Capitolo 50

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HONEY (Are You Coming?) - Maneskin
Canzone consigliata per questo capitolo

PdV: Eva

Di solito, detesto lasciare il telefono sopra al tavolo durante una cena, specialmente quando sono in compagnia. Stasera, però, ho passato le ultime due ore a tirarlo fuori dalla borsa ogni cinque minuti, per vedere se fosse arrivato un messaggio. 

All'ennesimo schermo vuoto, lo getto malamente sul tavolo, attirando l'attenzione di tutti i commensali. Dodici paia di occhi si voltano verso di me.

Sara, seduta sulla sedia accanto alla mia, mi rivolge uno sguardo comprensivo. Poi, per togliermi dall'imbarazzo, alza il suo calice in alto. 

"Che ne dite di fare un brindisi? A Eva per i suoi ventisei anni!" esclama, gioviale. 

Sara riesce sempre simpatica a tutti, al contrario mio.

I nostri colleghi si uniscono a lei, approfittando dell'occasione per poter buttare giù un altro bicchiere di vino. 

Questa sera, avrei voluto fare solo una cena intima con Sara, dal momento che Bianca e Altea sono ancora in viaggio. Tuttavia, Pasquale ci ha sentite parlare del mio compleanno a scuola e ha avuto la felice idea di autoinvitarsi, portando con sé alcuni dei nostri colleghi. Tutte persone scelte da lui, visto che io non ho detto niente a nessuno. L'unico che apprezzo sinceramente è Olivetti e lui non c'è.

Tocco lo schermo del telefono. Niente.

Passare il sabato sera con le persone che vedi tutti i giorni a scuola non può che essere il massimo del divertimento, soprattutto se alcune non le stimi affatto e, ancora meglio, se è il tuo compleanno. 

Alzo gli occhi al cielo, senza preoccuparmi che gli altri possano pensare male di me. D'altronde, non piaccio davvero a nessuno di loro. Mi reputano troppo ossessionata dal lavoro, oltre a provare una malsana competizione che non ho idea da dove si origini. 

Nessun messaggio.

Certo, nel mio progetto iniziale, oggi sarei stata con qualcun altro. Ma a quanto pare quel qualcuno non era dello stesso avviso. Anzi, pare che gli sia troppo difficile anche solo alzare il telefono e scrivermi due parole. 

Eccetto per ieri pomeriggio, da quando siamo tornati dal concorso, mi ha evitata in ogni modo.

"Allora, Eva."

Pasquale, seduto dall'altra parte del tavolo rettangolare, richiama la mia attenzione, che gli concedo con la scarsa pazienza che mi è rimasta appicciata addosso da tutto il giorno. 

"Com'è passare una serata libera, senza perseguitare la scuola con una delle tue idee?" mi punzecchia. 

Stoccata numero uno.

Credevo che la sua antipatia nei miei confronti sarebbe scemata con il tempo, ma mi sbagliavo. Continua a provocarmi ogni volta che ne ha l'occasione.

"Bene, Pasquale, grazie. Immagino che per te, invece, stare qui non sia molto diverso da ciò che fai a scuola: niente."

La sua aria strafottente muore in un attimo. Bene. Ho già le scatole girate per i fatti miei, avere anche lui qui che tenta di suscitare una reazione in me può solo peggiorare le cose.

Nessun messaggio.

Mi accorgo ora che gli altri colleghi hanno smesso di parlare, curiosi di capire se nascerà una discussione.

Pasquale storce la bocca di lato, in una smorfia. 

"Ho visto che l'evento di ieri è andato piuttosto bene," continua con tono di scherno, "hai addirittura organizzato una conferenza nella nostra scuola, e di quel calibro. Suppongo che tu abbia usato tutte le tue doti femminili per riuscire a convincerlo a venire."

FEEL MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora