“Spesso la vita i gioca brutti scherzi, prima ti fa amare una persona, ma inevitabilmente ti impedisce di starci insieme… e magari c’è davvero qualcuno che ti sta a guardare, per vedere se hai il coraggio di osare, che sta a vedere cosa riuscirai a fare…”
-Prof! Prof! Come sono pesanti, quei libri! Li lasci portare a me, che sono un vero cavaliere nero! –
Urlò Gas, correndo dietro all’esasperata professoressa Temptel.
-Gas, non mi serve il tuo aiuto!- troncò.
-Oh, non faccia complimenti!
-Sparisci.
-Ma prof! A proposito, quasi dimenticavo… cioè, non dimenticavo affatto, ma così la domanda sembra più carica di suspense… volevo chiederle se ha da fare domani sera, dato che ho… ehm… preso in prestito due biglietti per un film horror da sballo! In un cinema terreno! Cosa ne dice? Eh? Eh?
La professoressa sollevò lo sguardo al cielo. -Primo, L’horror terreno non mi piace. Qualche fantasma e un po’ di sangue basta per spaventare i terreni! Bah! Roba da diavoletti! Secondo…. Non uscirei con te neanche se mi pagassero! E’ chiaro?
-Dice davvero, prof?
-Dovessero cadermi le corna, se scherzo!
-Capito, allora. Non è giornata. Verrò ad incupirla un altro giorno.
-Ecco, bravo!- borbottò la prof, sperando di essersi liberata di quella seccatura ambulante almeno per un giorno. Poi sentì delle chiacchiere dietro di lei, e vide altri studenti: Sulfus, Cabiria e Kabalé. E, poco distante, Raphytia. La prof si avvicinò.
- Sulfus! Le mie congratulazioni per il pessimo lavoro svolto con Matteo!
Lui non rispose ma annuì, soddisfatto. Dopodiché la prof si rivolse a Raphytia, incontrando i suoi cupi occhi, neri come la torba.
- Raphytia… come va con Andrea?
Lei sollevò le spalle. – Per il momento è innocuo. Per il momento. – specificò. – Ma mi occuperò di lui molto presto… lo farò soffrire come si deve.
-Mal detto, mal detto. Pessimo lavoro a tutti! – Augurò la prof, voltandosi per andare via.
-Prof! Sicura di non aver ripensato alla mia proposta?- chiese ancora Gas.
Lei annuì, senza nemmeno voltarsi. -Assolutamente. E ti dirò di più Gas, una volta per tutte: non posso dirti in futuro quello che sarai, ma posso dirti con assoluta certezza quello che non sarai mai: il mio compagno!
Tutti risero… tranne il povero Gas.
~~~♡♡♡~~~Poco dopo, Miki e Raf osservavano compiaciute Matteo, il terreno custodito da Miki, che non stava facendo nulla di male. Raphytia, invece, non sembrava esserne altrettanto felice, e scuoteva il capo in segno di dissenso.
-Bah! E’ un ragazzino assolutamente innocuo e noioso…
- E’ solamente un bravo ragazzo, diavolaccia!- la rimbeccò Miki, facendole una linguaccia.
-Oh! Pesavo che una Angel non facesse cose del genere!- esclamò Raphytia, con la sua voce morbida e strana.
-No, infatti. Tra noi no… ma con voi devil è tutto diverso! Vero, Raf? – Lei annuì, senza parlare.
-Non saprei proprio come, ma dovresti decisamente indurlo a fare qualcosa di sbagliato, è veramente un ragazzino noioso! – Commentò un devil, dietro di loro. Raf sussultò: non aveva bisogno di girarsi per sapere chi fosse… e lui era l’ultima persona che voleva vedere, in quel momento. -Angioletto, come stai?- Le chiese Sulfus, cauto, con il tono di voce più dolce che aveva.
Lei non rispose. Si voltò e lo perforò con due occhi più infuocati delle sue fiamme. Dopodiché volò via, lasciandolo con un palmo di naso. Dopo un secondo di esitazione, si voltò e le volò dietro.
-Cavoli, quel devil ha completamente perso il cervello. - Commentò Raphytia. –Volare dietro una Angel! Ridicolo!
-Per una volta sono pienamente d’accordo con te, Raphytia. Quel devil è davvero uno stupido. Sinceramente, sono dell’opinione che gli si sia bruciato il cervello a Zolfanello City… ma è meglio non esprimere quest’opinione, davanti a lui o a Raf.
La devil rise. –Infatti, angelo - disse, sorridendo quasi complice. – Ma lui non è mai stato a Zolfanello City, quest’estate. Non è mai tornato, solo gli ultimi giorni... nessuno sa dove sia stato.
-Come???- Chiese Miki, strabuzzando gli occhi.
~~~♡♡♡~~~- Si può sapere che cosa ti ho fatto? Raf! Fermati!- Urlò Sulfus, dietro a Raf. Alla fine, lei si fermò. Non si voltò. I suoi capelli biondi erano mossi dal vento, e la luce si divertiva ad attraversarli, facendoli risplendere.
-Davvero non capisci?
- No. - Lei si girò, furiosa.
- Matteo! Ha veramente rubato uno skate?
-Ma cosa c’entra questo con…-
-Rispondimi!-
-Si. Però…-
-E l’hai tentato tu, giusto?
-Io…-
-Rispondimi!- Urlò ancora, rossa dalla rabbia.
-Oh, e va bene. Sì, ma…-
-MA CHE COSA?- Chiese lei, sollevando gli occhi al cielo, esasperata.
-E-ecco… è una cosa che non va… bene?
- E’ una cattiva azione.
-E che cosa ti saresti aspettata da un devil?
-La domanda non è cosa mi sarei aspettata da un devil qualsiasi- disse Raf, fissandolo. – Ma che cosa mi sarei aspettata da te, Sulfus.- Il suo sguardo era serissimo, talmente rigido ed ostile da farlo sentire in colpa. Incredibile, pensò lui, che lei fosse l’unica persona capace di farlo sentire così in colpa, così male. -Sei davvero… davvero… cattivo, Sulfus. Credevo che tu fossi cambiato, che tu fossi diverso, adesso. E’ evidente che mi sbagliavo.
-Ma… è la mia natura. Non è nemmeno colpa mia, dopotutto.
-Sì invece!- esplose la Angel.- E’ colpa tua se sei così. E poi pretendi di stare insieme a me! Non puoi, e non potrai mai!
-Ti prego, non andartene.- Le chiese, ma lei si stava già girando per andarsene, quando lui la prese per l’ avambraccio. Un brivido percorse entrambi e Raf si girò a fissarlo, rivelando gli occhioni blu, lucidi come il vetro. Lei sentiva la stretta sulla sua pelle, ed era così piacevole...
Lui fece scivolare la mano lungo il suo braccio, lentamente, ma causandole forti brividi. Alla fine le strinse la mano, e lei intrecciò le proprie dita nelle sue. Lui la strinse ancora più forte.
-Ti prego... – ripeté, la voce ridotta ad un sussurro -... Resta con me.-
Raf si sentiva confusa. Voleva convincersi con tutta se stessa di non amarlo più e di volerlo lasciare, ma così, in quei fragili momenti, mentre lui le stringeva la mano e la fissava, i suoi occhi dorati nei suoi che sembravano zaffiri splendenti dall’emozione... sentiva che non era così, e tutte le sue certezze crollavano.
-Mi dispiace, devo farlo. Vorrei che tutto questo non fosse mai successo...-
-Non è vero, non potresti mai desiderare una cosa del genere.- Disse lui, inorridendo solo al pensiero. Lei abbassò lo sguardo.
-Hai ragione, non potrei mai... ma almeno non avremmo sofferto così tanto. Adesso questo, tutto questo, deve finire. Non odiarmi per questo. Non possiamo farci nulla, per quanto lo vogliamo.-
Ci fu un lungo silenzio, mentre lei intrecciava le proprie dita nelle sue, pallide ma calde, e le sentiva tremare.
-Non potrei mai odiarti, ma lascia che ti dica una cosa: non tutto deve finire, Raf.
-Questo sì, invece. Non potrai mai stare con me perché non sarai mai come me, Sulfus. Non sarai mai diverso da quello che sei. Ed è giusto così. È così che deve essere.-
A questo punto Raf sbirciò lo sguardo di Sulfus, per vedere cosa avevano provocato in lui quelle parole infuocate. Aveva lo sguardo rivolto a terra, e gli occhi coperti dai lunghi capelli blu come una notte senza luna. Ma riuscì a scorgere le sue labbra, e vide che il suo labbro inferiore stava stremando. Tremava in maniera incontrollata.
“E’ giusto così. Deve essere così” aveva detto Raf. Ma perché? Una domanda semplice, ma tragicamente senza risposta. Ma lui non si sarebbe lasciato frenare da una domanda. Ne avrebbe trovato la risposta, ma non in quel momento. In quel momento fece un’altra cosa. Una cosa del tutto impulsiva, del tutto sbagliata, del tutto tenera. La strinse a sé, abbracciandola. Chiuse gli occhi e le cinse le spalle con le braccia, facendo scorrere le dita fra i suoi capelli, la testa poggiata sulla sua. Lei, a sua volta, si strinse forte a lui, abbandonandosi a quella sensazione di benessere mentre sentiva lui che l’abbracciava e la inebriava il suo profumo. Lei gli si stringeva contro, con le mani aperte sulle spalle, e la testa poggiata sul suo petto. Lui la stringeva a sé con talmente tanta forza da toglierle il respiro, e farla arrossire dall’emozione, soffocata dal dolore di entrambi per un abbraccio d’addio. Dopodiché, con immensa tristezza, si sciolse da quella presa calda e rassicurante, e si allontanò, ma senza guardarlo negli occhi, perché sapeva che altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta.
-Ma se io non fossi quello che sono?-
-Allora sarebbe diverso. Ma non succederà mai.- ammise la Angel, senza voltarsi, considerandola una possibilità impossibile. Poi ci fu ancora silenzio. Silenzio. Silenzio.
Lei si voltò un’ultima volta, incrociando il suo sguardo per un unico, doloroso istante… E infine si voltò e volò via. Non una parola, non un saluto. Semplicemente, se ne andò. E quel silenzio rimase lì, sospeso nell’aria, come qualcosa di sconclusionato, o infinitamente insensato e vuoto.
“Quello che non sarai mai… mai… mai…” quelle terribili parole risuonavano nell’aria e nella mente di Sulfus, senza dargli pace, per poi ardere in una nube di dolore e rabbia e ancora dolore.
Si mise la mano in tasca, e prese di nuovo il ciondolo d’oro.
-Sicura, Raf, che io non possa cambiare? – mormorò con un ghigno, stringendo il ciondolo d’oro che aveva in tasca e che bruciava sempre di più fra le sue mani ad ogni tocco. Quello che sembrava essere successo quel giorno era un addio, ma in realtà non era così. Perché addio significa fine, ma quella non era la fine... era l'inizio. L'inizio di un'idea strana, che avrebbe portato molto più dolore di quel giorno, e avuto atroci conseguenze.
Ma allora nessuno sapeva come si sarebbero svolti i fatti. Perché quello che sarebbe successo andava al di là della più viva immaginazione, ben al di là del più atroce dolore.
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Minaccia e Salvezza
FanfictionUna fanfiction basata sulla storia di "Angel's Friends", ambientata esattamente alla fine della prima stagione. TRAMA Raf fa ritorno alla Golden School per affrontare un nuovo anno di studio. Ormai ha deciso di dimenticare il suo grande amore, il...