Capitolo 45

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Ferma a Guardare - Ernia ft. Pinguini Tattici Nucleari
Canzone consigliata per questo capitolo 

PdV: Eva

Butto il borsone da viaggio per terra, davanti alla porta della stanza, e appoggio la gabbietta di Nefertiti vicino al letto. Apro lo sportellino per lasciarla uscire e permetterle di fare un giro dell'ambiente e, senza togliermi le scarpe, mi catapulto a faccia in giù sul letto matrimoniale. 

Se il materasso fosse più duro, mi prenderei volentieri a testate. 

"Comunque, io non ho ancora capito perché fai la sostenuta."

Sara mi raggiunge pochi attimi dopo. La sento muoversi per la stanza e ispezionare l'arredo. 

"Te l'ho detto." borbotto contro le coperte, "Era a scuola l'altra notte, a fare solo Dio sa che cosa. E quando gli ho chiesto spiegazioni sulle mie cose rotte," mi sollevo appena per prendere fiato, "è stato lì a fissarmi senza dire niente, con un occhio nero e la parola colpevole stampata sulla fronte a caratteri cubitali." 

La mia amica mi osserva con la mani appoggiate sui fianchi. "Magari voleva farti una sorpresa e per sbaglio ha spaccato tutto." 

Scrolla le spalle come se questa cavolata mega galattica possa davvero avere senso.

"Sara!" mi metto a sedere sul letto, "Ma la pianti di difenderlo?!" 

Le lancio un cuscino addosso che lei afferra un attimo prima che si schianti contro la sua faccia. 

Lei non si scompone. "E tu la pianti di fare la rompi palle? Ma che ne sai se sia davvero colpa sua? Hai Gallo che continua a farti terra bruciata intorno, e almeno qualche centinaio di ragazze che sbavano ad ogni respiro di Damiano. Magari è stata una di loro per gelosia."

"Nessuno sa che ci stiamo vedendo." sarebbe la mia rovina altrimenti. 

"E poi, non è per quegli oggetti, Sara. È che lui mi nasconde qualcosa, qualcosa di grosso, ed è difficile fidarsi di una persona che sai non essere del tutto sincera con te."

L'idea che Damiano mi stia mentendo sta lentamente diventando un pensiero martellante. Sparisce di continuo, in piena notte, e sta via per giorni interi. Quando torna, è sempre nervoso e porta nuove ferite come souvenir. Non mi sono sfuggite le nocche sbucciate dell'altra mattina, segno che ha fatto a botte con qualcuno. 

Sprofondo di nuovo nel letto nella speranza di trasformarmi in piumino.

"Beh, non mi sembra che si sia mai presentato come un santo." mi lancia il cuscino che finora ha tenuto in mano, il quale va a finire dritto sopra alla mia testa, schiacciandola ancora di più contro il letto. "E poi ha quegli occhi così sexy e dispiaciuti che non posso proprio avercela con lui." 

Siamo partiti questa mattina presto per un concorso. Io e Sara come professoresse di Viola e Damiano e, come al solito, abbiamo preso un van che ci ha condotto fino all'hotel in cui siamo ora. Per tutto il tragitto, io e Damiano non ci siamo scambiati una sola parola e ho evitato in tutti i modi di guardarlo. 

Certo, quando è arrivato non ho potuto non notare i capelli scompigliati, di un paio di centimetri più corti rispetto al solito, il verde brillante di quegli occhi affilati che ti incendiano non appena si posano su di te, la pelle liscia con un leggerissimo accenno di barba, che faceva da cornice alle sue labbra rosse. I soliti vestiti scuri, un giubbotto spesso in pelle da cui fuoriusciva il cappuccio della felpa, jeans sbiaditi e anfibi vissuti, tutto rigorosamente in nero.

 Almeno credo, non l'ho guardato nel dettaglio...

"Ma cosa c'entri tu." borbotto ancora, ma Sara ormai è fuori dal mio raggio di azione e dubito mi abbia sentita. 

FEEL MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora