Caos

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   Da oltre un mese le lezioni erano riprese con regolarità, e da altrettanto tempo Ilaria e Lorenzo facevano coppia fissa.

Se non ci fosse stato il ragazzo, la sera dell’occupazione, lei avrebbe potuto commettere qualche sciocchezza. Invece lui, dopo averla lasciata sfogare, si era offerto di riaccompagnarla a casa. Il giorno seguente poi, ottenuto chissà come il suo numero, l’aveva chiamata e, con la scusa di farla distrarre, le aveva proposto di andare al cinema. Sulle battute di Pieraccioni, si erano quindi scambiati il primo bacio.

Alla ripresa della routine scolastica, presentandosi come una coppia, soprattutto Lorenzo non si faceva alcuno scrupolo nel baciarla davanti agli amici o lungo i corridoi della scuola. Inoltre, il destino aveva voluto che le ore di educazione fisica delle loro classi coincidessero. Per tale ragione, ogni venerdì dalle undici e cinquanta alle tredici e trenta, i piccioncini potevano trascorrere del tempo assieme.

L’avvicinamento a Lorenzo, come Ilaria immaginava, aveva portato a un suo allontanamento da Alessandro, ma nonostante ciò, non riusciva proprio a capire l’atteggiamento dell’amico. Il ragazzo infatti le rivolgeva a stento la parola e quando lo faceva, cercava sempre la lite.

19 Dicembre:

   «La sera dell’occupazione… Te ne sei andata facendomi restituire il sacco a pelo da Gabriele!» le gridò in faccia Alessandro. «Poi viene fuori che stai con quello là!» ansimò, indicando il giovane intento a fare delle flessioni.

«Quello là! Come lo chiami te, ha un nome!» lo fulminò con un’occhiata Ilaria, quindi non riuscendo più a trattenersi, inviperita sbraitò: «Anziché preoccuparti di me e con chi sto o non sto! Perché non pensi a te e alla tua morosa?».

«Di quale morosa parli?» ribatté lui afferrandole un polso.

Con un brusco strattone, allora si liberò dalla presa e, incastrando le proprie iridi infiammate di rabbia in quelle del compagno di classe, confessò tutto. «Vi ho visti nel bagno! Fa’ poco il santarellino!».

«Attenta! Si potrebbe pensare che tu sia gelosa di me!» la provocò spudoratamente, ma prima di poter dire o fare nulla, Ilaria si ritrovò francobollata alla bocca dell’amico.

Lasciami! Ripeteva mentalmente, premendogli i palmi sopra al petto. Lui, però non si muoveva… o meglio, un paio di passi li effettuò, ma solo per intrappolarla fra il suo corpo e la cancellata in ferro serrante l’accesso ai campetti sportivi, dove stavano facendo educazione fisica.

Uno spintone fece barcollare entrambi e un attimo dopo, Alessandro era a terra col naso sanguinante.

«Mi fate schifo tutti e due!» gridò Lorenzo. «Bravi!» li derise mimando un applauso. «Siete fatti proprio per star insieme. I miei complimenti!». Dopodiché, guardando solo Ilaria, aggiunse: «Da te non me lo sarei mai aspettato. Vaffanculo!».

E poiché i rintocchi delle vicine campane decretarono la fine delle lezioni, il giovane se ne andò continuando a imprecare.

«Aspetta!» lo implorò lei, correndogli dietro in lacrime. «Fammi spiegare!» boccheggiò non appena gli fu accanto.

«Non c’è nulla da spiegare!» la gelò, mentre toglieva la catena dalla ruota del motorino. «Sono solo un coglione! Come ho fatto a non capirlo prima? Hai sempre voluto lui», sbraitò. «Io cosa sono stato per te? Un passatempo? Un modo per farlo ingelosire? O, cosa?» sbottò, trafiggendola con le sue iridi blu.

«Non è come credi!» mormorò Ilaria sforzandosi di non piangere.

«Non prendermi per il culo!». Furioso, le si portò a un palmo dal naso. «La sera dell’occupazione piangevi per quello stronzo lassù! Prova a negarlo, se ne sei capace!» urlò indicando i vicini campetti.

Troppo presto...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora