11- Vittima sacrificale

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I membri ed io ci lanciavamo diverse occhiate, nessuno nella stanza sapeva cosa fare riguardo Chishiya, che forse, aveva deciso di fare troppo il coraggioso difronte a Kano.

«Che facciamo?» sussurrò Aguni all'orecchio della donna, la quale ridacchiò «Oh, di certo non posso punirlo personalmente per qualcosa del genere!» fece qualche gesticolio con le mani «É semplicemente accecato! Tutti avrebbero un debole per una ragazza così carina! É lei il problema di fondo» spiegò, Morizono parve capire al volo a cosa alludeva, esattamente come Kyuma.

Ognuno di loro era conscio della situazione, ma non io.

«Non tollero quel tono altezzoso nei miei confronti, così castigherò chi è il nocciolo della situazione» dopo quell'affermazione, spostò lo sguardo su di me, fissandomi intensamente.

«No, non lo faccia, non è necessario» Aguni comprese ciò che intendeva fare la corvina, per la prima volta in vita mia, mi parve di vederlo teso come una corda di violino.

Egli ingoiò un groppo in gola, stessa cosa fece Kyuma.

Entrambi respiravano affannosamente, sembravano spaventati.

«Tesoro» disse la preside riferendosi a me «Ti dispiacebbe essere la mia vittima sacrificale?» esclamò aprendo le braccia «La sua cosa?» inarcai un sopracciglio «Ti farà ammazzare» si intromise Kyuma, io spalancai gli occhi «Quindi che io rifiuti di diventare un membro esecutivo o meno, mi ammazzerà comunque? Quale logica usa?» persi le staffe «Oh no, non è quello! Ecco, devi semplicemente ringraziare quel biondino saccente» fece la finta dispiaciuta, facendomi innervosire ancora di più.

«Andrò incontro a ciò che mi sarebbe aspettato se avessi rifiutato gli incarichi?» domandai «Beh, te li hai rifiutati, è Shuntarō che ti ha parato il culo e condannata con una sola frase» sdrammatizzò Ginji, il quale io zittii stizzita.

«Esattamente! Che ragazzo perspicace!» lo lodò «Morirò?» avevo paura, tuttavia cercai di trattenere le lacrime, limitandomi ad un tremolio del corpo.

«Non è detto che morirai! Sono sicura che una giovane donna come te riuscirà a superare ogni avversità!» si avvicinò a me e mi prese per mano.

«Mi lasci! E voi, aiutatemi! Che fate lì impalati?» mi riferii ai due uomini mentre Kano iniziò a trascinarmi fuori dalla presidenza.

Solo occhiate dispiaciute, nient'altro.

Né un piccolo aiuto, né una singola parola di più.

«Dove mi sta portando? Non mi tocchi!» cercai di liberarmi dalla sua presa «Penso che faresti meglio a tacere e stare buona, a meno che tu non voglia peggiorare la situazione» mi trucidò con lo sguardo, io abbassai il capo, serrando la mascella.

Mi trascinò fino alla vecchia infermeria del quarto piano, nonostante ce ne fosse una disponibile al primo, molto più pulita e rifornita.

«Mia cara, prova a stenderti e riposarti un po'» mi consigliò la donna «Tra non molto vivrai esperienze piuttosto movimentate» ghignò giungendo le mani fra loro.

Provavo un'immensa inquietudine dei confronti della mora, le sue parole mi fecero accapponare la pelle.

In quel momento, volevo solo piangere.

Tuttavia non riuscii a far scendere alcuna lacrima.

La gola era secca, la voce come scomparsa, per la prima volta in vita mia, ebbi paura di porre una domanda, poiché nonostante fossi curiosa, temevo quella che sarebbe stata la verità.

Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi, tentando di rilassare i muscoli.

«Ah, giusto! Per favore, consegnami il tuo cellulare» Kano si avvicinò velocemente a me, io feci come mi era stato chiesto, notando però sullo schermo acceso le innumerevoli chiamate perse da Kuina.

«Tranquilla, te lo ridarò» si sistemò i capelli dietro la schiena «Devo solo apportare alcune modifiche» spiegò allontanandosi di nuovo e poggiandolo su un lettino poco più in là.

Mi stesi a pancia all'aria, portando le mani allo stomaco, provando a fare respiri profondi.

Ne approfittai però, per osservare cosa ella stava facendo: Continuava a miscelare strane sostanze che non seppi identificare, scuotendole in alcune boccette e annusandole.

Si tolse i suoi soliti guanti neri, così da infilarsi quelli da chirurgo, bianchi ed elasticizzati.

Nonostante i tentativi di riportare il mio battito cardiaco ad una normale frequenza, il respiro tornò affannoso quando prese una grande siringa che riempì con lo strano liquido, il quale aveva preso un colorito verdastro, quasi come si vede nei film di fantascienza.

«Che diavolo è?» il labbro inferiore iniziò a tremare, Kano in men che non si dica mi raggiunse «Shh, stai tranquilla» mi accarezzò i capelli «Sentirai solo un pizzichetto, niente di più» fece cenno di non preoccuparsi.

«Beh forse un po' di male sentirai» rise, io immediatamente mi alzai, provando a scendere dal lettino.

«Dove credi di andare?» sogghignò quando una volta corsa via, provai ad aprire la porta dell'infermeria ed uscire: Era chiusa a chiave.

«Cerchi queste?» giocherellò con le chiavi, io mi fiondai su di lei «Me le dia!» cercai di prenderle, Kano fece di 'no' con l'indice «Prima passerai sul mio cadavere» sussurrò seria.

«Guarda! Ho pure messo i guanti! Li hai notati?» cambiò rapidamente d'umore «Non sono necessari, ma fanno scena, non credi?» fece una piroetta, io la guardai confusa.

All'improvviso, quando meno me l'aspettavo, conficcò l'ago della siringa sul mio collo.

Mi sentii strana, una sensazione di calore iniziò a diffondersi su tutto il corpo, sembrava stessi andando a fuoco.

I miei cinque sensi si erano come rammolliti: La vista era appannata, l'udito riusciva a captare solo un fischio acuto, il tatto non percepiva più nulla, l'olfatto si era bloccato, poiché feci fatica a respirare, il gusto invece, era quello del sangue.

Iniziai a vomitare sangue, pensavo davvero che da lì a poco, ci avrei lasciato le penne.

Di punto in bianco smisi di sputare il liquido rossastro, sentii la testa pesante e il corpo stanco, come quando si ha corso una maratona e non appena ci si mette seduti, ci si addormenta.

Svenni battendo la testa a terra, convinta che ormai, quella sarebbe stata la mia fine.

Riuscii però, a scorgere una voce in lontananza, era ovattata, quasi impercettibile.

Ma non era quella di Dio.

Era di Kano.

«Buonanotte, Grace»

Rebel soul [Shuntarō Chishiya]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora