Capitolo 30

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I Wanna Be Yours - Arctic Monkeys
CANZONE CONSIGLIATA PER QUESTO ROMANZO TUTTO
(da riprodurre quando indicato con * per andare in pari con il testo)

PdV: Eva

Mi rinfresco ripetutamente il collo con l'acqua del rubinetto del bagno.

Le luci calde del lussuoso locale illuminano il maestoso specchio che rimanda la mia immagine già parecchio provata. I diffusori presenti alle parenti diffondono la stessa musica lounge presente nella sala.

Mi appoggio al lavabo e inspiro a fondo per calmarmi.

Piccole goccioline d'acqua bagnano il mio lungo abito argentato. Indosso un elegante vestito in seta dalle spalline sottili che mi lasciano interamente scoperta la schiena e fasciano il resto del corpo, mentre un profondo spacco laterale mette in mostra la mia gamba destra.

È stata mia madre a insistere perché lo mettessi, insieme a vertiginosi tacchi a spillo e gioielli in diamanti. Ha assunto delle professioniste per curare la mia immagine stasera.

"Sei ingrassata." È la prima frase che mi ha rivolto, accompagnata da una gelida accoglienza, quando l'ho rivista dopo ormai sei mesi di lontananza. Il tutto seguito da un: "Cos'è quello sgorbio?" riferito al mio tatuaggio sul polso.

Osservo il pesante bracciale riccamente decorato che ora copre il piccolo bouquet e che vorrei strapparmi di dosso, insieme alle mille forcine che mi infilzano la testa per tenere unita quest'intricata acconciatura che ha richiesto infinite ore di lavoro.

I miei genitori vogliono farmi tornare insieme ad Andrea.

Tornare insieme alla persona che mi ha ferita e maltrattata e umiliata per tutta la durata della nostra relazione, procurandomi il dolore di una perdita che ancora oggi non riesco a togliermi di dosso.

Mia madre mi ha fatta acconciare e agghindare come un pacco regalo per mostrarmi a lui stasera, durante questo prestigioso evento annuale in cui possono sfoggiare tutta la loro ricchezza e falsità e tracotanza.

Dall'altra parte, Andrea ha passato la serata ad osservarmi come un oggetto rotto che però gli appartiene, con l'indulgente noia che si riserva ai bambini capricciosi in cerca di attenzioni.

Stringo le mani sul lavandino, mentre aspetto che il respiro si calmi e torni regolare. Devo ripresentarmi di là, se non voglio che mi vengano a cercare anche in bagno.

Mi sforzo di tirare fuori il mio solito sorriso, quello che mostro ogni giorno, in ogni circostanza, e mi incammino.

Ho sempre amato il grande lampadario in cristallo che domina la sala. Piccoli riflessi di luce si riflettono sulle gemme proiettando un caleidoscopio di colori diversi.

Numerose persone vestiste degli abiti più sfarzosi passeggiano per l'ambiente con in mano flute di champagne o tumbler contenenti costosi liquori. Molti si fermano per parlarmi, fare domande di circostanza di cui non ascoltano la risposta, o complimentarsi per qualche evento di beneficienza a cui hanno apparentemente preso parte i miei genitori.

Cerco di fare conversazione nella maniera più controllata e beneducata che mi riesce, la schiena dritta, il sorriso pronto, a nascondere i tremori che prova il resto del corpo.

"Andrea ti aspetta, cara." Mia madre si avvicina con i suoi modi raffinati quanto freddi.

"Vuole presentarti ai suoi nuovi soci in affari, venuti appositamente dal Giappone. Non farlo aspettare." Mi appoggia una mano sulla schiena per allontanarmi dagli ospiti che si sono intrattenuti a chiacchierare con me.

Saluto cordialmente e fingo di andare verso di lui, cambiando traiettoria all'ultimo momento per raggiungere l'open bar. Ordino un Martini cocktail e ne aspetto la preparazione restando in piedi. Questo diavolo di vestito mi permette a malapena di sedermi.

FEEL MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora