Per quella sera è agitato.
Non dovrebbe esserlo: del resto, non è la prima volta che Manuel va a casa propria, anzi, ci è stato una marea di volte nell'ultimo periodo, ha anche dormito lì quindi Simone non saprebbe spiegare in cosa quella volta si differenzia dalle altre.
Forse perché - crede - le cose si stanno facendo un po' più serie tra di loro.
Crede.
Non tocca mai bene l'argomento, dal momento che sa che Manuel andrebbe nel pallone, in crisi, quindi evita di chiedere ma quindi stiamo insieme?, anche per non fare la figura dello stupido, il tipico adolescente alla prima cotta.
Eppure, quella sera, l'ansia ce l'ha comunque.
«Dannazione!» lo esclama quando, rovesciando la lasagna presa da Just Eat dal contenitore ad una teglia di vetro, questa schizza e sporca tutto attorno.
Gli sembra una pessima idea.
All'inizio pareva geniale ordinare del cibo da asporto e spacciarlo per proprio, solo che adesso gli risulta al pari di imbrogliare.
Anche se, in realtà, è solo per non fare una brutta figura.
Però è lo stesso imbrogliare.
Ma a fin di bene.
Ma è imbrogliare.
Ah.
Se solo sua nonna Virginia fosse stata a casa, le avrebbe chiesto di preparare qualcosa al suo posto.
Sarebbe stato imbrogliare anche in tal caso, ma meno evidente.
Più o meno.
Afflitto, Simone fissa il pasticcio di sfoglia e ragù che gli sta davanti, sul piano della cucina. Sa già che Manuel se ne accorgerà subito, che non vale nemmeno la pena fingere, mentire, su una cosa così ridicola.
Okay, pensa, gli dirò la verità.
Annuisce ai propri pensieri, quasi a darsi manforte da solo e andrebbe persino avanti se non udisse il campanello suonare in quel preciso istante. Lancia un'occhiata all'orologio da parete a forma di fragola che è appeso sopra la porta della cucina: l'altro è addirittura in anticipo.
«Cazzo» esclama.
A rigor di logica, seguendo le proprie buone intenzioni, dovrebbe semplicemente precipitarsi ad aprire. Invece, al contrario, si affretta a buttare via le vaschette sporche, a nascondere la spazzatura nel mobile sotto al lavandino e soltanto allora si decide ad agire e ad accorrere alla porta - dopo tre ulteriori trilli.
Apre l'anta di spesso legno e un sorriso si delinea sulle sue labbra alla visione della sua folta chioma riccia e spettinata.
Si sente un po' cretino, in realtà, a sorridere per quel particolare insignificante o forse per il fatto che lui sia lì, che sia tutto reale e che non se lo sta sognando.
Scrutando il suo viso, la situazione precipita del tutto poiché Simone non ha più il pieno controllo delle proprie espressioni. Immagina che dall'esterno sembri un totale idiota, perso.
Non sa neppure cosa fare, cosa dire e sta zitto persino quando Manuel sussurra un flebile «Ciao».
Tace, si limita a continuare a sorridere, ma dopo si accorge che non può certo rimanere in un mondo parallelo e si costringe a tornare coi piedi per terra.
Sbatte rapidamente le palpebre. «Ciao» dice.
Ora c'è la parte più complicata, quella che lo fa sembrare ancora più idiota.

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TATTOO
FanfictionManuel, l'enigma. Simone, la sua risoluzione. Raccolta one-shot Simuel.