i capelli biondo scuro e gli occhi verdi, le assomiglio tantissimo. È più facile dire così, che ammettere di essere la copia sputata di suo figlio John, capo delle industrie petrolifere Hurt.
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Winterland
Romance(I) Sorriso demoniaco, lunghi capelli setosi e neri come la pece, labbra piene, tinte solo di rosso e sguardo raggelante. Icelyn Jordan è quasi una leggenda, conosciuta da tutti per due motivi: la bellezza disumana e il cuore di ghiaccio. Caporedatt...