8- Memoria

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«Subito, signore» il biondo girò i tacchi e si incamminò verso una meta a me sconosciuta.

«Cosa significa 'cancellare i loro nomi dall'elenco'?» chiesi confusa, tuttavia non ricevetti alcuna risposta, egli era troppo distratto per potermi udire.

«Bene, ragazze» l'attenzione del bizzarro uomo si concentrò nuovamente su di noi «Farete compagnia ad altri ficcanaso come voi» ci prese per i polsi, proprio come la preside Kano aveva fatto con Ann poco prima.

«Dritte al quarto piano» borbottò dirigendosi verso le scale, Kuina ed io ci guardammo spaventate, ma io non diedi nulla per vinto.

«Mi lasci!» provai a liberarmi dalla sua presa, correndo dalla parte opposta.

«Stai ferma, te ne pentirai» mi penetrò con uno sguardo glaciale, contrastante a quello precedente che sembrava molto più amichevole e confidenziale.

Cosa avrei dovuto fare?

«Non eri tu, quella che voleva saperne di più sulla lettera?» disse facendo un cenno con la testa, indicante la lettera ormai stropicciata, presente nella sua tasca.

Me l'aveva sottratta da nemmeno qualche minuto, e già avevo una voglia matta di riaverla indietro.

Annuii debolmente e lui ridacchiò «Bene, allora seguimi e non fare storie, che tu lo voglia o no, tu verrai con me, stanne certa»

Sussurrai uno 'scusa' a Kuina, la quale non proferiva parola e si faceva trasportare al piano superiore dall'uomo senza controbattere.

Ella si trovava in quella situazione anche a causa mia, conoscendola, dopo aver visto quel caos nell'ufficio, non avrebbe sicuramente curiosato.

Sì è lasciata influenzare negativamente da me, era una brava ragazza e nonostante fossimo entrambe persone curiose e impavide, lei sapeva come frenare le emozioni, utilizzando la logica.

Per quanto riguardava me, invece, avevo ancora molta strada da fare per poter diventare matura come lei.

Salii le scale silenziosamente, ormai convinta che una qualsiasi protesta non avrebbe portato a nulla di buono: L'unico che temevo fino a quel momento era il professor Morizono, lo sconosciuto si era appena guadagnato un posto sulla lista dei pochi 'fortunati' capaci di mettermi in riga.

Giungemmo al quarto piano, che come sempre aveva quella sua solita aria spettrale.

Per la prima volta, non ero felice di trovarmi lì.

Percorremmo il lungo corridoio, sorpassando quasi tutte le aule e i bagni, dove diavolo dovevamo andare?

Raggiungemmo uno strano ufficio, che corrispondeva alla vecchia presidenza.

Ci lasciò finalmente i polsi, Kuina ed io li massaggiammo un poco per via del lieve dolore.

Prese dal taschino della camicia un paio di chiavi, così da poter aprire la porta.

Non appena vidi l'interno dell'ufficio, strabuzzai gli occhi, incredula di ciò che stavo vedendo.

Era una stanza grande e spaziosa, non era malridotta come il resto del piano, ma colma di computer spenti, tavolini da bar e qualche bottiglia vuota qua e là.

Che razza di posto era?

Nessuno era lì presente, eccetto la preside Kano, la quale si stava beatamente riposando su una sedia girevole in pelle.

«Ragazze mie!» si alzò velocemente venendoci appresso «Grazie, Takeru» si chinò leggermente di fronte all'uomo, che rispose con un semplice 'non c'è di che', per poi dirigersi altrove.

Rebel soul [Shuntarō Chishiya]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora