19. Il Giardino delle Esperidi

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«Devo vedere il reziario» disse il giovane corvino con tono che non ammetteva repliche.

«Ne abbiamo almeno sette di reziari, principe» fu la risposta del Tebano, assiso dietro alla sua scrivania e intento a sbucciarsi una mela col pugnale che lui sapeva aver usato nella sua carriera precedente.

«Non siate sciocco con me, lanista» rispose. «Sappiamo entrambi di chi sto parlando.»

«Fersom si sta allenando, principe» fu la replica. «I ludi in onore di Giove, Marte e Nike si stanno avvicinando e affluiranno nel Colosseo gladiatori da ogni scuola dell'Impero per parteciparvi. Non posso permettere che la mia punta di diamante s'assenti o cessi il programma che ho stilato per lui.»

«Cinque minuti di pausa non lo infiacchiranno» sbuffò il giovane.

«Cinque minuti di pausa sono un'enormità per i tempi di un'arena e voi certo lo saprete» liquidò il Tebano, addentando uno spicchio della mela, senza neppure toglierlo dalla punta del pugnale. «Ho investito molto in lui e il ragazzo, come me che sono il suo proprietario, merita l'apoteosi riconosciuta al più grande gladiatore dell'Impero. Fino a quest'anno, non aveva l'età per partecipare allo scontro ad eliminazione, ma ora...»

«Quanto costerebbe poterlo riservare per qualche istante, lanista?» sbuffò. Odiava profondamente quell'uomo e la sua capacità di monetizzare qualsiasi cosa.

«Non affitto i miei gladiatori a minuti, principe. Al massimo ad ore e, in ogni caso, non oggi e non Fersom» fu la replica secca. «Se lo desiderate, potete attendere che finisca il suo turno di allenamento. Attualmente, starà sollevando pesi in palestra assieme a Galeno ed Eros, ma dovrebbe finire per il pranzo fra un'oretta o due. A voi la scelta, ma, se gradite compagnia, sono certo che Scorpio sarà lieto di darvela, come ha già fatto non più tardi della scorsa settimana. Se siete impaziente nella vostra gioventù, potete raggiungerlo nel calidarium, basta che risistemiate quando avrete finito.»

Reprimendo il fortissimo desiderio di sferrare un pugno sul viso dell'uomo e togliergli quel sorriso beffardo ed insinuante dalla faccia, il corvino si costrinse a respirare come gli aveva insegnato il suo precettore anni addietro. Inspirò a fondo e lasciò circolare l'aria nei polmoni qualche istante affinché lì ripulisse dai fumi dell'ira, dopodiché la soffiò fuori in maniera impercettibile, riflettendo nel mentre. Chiedere a Scorpio poteva non essere una cattiva idea, in effetti: a conti fatti il giovane gladiatore poteva portargli Manuel molto più in fretta di quanto non potessero fare i suoi sesterzi e il suo potere riflesso, e non sarebbe stato poi troppo difficile convincerlo. Per quanto di primo acchito potesse dare l'idea d'essere un sannita estremamente superficiale e con solo tanta voglia di sfogarsi fra le lenzuola — cosa in cui lui stesso gli riconosceva d'esser ad un altro livello rispetto a molte delle persone che aveva conosciuto — lui aveva visto che ci fosse dell'altro in lui e, soprattutto, che il gladiatore non ce la faceva a non farsi i fatti propri se vedeva qualcuno che conosceva stare male. E lui, male, ci stava, e ci stava da dieci giorni.

«Accetterò la compagnia di Scorpio» finse. «Ma non certo in una vasca d'acqua dove può entrare chiunque.»

«Suppongo che, se ti aggrada, tu possa usare una delle stanze che danno sul corridoio che porta al calidarium» gli venne risposto dal Tebano mentre l'uomo si alzava per metter mano al forziere enorme che teneva sotto al desco. «Scorpio si fa sbattere abbastanza dove capita, per cui  che sia un letto di piume o la fredda parete di uno spogliatoio dismesso, gli andrà bene ugualmente.»

Usque ad finemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora