19. Rimorse e alternative

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“ A volte temiamo che sia troppo tardi per rimediare ai nostri errori e che non ci resti altro che piangere tutte le nostre lacrime. Ma questo non è mai vero. Non bisogna arrendersi mai. Bisogna provare qualsiasi alternativa... fino alla fine… fino alla morte. ”

Raf stringeva forte sua madre, mentre piangeva lacrime di dolore.
Pianse per secondi, minuti interminabili. Infine pose ad Angelie una domanda strana.
- Mi leggi una storia?
Lei la guardò di sbieco. Raf le porse il libro che le avevano dato le sirene, Minaccia e Salvezza. Gli occhi della madre divennero tristi. Abbassò lo sguardo sul libro che le porgeva la figlia e osservò la scritta a caratteri dorati in rilievo. La accarezzò con l’indice, e sospirò.
- Va bene. 
Aprì il libro. Raf trattenne il respiro. L’aria parve crepitare attorno a lei, come se fosse in attesa.
- Sei sicura?
- Sì, devo sapere.
- D’accordo.
Qui di seguito vi riporterò un breve capitolo di riassunzione, ma la madre di Raf lo lesse fino all’ultima riga, fra le lacrime della figlia, che però la incitava a continuare.

Minaccia e Salvezza... di tale anima si parla da tempo, in centinaia di leggende. Si dice che sia l’anima più potente mai esistita, ed è quell’anima che da tanto attendono le creature della Terra Sospesa, anime del Purgatorio che si sono perdute nel cammino dell’espiazione delle colpe, e non arriveranno mai al Paradiso. Sospese fra acqua e terra, sono creature incomplete, che sono state trasformate dal peso dei loro peccati. Non possono vivere l’una senza l’altra, infatti in molte occasioni vengono definite “un’unica entità”. Ve n’è solo una che può vivere separata da tutte le altre. È anche l’unica che può sottrarle al loro destino di anime perdute, l’unica che può dare loro la libertà e la possibilità di diventare corporee, per avere la vendetta che tanto desiderano. Ma ad una condizione: a questa creatura, il cui nome ci è ignoto...”

Layadda. Raf sapeva che il suo nome era Layadda.

“... dovrà essere donata l’anima più potente mai esistita, l’anima detta Minaccia e Salvezza. Questa sarà una creatura certamente sempiterna. Una creatura dal cuore eccessivamente puro, e per questo eccessivamente potente.
E’ quella l’anima che le sirene cercano. Le antiche profezie narrano che sarà proprio quest’anima a portare alle sirene ciò di cui hanno bisogno per il loro terribile piano: una manufatto in grado di sottrarre le anime persino ai sempiterni, la sfera di vetro smerigliato. Quest’anima dovrà cercarla ai confini del fuoco, al limite fra terra e acqua... sulla Terra, il misero pianeta dei Terreni.
Quest’anima rischierà più volte di morire. Quest’anima sopporterà atroci sofferenze e terribili torture da parte delle creature per un semplice desiderio: mutare la propria essenza sempiterna per poter stare accanto all’anima che ama, con tutto il cuore e tutto se stesso.
Male per tale anima, perché le sirene sapranno chi è, e non lasceranno scappare l’anima speciale, l’unica che le può liberare.
Non ci sarà salvezza per quest’anima, che farà quel che farà per amore, un nobile sentimento… e tuttavia, non l’unica ragione dietro al gesto del sempiterno. Di più non ci è dato sapere.
L’unico possibile rimedio è un essere dotato di un potere mentale straordinario, senza precedenti, ma non sarà facile trovare una creatura dotata di tali capacità.
Quel che è certo è che quest’anima, la Minaccia e la Salvezza, morirà per amare. Quello che accadrà in seguito, invece, non è scritto nel destino. Dipenderà, in parte o totalmente, proprio dall’anima amata dalla Minaccia e Salvezza, quell’anima compagna a causa della quale sarà morta, consegnandosi fra le mani di chi la voleva.
Una cosa, la più certa, è che le creature della Terra Sospesa lotteranno fino alla morte, perché la Minaccia e la Salvezza è potere puro. Ed il potere non può aver fine, neppure con la morte...”

Raf rimase sconcertata. Stette in silenzio, un silenzio che parve eterno. Abbassò lo sguardo a terra, e singhiozzò.
Poteva ancora fare qualcosa. Ma doveva essere la cosa giusta, oppure non avrebbe avuto la minima possibilità di salvare Sulfus. Ed era la cosa che desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo, averlo lì con sé, vivo, reale, a stringerle la mano guardandola negli occhi, mentre sorrideva dolcemente.
-Incredibile – fece sua madre.
-Cosa?
- Come vadano a finire le cose. Prima nasco come un essere normale, poi cresco e capisco che non è così... capisco che io so parlare con gli angeli...
-Come?! - Raf strabuzzò gli occhi.
- Sì, proprio così. Io parlavo con gli angeli già da quando ero completamente umana. Malachia, tuo padre, era l’unico che mi credeva, che non mi riteneva una pazza... – E qui fece una smorfia strana, al ricordo degli scherni di chi voleva chiuderla in manicomio. – Quando avemmo te, gli angeli me lo dissero. Mi dissero che la Minaccia e la Salvezza sarebbe stato chi ti avrebbe amato. Mi raccomandarono di tenerti al sicuro, lontano da chiunque potesse amarti. Dissi loro che era una cosa impossibile. E’ nella natura umana amare. E anche in quella sempiterna. – Raf abbassò lo sguardo sul pavimento. –  Non è una colpa, non si può evitare. Quando l’amore arriva rimane nel cuore, non si può fare nulla per contrastarlo. Non si può decidere a priori di non amare, per il semplice motivo che è impossibile.
Raf tacque, stringendo la mano della madre, e con l’altra accarezzando le lettere in rilievo sulla copertina del libro.
-Le sirene mi attirarono nella Terra Sospesa e mi tennero lì prigioniera, e io non ho potuto vederti crescere. Sapevano del mio dono, sapevano che gli angeli avevano confidato a me ciò che a loro interessava sapere, e non potendo arrivare ai sempiterni ripiegarono su di me. Volevano sapere chi fosse la Minaccia e la Salvezza, ma io glielo dissi mai, perché sapevo che tu ne avresti sofferto.
Mi rinchiusero nella teca di vetro, dove scoprii che il mio dono di vedere gli angeli e comunicare con loro non era che parte di un dono più grande: non so per quale motivo, ma io, una semplice mortale, sono nata con delle capacità mentali estranee al resto del genere umano. Eternamente prigioniera, consumata dal desiderio di vederti, di parlarti, ebbi modo di sviluppare per anni i poteri mentali... per mettermi in contatto con te. Ma anche le sirene hanno quel genere di poteri, e sebbene non potessero carpire le nostre conversazioni, potevano però ostacolarle. Perciò per me era difficile farti capire bene i messaggi, crearti sogni ed illusioni, ma… dovevo almeno provarci, tesoro.
Per un momento tacquero entrambe.
- Sai qual è stata la cosa più bella di quando ti ho rivisto, poco fa?- Raf la guardò interrogativa, dritto negli occhi. - Quando mi hai chiamata mamma.
La ragazza sorrise tristemente. - Chissà se andrai d’accordo con la mia madre angelica...
- Già, me lo chiedo anch’io. Forse litigheremo un po’.
Raf rise, piano. Poi fece una domanda che si poneva da tempo. – Tu sei vissuta nell’Ottocento, sei stata tenuta in vita per tutto questo tempo dalla teca di vetro, vero? – Sua madre annuì. – Ma io? Io ho solo sedici astri! Sedici astri corrispondono più o meno a sedici anni terrestri, come posso essere nata nell’Ottocento? Come faccio ad essere solo una ragazza, quando dovrei avere l’aspetto e l’età del professor Arkan? E perché, se sono nata umana, adesso sono una angel?
Raf, dapprima presa dalla foga delle domande, si bloccò. All’improvviso le venne in mente una cosa…“fatti delle domande, Raf, e capirai che ho ragione. Capirai che ci stanno mentendo tutti, tutti quanti.” Esattamente quello che le aveva detto Sulfus. Farsi delle domande...
“Domande alle quali non saprai rispondere”
Cercare le risposte...
“Capirai che ho ragione...”
Secondo Raf, in quel momento, le risposte non c’erano.
“No, Raf. Io non mi arrendo. Avrò le risposte che cerco. A qualsiasi costo.”
Le vennero le lacrime agli occhi. Lei si era arresa, e prima di allora non si era posta nessuna domanda, non veramente.
Si sentì tremare, e le lacrime iniziarono di nuovo a scorrerle sulle guance.
- Non può finire così! - Singhiozzò. - Lui non può morire! - Sua madre l’abbracciò. – Cosa posso fare? Non posso stare qui con le mani in mano mentre lui rischia di morire! E tutto questo perché ha amato me! Altro che Minaccia e Salvezza! Lui è la Salvezza, e io invece sono più di una Minaccia! Sono la rovina, la sua rovina! - Singhiozzò, coprendosi il volto con le mani.
Sua madre le prese la mano e la pose sul suo stesso petto, sul cuore.
- Ascolta Raf... lo senti? Questo è il tuo cuore. Devi ascoltare quello che ti dice, perché solo lui sa veramente cosa fare...
Raf lo ascoltò. E lo sentì battere feroce contro le costole. Ma sentì anche qualcos’altro, qualcosa di duro, che teneva ancora nascosto sotto la maglietta: il ciondolo di Sulfus, che lui aveva usato per andare nella Terra Sospesa.
Sbatté le palpebre, incerta. Guardò la madre. - Forse ho capito!- esclamò, asciugandosi le lacrime.
Angelie annuì felice. – Ora so cosa fare.
Raf sorrise. E mentre parlava, si accarezzava il cuore, là dove sentiva il ciondolo che bruciava sulla sua pelle.
A costo della mia stessa vita, Sulfus, pensò, io giuro che ti salverò!
 

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