Che noia. Così presto?

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Tim allungò la mano, prese la tazzina di ceramica olandese e bevve il suo caffè, rigorosamente corretto, da amante dell'alcol qual era.

Nel mente una donna vecchia e oggettivamente in carne lo guardava dall'alto in basso, mentre lui con fare calmo, sorseggiava il suo caldo caffè, nettare sacro dei lavoratori.

"Lo beve senza zucchero, signor agente?"

Domandò la donna, mentre lo fissava con sguardo simile a quello di una vipera intenta ad aspettare una qualche mossa falsa dalla sua preda.

"Signora Prescot, sono sicuro che il vero sapore del caffè risieda nel fatto che esso sia amaro."

La donna alzò un sopracciglio, come per dire che quella dall'uomo citata fosse una scemenza, un commento ignobile e privo di intelligenza.

Quando l'uomo finí porse la sua tazzina sul piccolo tavolo in legno grezzo posto di fronte e lui, incrociando le gambe e mettendosi una mano nel mento, iniziò ad accarezzarsi la barba e pensare.

"Sa' signora sono scomparse diverse persone nei dintorni, sono qui per farle qualche domanda se non le dispiace."

La donna, visibilmente ignara dell'accaduto, si mise sull'attenti, cercando di non tremare troppo decise quindi di rispondere alle domande che l'agente le avrebbe fatto.

Tim era un bell'uomo, alto, corporatura da militare, capello corto scuro e occhi verdi, praticamente era il sogno proibito di molte ragazze del paese, come solo un sogno può essere, era anche molto irraggiungibile.
Giravano voci sul suo conto, una di queste era che amasse il sesso maschile, altre che fosse troppo concentrato con il suo lavoro per permettersi una relazione duratura.

Una di queste donne che lo apprezza era la figlia della signora Prescot, che mentre l'uomo faceva l'interrogatorio alla madre, lei se ne stava lì, senza neanche ascoltare davvero perché troppo distratta dalla bellezza disarmante della divisa che indossava Tim.

"Signorina Annabelle? Lei ha visto qualcosa di insolito ultimamente?"

Il respiro della giovane si fece più pesante e sono quasi certo che le sue mutandine si fossero bagnate anche solo del piacere della sua attenzione.

"In verità no agente."

Lui gli sorrise, lei dopo quel gesto desiderava ancora di più il suo corpo.

"Chiami se vede qualcosa."

Incoraggiò Tim, allungando ad Annabelle un biglietto da visita con un numero di telefono.

La sera stessa ad Annabelle venne un'idea, che più che idea era una pazzia dettata da uno dei sette peccati capitali, la lussuria.
Chiamò il numero di telefono segnato nel bigliettino da visita e quando dall'altra parte si assicurò che ci fosse Tim, lo fece venire nel fienile di casa sua.

Una volta incontrati lui chiese quale fosse l'emergenza, lei iniziò a farneticare parole sporche, frasi sconce, degne solo del miglior film per adulti.

"Fammi tua."

Pregò l'uomo, mentre girandosi di spalle a lui, iniziò a spogliarsi, mettendo in mostra quel bel corpo.

Un attimo dopo, Annabelle vide tutto nero per poi, svenire di colpo.

Tim aveva preso una vanga e gliel'aveva scaraventata in testa, in modo da farle perdere i sensi.

Quando la ragazzina si svegliò, era legata a testa in giù, ciò che riusciva a vedere era ben poco, perché la sua vista non era ancora tornata del tutto nitida.
A mano a mano che il tempo passava, tutto si faceva più chiaro, era in quella che sembrava essere una baita, non c'era molta luce, qualche candela dava un'atmosfera macabra.

Sobbalzò quando sentì la porta principale sbattere, era Tim, con in bocca una sigaretta e in mano un coltello in cui si specchiava.

Annabelle lo pregava di lasciarla stare, di slegarla e che non avrebbe raccontato niente a nessuno.
Lui si limitava a sorridere e guardarla.

Quando accese una lampada, La ragazza non poteva credere ai suoi occhi pieni di lacrime dense.

Ogni oggetto della casa era fatto con pelle umana e non solo, dalla cucina arrivava un odore di putrefazione incredibile, marcio e di sporco.

Un corpo imbalsamato era seduto sul divano, era un ragazzo e avrà avuto si e no sedici anni, aveva gli occhi fuori dalle orbite e un espressione agghiacciante addosso.

Tim andò in cucina e tornò con un piatto che appoggiò momentaneamente sul tavolo vicino a dove la giovane era appesa.

Prese il coltello, tagliò una corda e la ragazza cadde come un sacco di patate in terra, ancora con braccia e mani legate, si lamentava del dolore.

La prese per i capelli per metterla seduta, intanto continuava a piangere e questa cosa l'uomo non la gradiva molto, anzi, gli stava quasi sui nervi.

Prese il piatto, dentro c'era una specie di spezzatino, ne mangiò un pezzo, per poi offrirne uno anche ad Annabelle che inizialmente si rifiutò.

Tim, non accettando quella totale mancanza di rispetto le prese una mano, e gliela tagliò di netto con una mannaia.
La ragazza straziata dal dolore si mise a urlare.

"Sembri un maiale al macello, fai silenzio o spaventi Thomas."

Disse Tim, indicando quel cadavere imbalsamato sul divano.

La seconda offerta la accettò, con la disperazione negli occhi e senza la forza di masticare davvero.

Il pazzo si alzò per andare a prendere una videocamera e un sacco nero con due buchi che indossò a mo' di maschera da boia.

Fece Rec ed iniziò a fare balletti strani, quasi comici all'apparenza, riempì la bocca di Annabelle con quella carne maleodorante per poi esclamare verso il pubblico.

"Questa che ha in bocca la biondina è carne umana ormai andata a male, però le piace vedete? Mangia tutto fa' la brava. Come potete vedere ho iniziato lo spettacolo senza accendere la videocamera perché la bimba non ha fatto molto la brava. Fatemi sapere cosa volete che le faccia e lo farò."

Era in diretta con un pubblico, che guardava e ordinava cose orribili.
C'è chi chiedeva di vedere uno stupro, chi voleva vedere Annabelle tagliata a pezzi, arrivò anche a rasarle i capelli a zero e a tagliarle entrambe le gambe con una motosega.

In poco tempo la ragazza fece l'ultimo respiro e l'unica cosa che Tim disse fu:

"Che noia, così presto?"

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