STAZIONE

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I treni gli sono sempre piaciuti.

È una delle ragioni per cui, quando deve spostarsi, seppur con la possibilità fisica ed economica di poter prendere un aereo, preferisce comunque il treno.

Non ha importanza la destinazione: quel viaggio, quello scorrere sui binari gli regala una sensazione che a parole non sa spiegare.

A Simone piace stare seduto al proprio posto con una tempia appoggiata al finestrino freddo, le cuffie nelle orecchie che ripetono in successione le playlist accuratamente create su Spotify e il panorama che scorre attraverso il vetro, così veloce da creare macchie e linee di colore intermittenti.

Arrivare alla meta gli mette quasi un po' tristezza ogni volta perché vuol dire abbandonare quel mezzo di trasporto che sfreccia, abbandonare le rette parallele dei binari e tornare, letteralmente, coi piedi a terra.

Ecco, quella è forse la parte più brutta.

Lo è la maggior parte delle volte che viaggia e la voce metallica del capotreno annuncia la giunta in stazione.

E difatti, anche ora è così, mentre la stessa voce ormai conosciuta proclama l'arrivo a Roma Termini.
A dirla tutta, per tutto il viaggio da Milano è stato sovrappensiero per...

Tutto.

Se glielo chiedessero, se gli porgessero la domanda specifica cosa c'è che non va, non sarebbe in grado di rispondere.

È che si fa tante paranoie, tanti film mentali su situazioni che non sono realmente accadute – solo nella propria testa. E lo sa che sbaglia, che è fatto male – Laura glielo ripete in continuazione – eppure non smette neppure per un secondo di sentirsi...

Di sentirsi non abbastanza.

Non abbastanza.

Nel corso della propria vita ha conosciuto parecchie persone e ha sempre creduto – forse si è sempre illuso – che sarebbero durate per sempre.

È un concetto astratto, fin troppo relativo, magari, ma ogni qualvolta che inizia un nuovo tipo di rapporto, a livello romantico o anche solo d'amicizia, lui si immagina un'intera esistenza al fianco di questa nuova persona, di crescere e invecchiare insieme, di fare tutta quella serie di esperienze costruttive e distruttive che contraddistinguono il genere umano.

Ha viaggiato di fantasia la maggior parte delle volte.

Poiché spesso, fin troppo spesso, quelle stesse persone sono scomparse nel nulla, si sono dissolte, senza motivo apparente, senza una ragione precisa, senza una discussione, un litigio che giustificasse la fine reale.

Invece niente, solo un silenzio assordante che non gli dà mai pace.

Siamo in arrivo a: Roma Termini.

Eccola, la voce.

Simone sbatte le palpebre rapido, per riprendersi da un sonno apparente.

Le cuffie non le toglie quando si alza dal posto a sedere e si sgranchisce le gambe. Si limita ad abbassare solo il volume della musica frattanto che abbandona il vagone, tra la frenesia della gente che si affretta per beccare una coincidenza o che altro.

Lui è tranquillo: non ha fretta di tornare in una casa vuota, del resto.

Cammina lento, a testa bassa, cercando di abbandonare qualunque tipo di pensiero, di avere il cervello più libero, di essere sereno, sebbene funzioni poco – pensa troppo, talmente tanto che si accorge soltanto all'ultimo di chi è lì, presumibilmente, per lui.

Sgrana gli occhi a quella visione, al cospetto di ricci scuri mossi dal filo di vento che riesce a penetrare fino al fondo del binario, al ragazzo con addosso una giacca verde militare consumata sui gomiti e un cerchietto di finto argento al lobo dell'orecchio.

TATTOODove le storie prendono vita. Scoprilo ora