Diciassettesimo Capitolo!

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Sono in ritardo. Come al solito, non è affatto una novità. Ho sentito la sveglia ma ho continuato a tenere gli occhi chiusi mentre quel tintinnio fastidioso continuava a ronzarmi nelle orecchie. Oggi è lunedì: uno dei quei giorni che non vorrei alzarmi dal letto, restare a guardare le serie tv mentre mangio schifezze. È il mio programma per tutta la settimana, non ho piani nemmeno per il weekend. Mentre mia sorella è andata in montagna con il suo fidanzato e mia madre è andata a casa del suo capo, io sono rimasta in soggiorno a mangiare gelato davanti a film romantici e ho pianto. Forse inizio a pensare di essere davvero depressa.

Ho cercato di non uscire per paura di incontrare Jensen, perché io con lui non ho più nulla da condividere e non ho intenzione di sentire le sue giustificazioni. Jessica ha provato a chiamarmi e convincermi di uscire, ho declinato tutti gli inviti che comprendessero: feste, alcol, discoteca e sesso. Sono stufa, sono annoiata. Sono apatica. Questo pensiero mi fa venire dei brividi lungo la schiena.

Avanzo verso il corridoio sentendo i soliti rumori di ogni liceo. Sedie che strusciano sul pavimento, le urla dei professori, il ridere degli alunni. Una solita e continua routine di cui sono già stanca. Sospiro mentre raggiungo la mia classe. Prime due ore: Harold. Non abbiamo più avuto modo di parlare dopo la lite sul terrazzo, forse è meglio così ma mi sorprende come si sia arreso così facilmente. Forse mi aspettavo e speravo qualcosa di più da lui. Ma forse è meglio così.

È il tuo professore, non puoi pretendere che ti faccia la corte. E poi l'hai trattato da schifo. La voce del mio subconscio si insinua nella mia testa facendo ghignare. Dopotutto ha ragione: lui continua ad essere il mio professore ed io continuo ad essere una semplice alunna. Cosa mi aspetto? Nulla. Eppure dentro di me avverto questo disperato bisogno di parargli e che i suoi occhi si posano su di me e mi faccia capire che è interessato a conoscermi. Mi ha trattata freddamente e con distanza all'ultima lezione. Ci sono rimasta di stucco, quasi male. Nessuno prima di lui ha cercato di conoscermi nonostante i miei continui rifiuti, ma alla fine con il carattere che mi ritrovo, sono riuscita ad allontanare anche lui. In fondo è giusto così: non mi fido di nessuno, nemmeno della mia ombra, quindi non posso fidarmi di un perfetto estraneo dagli occhi verdi e dal fascino irresistibile. Mi sento una ragazzina, uguale a tutte le altre e provo pena per me stessa perché io non sono così. Io non sono fatta per amare, non so cosa significa essere davvero innamorata di una persona. Credevo di averlo trovato in Jensen ma evidentemente anche con lui ho sbagliato. La mia collezione di fallimenti è infinita, non ha fine.

Come entro in classe, non trovo Harold che sta spiegando la lezione ma una donna seduta sulla sedia con il libro in mano. Volta il suo sguardo su di me: i suoi piccoli occhi scuri si stringono ed io ho fremito.

«Signorina...White questa è l'ora di presentarsi? La lezione è iniziata da quindici minuti», mi rimprovera con la sua voce acuta ma io non riesco a pensare a nient'altro che a lui. Perché lui non è qui? Sento il mio cuore battere forte, più del dovuto. Una strana sensazione di ansia inizia a prendere possesso del mio corpo e delle mie emozioni. Le gambe iniziano a tremare, le sento così deboli e molli che rischio di cadere a terra.

Maledizione perché sto andando in panico solo perché lui non c'è?

«Signorina va tutto bene? Lei è così pallida», mi domanda la professoressa preoccupata ma la sua voce la sento quasi distante, non le presto attenzione. Rivolgo un'occhiata ai miei compagni: tutti mi guardano confusi. Loro non hanno idea cosa sto provando. Esco dalla classe ignorando tutto e tutti e avanzo verso i bagni. Non riesco a capire, non riesco a decifrare queste emozioni che mi stanno consumando, ma soprattutto emozioni così sconosciute, non le ho mai provato fino ad ora...ed è tutta colpa di lui. Lui è l'artefice di tutto questo: con il suo sorriso confortevole, le sue belle parole di aiuto...quel suo sguardo pieno di comprensione e la sua faccia da bravo ragazzo. Con i suoi modi garbati, rispettosi e a tratti dolci...mi hanno ingannata. Lui si è preso gioco di me fino a farmi sentire quasi indipendente dal suo aiuto e mi ha voltata le spalle dopo solo una pesante discussione. Ma lui sembrava cercare altro da me, voleva altro, un qualcosa che io non gli potevo offrire. Io non sono quella che sta cercando e lui ha già una fidanzata.

Give Me Love. Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora