MIGLIORI AMICI III

3.4K 188 113
                                        

Da quando hanno iniziato l'università e Manuel ha cominciato pure a lavorare in bar in centro come cameriere, i suoi orari e quelli di Simone non coincidono mai - per una lezione, per un turno a pranzo, per il traffico.

Per di più, è complicato ritagliarsi dei momenti da soli in casa perché a Villa Balestra, la sera, ci sono sempre Dante e la nonna Virginia, casa di Manuel, invece, è piccola e c'è sua madre e allora...

Allora, nel fine settimana, se capita, vanno fuori città, in qualche ostello, albergo, quel che capita di economico per stare da soli, almeno un po'.

Nella loro stanza richiedono un letto matrimoniale - lo fanno quasi sempre: è Simone quello che insiste ogni volta, Manuel non ne avrebbe mai il coraggio ed è stato rimproverato per questo suo timore infondato ed illogico – a chi può importare se prendono una camera con letto matrimoniale?

Quelle persone non le rivedranno mai più, e quindi?

Passano quelle ore a – letteralmente – strapparsi i vestiti di dosso, toccarsi, accarezzarsi, volersi in maniera forse fin troppo avida, ma così viva, travolgente, totalizzante e appagante che nessuno dei due vorrebbe farne a meno.

A Manuel, comunque, piace più il dopo.

Gli piace quell'istante ormai in tarda mattinata in cui Simone è rannicchiato su sé stesso, sdraiato su di un fianco con le gambe flesse al petto e lui può avvolgerlo con un abbraccio da dietro.

Lo stringe a sé, pressando la sua schiena contro il proprio petto, e affonda il naso tra i suoi capelli scompigliati all'altezza della nuca.

Sì, quel momento gli piace tanto e non è lontanamente paragonabile a tutto il sesso del mondo, non è – Dio, non lo saprebbe neppure spiegare.

Sa solo che ha Simone lì fra le proprie braccia, lo tiene stretto come se non potesse – e non volesse – lasciarlo mai andare, percepisce il suo respiro lieve e regolare, il calore che il suo corpo emana e...

«Manu?».

Poi sopraggiunge pure la sua voce.

Manuel sussulta leggermente con un movimento a stento percettibile. Da quella posizione non può constatare se l'altro abbia le palpebre sollevate o meno così replica «Mh?» tenendo gli occhi chiusi e non osando discostarsi.

«Me lo stai appoggiando».

Soltanto allora Manuel gli occhi li spalanca, li punta verso il basso e, in effetti, nota come i suoi fianchi stiano premendo contro il fondoschiena del compagno senza rendersene davvero conto.

«Oh» sospira, fa per tirarsi indietro, ma la risata di Simone lo blocca, insieme alle sue mani gelide che si poggiano sul proprio avambraccio che ancora gli circonda il busto.

«Sta fermo» gli viene ordinato «non ho detto che mi dispiace».

Allora Manuel sorride, gli viene naturale farlo e si rilassa nuovamente, calando le palpebre e spostando appena il capo, sollevandolo così che possa baciare la pelle del suo collo, l'incavo e lì soffermarsi un po' di più.

Simone si lascia scappare un gemito d'approvazione. «Preservativi ne abbiamo ancora?» domanda.

Manuel ha imparato a non andare in escandescenza, arrossire e rischiare un infarto a sentir solo pronunciare una simile parola come accadeva spesso in passato; adesso è più a suo agio – appena di più a suo agio, non del tutto  – e risponde con un biascicato: «Abbiamo usato l'ultimo stanotte».

«Che palle», si lamenta Simone «vai a comprarli».

Manuel è ancora perso in quei baci mattutini naturali e piacevoli che tale ordine velato giunge alle sue orecchie con qualche secondo di ritardo; ci impiega un po' a capire bene, solleva di un briciolo la testa, interrompendo ciò che stava facendo.

TATTOODove le storie prendono vita. Scoprilo ora