𝐗𝐈𝐈

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sherilyn si svegliò un po' di malavoglia quel giorno.
era sabato, fortunatamente non sarebbe andata al lavoro.
mise a lavare la camicia che ieri macchiò sperando andasse via, ma fortunatamente ieri ne aveva comprata un'altra per riserva.

si aspettava qualcosa, o meglio dire, qualcuno.
si aspettava che tom venisse a suonare al campanello, che la chiamasse, che urlasse qualcosa dalla finestra per darle fastidio.
ma niente.
ed aspettò, non sapeva bene cosa, ma aspettava solo che si facesse vivo finalmente.
ma ancora niente.
alle 12 pranzò, alle 13 pulisse tutta la casa e alle 14 si mise a guardare un film ma niente.
allora prese il suo cellulare e compose il numero di tom che al terzo squillo, rispose.

«hey» rispose con un tono di voce che non era il suo.

le venne subito in mente poi che ieri dovette stare al freddo fuori senza maglietta.
ma quanto può essere stata stupida sherilyn a dimenticarsi di ciò, evidentemente si è sentito male e lei ieri l'ha pure lasciato andare a casa da solo.
si schiacciò una mano in fronte.
«tutto bene?» gli chiese anche se sapeva benissimo la risposta.
sentì tom sospirare dall'altra parte del telefono.
«se ti dico di sì non ci crederesti vero?» domandò «vero» disse sherilyn «vengo da te» riprese e riattaccò.
uscì di casa e, arrivata davanti a casa kaulitz, tirò giù la maniglia, notando che fosse già aperta.
entrò e la chiuse dietro di sé.
«tom! la porta era aperta! devi chiuderla prima di andare a dormire!» esclamava la ragazza mentre saliva le scale diretta nella camera del ragazzo.
appena entrò si guardò intorno: poster, chitarre elettriche, skateboards, plettri dappertutto.
era una bella camera anche se un po' disordinata.
dopo si concentrò su tom, che era disteso nel letto con le coperte sopra la testa.
«tom» lo scosse un po'.
«ho lasciato aperto perché speravo saresti venuta tu, qua» disse con fatica.
il cuore di sherilyn prese a battere più velocemente.
gli toccò la fronte, era bollente «cazzo tom, mi hai bruciata» commentò allontanando subito la mano.
era pure raffreddato.
provò ad andare in bagno, affianco alla camera di tom, per cercare dei medicinali e un termometro che, fortunatamente trovò.

si mise seduta sul pavimento mentre si sporgeva di più verso il ragazzo, prima di posare il termometro sulla sua fronte tom le afferrò il braccio «non sei obbligata a farlo sherilyn» disse «voglio farlo tom, stai male per colpa mia» rispose la ragazza, tom sorrise un po' lasciandola misurargli la febbre «non è colpa tua shery, ho voluto io darti la mia maglietta».
nel sentir pronunciare il suo soprannome da tom, si sciolse e sherilyn giurò che stava sentendo qualcosa muoversi dentro lo stomaco, qualcosa che non aveva mai provato prima d'ora.
«hai la febbre, ti preparo una tachipirina e ti porto del ghiaccio» cambiò discorso.
tom annuì un poco e sherilyn andò giù in cucina, preparò la tachipirina e prese il ghiaccio.

appena salì notò tom seduto sul letto che si massaggiava la testa.
«che fai tom, devi risposarti» disse la ragazza porgendogli la medicina, tom la prese sfiorando le sue dita.
si sedette accanto a lui e dopo aver bevuto la tachipirina gli poggiò sulla testa il ghiaccio.
tom posò il bicchiere sul comodino mentre con l'altra mano si tenne il ghiaccio.
«stai tranquilla, puoi pure andare a casa» disse guardandola negli occhi, specchiandocisi sopra.
sherilyn non voleva, non voleva andarsene voleva stare con lui e prendersi cura di lui.
e quindi rischiò.
«no, resto» disse «e che hai intenzione di fare? guardarmi mentre dormo?» sorrise scompigliandole i capelli.
sherilyn rise.
«posso provare quella chitarra?» chiese indicando una chitarra classica, perché si, tom nella stanza aveva pure chitarre non elettriche.
tom si alzò e la prese.
«devi metterla in mezzo alle gambe, così» disse tom facendole vedere come, poi gliela porse.
«così?» provò sherilyn «si» disse tom.
«sai suonare qualche accordo?» chiese tom.
«ho fatto musica solo alle medie, tre anni di chitarra ma non mi ricordo proprio niente, tendevo a fare accordi a caso» rise nostalgicamente sherilyn.
tom sorrise prendendo la sua mano e poggiandola sulla chitarra, fra tempo aveva posato il ghiaccio.
«metti le dita così» disse mostrandole un accordo.
«ora con questo plettro- ne tirò fuori uno dalla tasca- suona» disse.
sherilyn ci riuscì e un sorriso a trentadue denti si rivelò sul viso di tom.
«ora prova a fare quello con questo insieme» le disse cambiandole posizione delle dita.
e ce la fece anche così.

i due continuarono così per tutta la giornata finché poi la febbre di tom non scese.
era come se avesse bisogno proprio della presenza di sherilyn per stare bene.
erano entrambi felici di aver passato quel giorno insieme, senza litigare se non per lamentarsi perché sherilyn non riusciva a fare certi accordi.
tom invece moriva dal ridere nel vedere la ragazza, che in passato suonava pure la chitarra, essere una totale incapace e non riuscire a fare dei semplici accordi.

ormai si era fatto tardi e tom aveva posato già la chitarra.
«tom» lo chiamò sherilyn mentre si sedeva in gambe incrociate sul letto.
tom fece lo stesso fronteggiandola «hm?» mugugnò appoggiando la schiena allo schienale del letto.
«perché non abbiamo mai provato a parlare prima?» chiese la ragazza cercando di avvicinarsi di più, finché poi tom non si picchiettò le gambe e sussurrò un "vieni qui".
sherilyn smise di respirare ma fece come gli aveva detto, salendo sopra di lui e incrociando le gambe dietro la sua schiena.
tom le alzò di poco la maglietta giusto per circondarle i fianchi e riuscire a toccare la sua pelle.
sherilyn riprese a respirare, ma pesantemente e tom lo notò e il suo sorrisino malizioso di sempre riprese luogo sul suo volto.
«hm non lo so, mi piaceva così tanto farti arrabbiare» disse infilando la testa nell'incavo del suo collo.
sherilyn risentì quella sensazione allo stomaco, le mancava il respiro e il suo cuore batteva all'impazzata, cominciò a giocare con i suoi dreads.

tom passava le dita sui suoi fianchi, facendola incurvare di più verso il suo corpo dato che lì era parecchio sensibile.
passava le mani su tutta la sua schiena, delicatamente, facendole venire i brividi.
e come se non bastasse, iniziò a baciarle pure il collo, a succhiare certi punti e morderli delicatamente.
mentre le sue mani esperte esploravano il suo corpo, non andando troppo oltre.
se l'altro giorno sherilyn riuscì a trattenersi, quella volta non fu così e le scappò un gemito e qualche mugugno.
tom si sorprese, ma continuò divertito.
«t-tom» sussurrò la ragazza.
tom prese a giocare con la maglietta della ragazza per poi togliergliela.
sherilyn era rossissima in quel momento e menomale che non la stava guardando.
dal collo scese a baciare le clavicole, per poi il petto e lasciare dei piccoli baci umidi sul seno.
con le mani raggiunse il laccio del reggiseno di sherilyn, ma prima che glielo potesse togliere il suo telefono squillò.
si staccarono e si guardarono mentre tom si sporse leggermente verso il comodino per prendere il suo cellulare, non staccando lo sguardo da sherilyn.
«pronto?» rispose, rivelando la voce di bill dietro il telefono, sherilyn poteva sentire.
«ciao tom, come va? blake ha provato a chiamare shery ma non risponde, è con te?» domandò, tom le sorrise mentre l'altra sua mano le strinse il fianco.
«tutto bene bill, voi? shery starà dormendo, non è da me» disse scandendo bene il suo soprannome, facendole battere il cuore ancora più veloce.
«ce la stiamo passando bene, spero davvero che a lavoro non combiniate più casini senza di noi!» esclamò bill dall'altra parte del telefono.
«a lavoro? non ci guardiamo neanche» mentì.
sherilyn fra tempo posò la testa sul suo petto, cercando una posizione comoda in cui mettersi.
tom passò le dita tra i suoi capelli, cullandola nel sonno.
«ci mancano le vostre litigate, ma provate a urlare ancora quando ritorneremo e giuro che vi cacciamo da casa!» prese parola blake.
sherilyn sentendo la voce del fratello ridacchiò attenta a non farsi sentire.
tom alla vista della ragazza contenta, sorrise automaticamente.
alla fine salutò il fratello e l'amico e riagganciò.
tom riprese a cercare di far dormire la ragazza tra le sue braccia.

mentre bill e blake dopo la chiamata si guardarono «l'hai sentita quella risata?» sorrise bill, «era proprio la sua» blake affermò i dubbi dell'amico.

𝐅𝐄𝐓𝐈𝐒𝐇 ; tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora