3. Dubbi

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“Ogni giorno, in ogni momento, i terreni sono spinti a scegliere se fare la cosa giusta o quella sbagliata. Ma se si è condannati a fare scelte sbagliate, si può... cambiare?”

~~♡~~
 
-Ciao, Matteo! Ehi, ragazzo, dico a te! Ehi! - Urlò qualcuno a Matteo.
Il ragazzo si girò. Vide tre ragazzi che conosceva bene di fama: erano i bulli del quartiere. Cosa potevano mai volere da lui quei tipacci? Non aveva mai avuto a che fare con loro.
-Che cosa volete? Ho da fare! – Esclamò lui cercando di mostrarsi più sicuro di quanto non fosse in realtà. Uno dei ragazzi, uno mingherlino e dai capelli lunghi come una ragazza -ma per ragazza non si poteva proprio scambiare, tanto era brutta la sua faccia!- gli pose una mano sulla spalla, come si fa con i cari amici.
-Parlare. Solo parlare.... e vedere.
-Vedere... che cosa?
-Quello che sai fare! - e così dicendo, il grasso gli lanciò un grosso skate. Incapace di dire di no ad una sfida, Matteo lo afferrò al volo, e si diresse verso la vicina rampa, in quanto i ragazzi già si trovavano in una pista da skate. Si sgranchì le dita e montò sullo skate. Tirò un profondo respiro e scivolò giù per la rampa, a tutta velocità. Forse per fare bella figura stava provando un numero mai sperimentato prima, e aveva una paura terribile. Arrivato alla punta della rampa, alla sua sommità, pose una mano al bordo della tavola e  con un colpo dei piedi e un’oscillazione del corpo all’indietro fece fare allo skate una rotazione di primo livello a 360° gradi, dopodiché si mise in piedi e fece scivolare il piede sinistro sul davanti, flettendo leggermente in avanti la gamba e portando la gamba destra indietro, precisamente sul tail, eseguendo così un atterraggio perfetto. Ne seguì un piccolo applauso da parte dei tre ragazzi.
-Ci avevano detto che eri bravo ed eri un grande, ma non credevo così. Straordinario... irripetibile... indescrivibile. Sei il ragazzo che fa per noi. - Disse un ragazzo biondo e alto, e gli altri annuirono, ciondolando le loro orribili teste vuote.
-Dunque? Cosa volete da me?
-Ragazzo - Esordì il grasso - Sabato c’è una splendida gara... uno come te ne avrà sentito parlare, no? - Lui sgranò gli occhi. Certo che conosceva quella gara, ma si gareggiava a squadre di quattro persone... Non è che...
-Noi vorremmo gareggiare, ma ci serve un quarto partecipante…
-....e vorreste me?
Il ragazzo annuì. – Proprio così. La gara è di sabato mattina, vorresti gareggiare con noi?-
Lui annuì. Sarebbe stato un sogno che si avverava, poter partecipare a quella gara.
-Allora è deciso! Dovrai marinare la scuola, sia chiaro... ma da vero Punk skater l’avrai fatto molte volte, vero?
Lui annuì. – Ehm... ovviamente! – Non lo aveva mai fatto.
-Anche per noi va bene. Ma per entrare nel nostro gruppo devi superare una prova...
-Di che genere?- Domandò lui immediatamente.
I ragazzi ridacchiarono. – Devi... rubare uno skate.
Lui sgranò gli occhi. – Rubare??? Ma è sbagliato!
-Ehi, ragazzino, noi siamo contro tutto quello che è giusto e siamo a favore delle cose sbagliate! E poi, il gioco vale la candela... il premio è alto.
-Quanto? - Chiese Matteo, come rapito dalle loro parole.
-Molto, molto alto… diecimila a testa.- Matteo per poco non svenne dal capogiro. Non aveva mai avuto una tale somma a sua disposizione... che cifra!
Siccome non rispondeva, i ragazzi lo apostrofarono:-Pensaci, ragazzo. Torneremo dopodomani e ci comunicherai la tua scelta. Devi essere pronto a tutto, per stare con noi. Ti saluto, ma ricorda: è anche un’occasione per far conoscere il tuo talento... e certi treni passano una volta sola.-
Detto questo, i ragazzi andarono via,  girando i tacchi. 
-Cosa posso fare? Cosa posso fare? Che difficile decisione... certo, però, diecimila... e ho poco tempo per pensarci!- esclamò, parlando a se stesso in un curioso e drammatico soliloquio.
-Scommetto che dopo un po’ d’esitazione ruberà quello skate.- Commentò Sulfus, comodamente seduto su un vecchio muretto, mentre Basilisco gli scivolava sulla schiena sibilando, lasciandosi accarezzare la testolina. Ang-li, l’angioletto dai capelli corti e scuri e con gli occhiali, scosse la testa.
-Andiamo, ragiona!- Sbottò il devil, saltando giù dal muretto.- Stiamo parlando di diecimila da intascarsi, diecimila! Neppure un angelo si rifiuterebbe!
-Ehi, attento a come parli, brutto diavolaccio.- l’ammonì l’angelo. -Io non lo farei mai... e credi che una certa Raf lo farebbe?
Solo il sentir pronunciare il nome di lei da un altro ragazzo mandò Sulfus su di giri. Gli si avvicinò di scatto inchiodandolo al muro con le braccia, e accostando minacciosamente il volto al suo.
-Lei non c’entra tra me e te. Ma soprattutto non c’entra con TE. Mi sono spiegato bene o devo chiarire meglio il concetto?- Sibilò tra i denti, con gli occhi ridotti a due fessure, in cui ardeva un rosso bagliore di fuoco. L'angelo annuì con un lieve movimento della testa, debolmente.
-Direi che il messaggio è abbastanza chiaro. Permetti una domanda?
Lui non rispose, trapassandolo con i suoi occhi come lance.
-Lei con te però c’entra qualcosa, vero? E’ vero quello che si dice in giro? Che ti piace ancora?-
A Sulfus partì in modo del tutto incontrollato un pugno contro il muro. Ang-li si scostò di lato appena in tempo.
-Ma ne hai parlato con lei?- Ancora una parola di troppo e gli occhi di Sulfus avrebbero smesso di essere del loro consueto colore dorato, ma sarebbero diventati rossi come il fuoco.
-Basta! Te lo ripeterò per l’ultima volta, angelo: i miei affari non ti riguardano!
Così dicendo volò via, trascinandosi dietro una nuvola di rabbia. E Ang-li  restò solo, a guardare Matteo mentre si disperava, indeciso sul da farsi.  Pensò a quanto Sulfus doveva tenere a Raf. E pensò che lei  doveva essere il suo punto debole. E questo lo rendeva già in grande vantaggio rispetto all’avversario. E l’avrebbe sfruttato.
 

~~~♡~~

-Uffa, non ce la farò mai! - gemette per l’ennesima volta Dolce, sommersa dai libri. - L’esame di Angelbra -matematica angelica- è domani… e io non ci capisco niente! Tutti questi astri sono troppi per me! Non ne posso più! Non ci capisco niente!-
Urié, che era appena arrivata nella stanza di Dolce per farle una visita, si offrì subito di aiutarla, perché lei aveva capito benissimo quegli argomenti. Dolce fu felicissima!
-Grazie mille, Urié! Cosa farei senza di te?-
“Di certo non faresti i compiti di Angelbra!” pensò Urié. Proprio allora arrivò nella stanza Miki, di ritorno da un sopralluogo al suo terreno Andrea. Quella era la stanza che condivideva con Dolce, ma le Angel  avevano deciso di riunirsi lì tutte insieme per chiacchierare un po’. Raf però non era ancora arrivata.
-Salve, ragazze! Indovinate un po’: mio fratello Ang-li ha conosciuto Sulfus!- disse Miki, raggiungendo le amiche.
- Oh. Mi fa piacere per lui... qual è stata la sua impressione?- chiese Urié, curiosa.
-Se dicessi pessima probabilmente farei un complimento a Sulfus, non credete?- Commentò l’allegra angioletta, con un risolino. – Comunque, parlando seriamente, i commenti di mio fratello sono stati vaghi e... strani.
-Cosa vuoi dire? – Chiese Urié, incuriosita.
-Ha detto... ha detto che è... raffinato.- Disse Miki, con una strana espressione.
-Raffinato? Raffinato? Chi è raffinato, Sulfus?- Domandò Dolce, come se il solo menzionare la parola “Raffinatezza” l’avesse chiamata in causa, lei che di queste cose se ne intendeva.
Miki annuì. Dolce fece una smorfia.
-Ma è un devil! Ha la raffinatezza sotto zero! Non è che… si era mica... preparato per l’occasione? – Urié rise.
 –Non credo.
-In effetti no, era il solito Sulfus di sempre – Affermò Miki.
-Allora a che cosa si riferiva, dicendo che era raffinato? – Domandò Dolce.
-Nei modi di fare, nelle azioni, Dolce.- Spiegò la ragazza.
-Ha detto che è elegante, che le sue minacce sono sottili e... raffinate, appunto. E’ l’impressione che gli ha dato, almeno. - Dolce annuì, e  parve comprendere. - Soltanto,- riprese Miki -  ha detto che sembrava poco devil. Si è preoccupato poco del terreno, si occupava di più di rispondere alle provocazioni di mio fratello. Il terreno non sembrava la sua priorità, non so se mi spiego...
-Ti spieghi benissimo- Disse Urié. Dolce parve riflettere.
-Questo però è strano... poco devil... mente occupata da altri pensieri... ooooh, ma non sarà mica... può darsi che sia merito di...
-...Raf! – Esclamò Urié, volando incontro all’amica, che stava entrando prolrio in quel momento. –Ma dov’eri? -
–Io? Ehm, svolazzavo in giro... ero in biblioteca...- rispose, vaga.
-....a studiare? - Chiese Dolce.
-Come? No, perché avrei dovuto?- Poi si batté una mano sulla tempia.- Il compito di Angelbra! L’avevo dimenticato! Non ho studiato nulla... ero in biblioteca a leggere libri di piacere... e adesso come faccio?!
-Ho un’idea! Perché non studiamo tutte insieme? Vi va? – Propose Dolce. La sua idea fu ben accetta da tutte le angel, anche per eliminare quella tensione generale che si era creata quando era entrata Raf. Non che la ragazza non si accorgesse di questo atteggiamento, ma era lontanissima dall’immaginarne il perché. Dei suoi sentimenti più intimi infatti non parlava neppure con Urié, che era la sua migliore amica, e questo non faceva altro che aumentare la curiosità delle angel verso quest’argomento.
E il pomeriggio passò così, tra risate, compiti e pettegolezzi. Sembrava che quell’allegria non dovesse avere fine. Malauguratamente sarebbe stata turbata presto. Anzi... Quella notte stessa.

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